Venerdì 26 Aprile 2024

Una canzone…oltre le baraccopoli: Domenico La Marca un sipontino al Cantagiro

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I diktat del decreto sicurezza di Salvini hanno creato un clima di ostilità verso gli immigrati che disperati giungono sulle coste italiane con barconi di fortuna. In questi giorni la Caritas della diocesi di Manfredonia insieme alle diocesi e Associazioni di Capitanata hanno lanciato un grido unanime contro le azioni di sgombero intraprese dal governo nazionale per smantellare le baraccopoli dell’ex-pista di Borgo Mezzanone. Esse sostengono “Le azioni da intraprendere non sono sgomberi o trasferimenti delle persone come fossero merce ma il contrasto al sistema di sfruttamento sul quale si regge l’intera filiera del lavoro agricolo e non solo”. In Capitanata non c’è solo “sfruttamento e caporalato” ma esistono tante azioni virtuose operate da Associazioni e Comunità che sostengono gli immigrati e le persone con disagio complesso. Il Centro interculturale Baobab- sotto la stessa ombra- guidato dal sipontino Domenico La Marca ne è un esempio concreto. La Marca, calsse’72, afferma ai microfoni di Manfredonianews “Lavoro da circa trent’anni nel sociale, occupandomi di stranieri, minori, detenuti, tossicodipendenti. Mi rattrista constatare come le recenti leggi gettino fango sulle vere azioni di inclusione portate avanti negli anni. Per certuni l’accoglienza si trasforma in business e non aiuta l’integrazione, creando non- cittadini ma nuovi assistiti, con un welfare paternalista”. La Marca si è distinto nel territorio anche per altre opere. Nel mese di giugno ha vinto la XVII edizione del CantAssori, entrando di diritto alla finale del Cantagiro, gemellato con il Festival della Canzone per l’inclusione di Foggia. Il brano vincitore con cui gareggerà, a settembre, alla finale del Cantagiro è: “Di Cartoni e lamiera”, arrangiato da Silvano Finizio. Ad un anno dalla tragedia del 5 agosto 2018 in cui morirono 12 braccianti agricoli, il cantautore sipontino ha voluto denunciare la condizione di vita di quanti sono vittime dello sfruttamento del lavoro nero e del caporalato. Continua La Marca “Troppo semplice è accusare di buonismo chi accoglie, più facile è trovare un capro espiatorio dei nostri problemi. Quanto accade nelle nostre campagne non è nuovo. Il caporalato è sempre esistito e continuerà ad esistere fino a quando non si intensificano i controlli in modo adeguato.” Le melodie struggenti cantate da La Marca tessono le vite sofferenti che travalicano le “barriere” fisiche e mentali per riscattarsi dalle guerre e dallo sfruttamento, in cerca di un’esistenza più dignitosa. Come quella di Kashef, il pakistano arrivato sulle coste italiane e nascosto sotto la pancia di un Tir, dopo aver lavorato come schiavo in Grecia. Kamano Eduard, centrocampista del San Severo calcio, del Lumezzane, tesserato Chievo Verone, del Brindisi… e poi ci sono, Nico e Andrea, due minori che si ritrovano in Casa famiglia, dove, dopo un’infanzia infelice, riprendono a sognare; Anastasia, ingegnere badante. Loveth, nigeriana che riesce a liberarsi dalla schiavitù della prostituzione; Ramez e Walì, ragazzi afgani, giunti in Italia dopo sei mesi di viaggio, fuggendo da una condizione di guerra. <Il loro ascolto e confronto aiutano ad avere consapevolezza delle fragilità dell’uomo, dove ogni storia in fondo è la ricerca intensa della felicità e la vita altro non è che un equilibrio tra sogni e realtà>. In questo mese, Domenico La Marca esibirà il proprio repertorio musicale tratto dalla raccolta di dieci brani “E sarà domani”, arrangiati dal gruppo Terramia di Pietramontecorvino, in occasione dell’anniversario dei 40 anni dell’Associazione Comunità sulla strada di Emmaus, realizzando l’omonimo Musical che ha riscosso enorme successo di pubblico in tutta la Capitanata. Il calendario delle esibizioni: – 6 agosto al Parcocittà a Foggia alle ore 20.30, – 16 agosto presso Matteo Faber a San Giovanni Rotondo ore 21.00,

–  22 agosto a Siponto per la Parrocchia “S. Maria Regina” in occasione della festa patronale.

 

Grazia Amoruso

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Commenti

  • Gli Italiani sono stufi di mantenere delinquenti e affini. Questi vengono pagando dai 3000 ai 5000 dollari per la tratta fino in Italia . Non scappano da nessuna guerra. Siamo stufi , noi cittadini, di mantenere il mondo insieme. E’ solo uno sporco business , soldi, tanti soldi. Alla faccia degli Italiani

    franco 03/08/2019 12:43 Rispondi
  • Il caporalato, dalle nostre parti, e’ sempre esistito e, se volevi sfamare la famiglia, dovevi sottostare. Ora, forse, sono cambiate le persone. La carità cristiana è cosa giusta, ma in tanti, anche troppi, ci marciano sopra soltanto per proprio tornaconto. Qualcuno dimentica le baracche per gli italiani all’estero. Il vietato ai cani e agli italiani affissi fuori dei locali pubblici. Uno può dispiacersi ma, anche oggi, niente di nuovo sotto il cielo. Allora vogliamo continuare ad ingrassare i nuovi negrieri? Perché non pensare ai milioni di italiani che vivono in povertà? C’è un detto che recita: “Chi non è capace per lui, non è buono neanche per il padrone”. Sistemiamo gli italiani in miseria e, se c’è possibilità, aiutiamo anche gli altri.

    Pasquino 03/08/2019 11:01 Rispondi

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