Sabato 27 Aprile 2024

Il Giorno della Memoria

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Il 27 gennaio, il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, è celebrato dagli stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1 novembre 2005. In Italia gli articoli 1 e 2 della legge n. 211/00 definiscono le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria. La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Auschwitz scoprendo il sconvolgente campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono, per la prima volta al mondo, l’orrore del genocidio nazista. Ad Auschwitz, circa 10-15 giorni prima, i nazisti si erano ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa. L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati dentro a quel lager nazista. Tra le vittime del genocidio nazista c’erano moltissimi bambini che avevano un solo giocattolo che nessuno poteva togliere loro cioè : il sogno.

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima, di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca <così gialla, così gialla!>
L’ultima,
volava in alto leggera, aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno sarà la mia settima settimana
di ghetto ….
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
Le farfalle non vivono nel ghetto.
(Pavel Friedann, Poesie e disegni dei bambini di Terezin, 1942 – 1944)

In Italia c’erano dei campi di concentramento come quello di Fossili, vicino a Carpi (MO), situato vicino alla linea ferroviaria che conduce a Verona ed al Brennero. Esso venne utilizzato come punto di raccolta per inviare i deportati nei campi di concentramento tedeschi ed austriaci. Anche a Manfredonia fu presente, nell’ex mattatoio, un campo di concentramento che funzionò dal 16 giugno 1940 al 31 luglio 1943. Tre anni durante i quali il reclusorio ospitò 519 internati antifascisti, anarchici, sovversivi ed ebrei di varia nazionalità tra cui serbo-croati, sloveni, tedeschi oltre naturalmente agli italiani provenienti per la gran parte da Liguria, Toscana e Lazio. Molti internati erano di passaggio diretti alle Isole Tremiti sede di un importante carcere. I reduci di guerra di Manfredonia come il sig. Giacometti ricordano molto bene quei tragici avvenimenti. Il mattatoio, di proprietà del Comune, permetteva di alloggiare 300 internati ed era un grosso complesso costituito da fabbricati e viali interni, che occupava una superficie di 4.300 metri quadrati, affacciato sulla statale per Foggia a due chilometri dalla città e distante 150 metri dalla stazione ferroviaria. L’ex mattatoio rappresentava un mondo di sofferenza e di privazioni fisiche e morali che venne spazzato all’indomani della caduta di Mussolini. Da una decina di anni è sede dell’ASE.
Molti persone soccorsero gli ebrei perseguitati e per ricordarli il museo israeliano Yad Vashem (museo dell’olocausto) ha riconosciuto il 22 gennaio 2014 n. 24.811 persone come i”Giusti fra le Nazioni”, cioè i non ebrei che si sono impegnati, a rischio della vita, a soccorrere gli ebrei perseguitati durante la Shoah. Il nome del museo significa “un memoriale e un nome”, viene dal libro di Isaia 56:5, dove Dio dice: “concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome … darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato”. Dal 1964 al 2012 presso lo Yad Vashem risultano registrati oltre 500 “Giusti tra le nazioni” di cittadinanza italiana.
Per ricordare questa giornata il cinema, a livello internazionale, presenterà il film “La banalità del male” di Margarethe von Trotta sulla storia della filosofa e teorica politica Hannah Arendt, un’ebrea tedesca fuggita dalla Germania nazista nel 1933, che con l’aiuto del giornalista americano Varian Fry, trovò rifugio in America, insieme al marito e alla madre. “Non si può ricordare qualche cosa a cui non si è pensato e di cui non si è parlato con se stessi. – Hannah Arendt”.

Grazia Amoruso

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