Venerdì 29 Marzo 2024

SUI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI NEL SEMINARIO… Botole sì, ma…

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In merito alla questione dei ritrovamenti sotto la pavimentazione dell’ex-refettorio del seminario, di cui ci siamo già occupati, nel numero 23 del 30 novembre 2013, sollecitati dalle tante richieste dei nostri lettori, abbiamo effettuato delle interviste per chiarire ulteriormente l’argomento. Abbiamo interpellato il dott. Francesco Maulucci, all’epoca dei fatti funzionario della Soprintendenza Archeologica della Puglia, e responsabile scientifico degli scavi effettuati nell’ex-refettorio, (e andato in pensione subito dopo gli scavi): si è rammaricato che un ritrovamento di questo genere sia stato completamente coperto, mentre la relazione finale firmata dal dott. La Rocca, soprintendente ai beni Archeologicici della Puglia aveva stabilito che l’importanza del sito rendeva necessaria una pavimentazione trasparente, fruibile al pubblico e rimovibile in tutta l’area per ulteriori studi. In seguito, però, tra la Soprintendenza e la ditta che eseguiva i lavori venne concordato l’inserimento di riquadrature in vetro per consentire l’ispezionabilità degli scavi e la messa in vista dei punti di maggior interesse. Simbolo a forma di freccia scavato nella rocciaTuttavia, durante i diversi sopralluoghi effettuati dal Comando Carabinieri Tutela del patrimonio culturale, dalla Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia, e dai funzionari della Soprintendenza ai beni architettonici e archeologici della Puglia, si è constatata l’inesistenza di botole del sito, il quale è stato coperto da pavimentazione contrariamente a quanto era stato prescritto. Questo ha comportato la chiusura del cantiere, il blocco dei lavori e l’indagine della procura di Foggia. Abbiamo incontrato l’Arcivescovo, Mons. Castoro, per chiedere chiarimenti a riguardo. Ci ha riferito che, in effetti, a causa della morte del direttore dei lavori, l’ing. Azzarone, e il pensionamento del dott. Maulucci, si era creato sul cantiere una sorta di spaesamento, per mancanza di punti di riferimento, ma ha assicurato che le riquadrature sono state realizzate. Coperte dal pavimento per poter consentire la levigatura, dice S.E., queste botole sono delimitate da filettature metalliche che ne permettono l’apertura e l’ispezionabilità. A conferma di questa tesi, Mons. Castoro ci ha mostrato un documento della Soprintendenza ai beni archeologici della Puglia nel quale si attesta che, a seguito del sopralluogo effettuato il 21 febbraio 2014, “si è potuto verificare che le opere di conservazione e valorizzazione delle strutture antiche rinvenute nel corso degli scavi archeologici e richieste dalla Soprintendenza sono state effettivamente eseguite realizzando botole ispezionabili predisposte per il posizionamento di coperture trasparenti”, ex refettorioma per il momento “per motivi di sicurezza e per consentire la manutenzione della pavimentazione, le botole sono state temporaneamente chiuse con lastre di pietra rimovibili in attesa di concordare con questa Soprintendenza misure idonee ad impedire formazione di condensa e la tipologia dell’illuminazione”. Strano che la Soprintendenza ai beni archeologici della Puglia prima blocchi i lavori perché non si era ottemperato a ciò che era stato ordinato, e poi si rimangi tutto dicendo che dove prima c’era solo pavimento adesso ci sono le botole. Alla nostra domanda a riguardo l’Arcivescovo ha risposto che nel primo sopralluogo erano intervenuti solo gli “impiegati” dei vari enti denuncianti; nel secondo, invece, c’era il soprintendente in persona, il dott. Luigi La Rocca, al quale sono stati mostrati i bordi delle suddette botole, da qui il documento riportato sopra. Anche se non ci è stato permesso di accedere ufficialmente al salone, sappiamo per certo che qualche botola c’è, ma non in numero e misura sufficienti a rendere visionabile quanto è stato ritrovato nel sito. L’Arcivescovo però ci ha garantito che, quando la Soprintendenza comunicherà alla Curia la tipologia di copertura e illuminazione delle parti da rendere visibili, sarà fatto tutto quello che è necessario. Pertanto confidiamo in una pronta decisione della Soprintendenza e nel buonsenso del nostro Pastore affinché questo pezzo di storia della nostra città, inaspettato e ancora non chiarito, venga messo in luce come merita, come in passato è già stato fatto, grazie allimpegno di Mons. Castoro, per il Sacro Tavolo della Madonna di Siponto, la Sipontina e la Basilica.

Mariantonietta Di Sabato

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Commenti

  • Ma mi chiedo…come mai ogni qual volta nella nostra bellissima e preziosa terra si fanno scoperte di questo genere intevengono una serie di istituti, cavilli amministrativi burocratici che fanno da tappo alla fruibilita’ al pubblico…

    matteo 12/05/2014 11:05 Rispondi

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