Venerdì 26 Aprile 2024

Infermieri di ieri e di oggi

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E’ passato tanto tempo ma sembra ieri. In questi giorni,  trent’anni fa io, insieme a questi meravigliosi ragazzi ho conseguito il diploma di Infermiere Professionale presso la scuola sita nell’Ospedale San Camillo de Lellis di Manfredonia. Tuttavia , non mi voglio  fermare a parlare di noi, ma di tutto ciò  che in questi trenta anni  è successo  e ha contribuito alla metamorfosi della professione infermieristica.
Agli inizi degli anni  novanta l’infermiere era il professionista che si prendeva cura del tuo familiare ma soprattutto colui che ti poteva tradurre quello che aveva detto il medico. La gerarchia era molto sentita e si discuteva a porte chiuse, nessuno si sognava di parlare male del proprio lavoro e mai dei propri colleghi, perchè ti avrebbero gentilmente aspettato a fine turno per dei chiarimenti.
 L’infermiere in reparto lavorava su turni lunghi o su due turni,  lo stipendio non era un granchè ma la mancanza di infermieri avrebbe portato ad un aumento memorabile in breve tempo.
Il turno iniziava timbrando il cartellino, nella portineria dell’ospedale una parete con tutti i cartellini e una o due macchine attaccate alla parete che avevano un orologio e una feritoia dove inserire il cartellino di cartone. Uno squillo metallico indicava che avevi timbrato, riponevi il cartellino nel grande portacartellini a parete e via, poi a fine mese li controllavano tutti.
In reparto il computer non c’era, sarebbe arrivato dopo pochi anni , all’inizio veniva utilizzato poco, ma progressivamente è diventato lo strumento che conosciamo oggi. Quindi le richieste erano fatte tutte su moduli ed ogni servizio aveva il suo, farmacia, dietista, magazzino, esami ematici, radiologici, consulenze di tutti i tipi, un armadio dedicato ai moduli.
La formazione aziendale era modesta, pochi corsi e decisi dall’azienda, se volevi sapere qualcosa di più c’erano riviste mediche, volumi specialistici lasciati dai rappresentanti oppure chiedevi al medico di reparto che era il punto di riferimento del sapere.
In reparto c’era l’ausiliario che dava la colazione, faceva le pulizie, le commissioni e il portantinaggio.
Il turno iniziava con la lettura del registro o quaderno consegne, un elenco di cose da fare: all’inizio alcune cose generali, poi paziente per paziente.
Quindi si iniziava a lavorare.
L’infermiere faceva il giro letti in coppia con un collega e a volte con un infermiere generico, che già alla fine degli anni 90 ce n’erano pochissimi perchè in attesa di andare in pensione. Si usava sui pazienti allettati l’alcol saponoso, fatto in reparto pensando di rinfrescare i pazienti. I letti erano a manovella e i materassi di lana, che quando erano bassi si mandavano a ripristinare, comodissimi e nessuno si lamentava .Quando il letto era da spostare si prendevano due alzaletti che agganciati al letto  e ti consentivano di spostarlo, oppure essendo di alluminio lo si alzava a braccia.
Il giro della terapia: il foglio terapia era una trascrizione con tutti i rischi dati dall’errore di trascrizione, ma la calligrafia del medico era illeggibile ed era l’unica alternativa. Le siringhe erano di plastica, ma in qualche armadio c’erano ancora delle siringhe di vetro. I farmaci avevano fialette di vetro che dovevano essere indebolite con la seghetta di ferro altrimenti si facevano dei danni.
 Il giro delle flebo vedeva la preparazione delle flebo  sul tavolino nella guardiola degli infermieri .Poi con il carrello si entrava nelle stanze e si posizionava il butterfly a tutti, il deflussore aveva la linguetta di alluminio e spesso si rompeva.
Posizionare il butterfly era rapido, ma purtroppo c’erano dei riposizionamenti continuii, gli stravasi dei farmaci non erano un problema, la maggioranza di essi non davano problemi.
NON esistevano le flebiti perchè il butterfly veniva rimosso e non restava in sede.
Gli  aghi cannula ai primi anni 90 hanno portato l’infermiere a porsi delle domande( perchè non c’era una documentazione per l’uso e perchè nessuno aveva fatto corsi):
L’infermiere può posizionare l’ago cannula?Cosa faccio se c’è una flebite?
Per non avere coaguli, se eparino devo avere la prescrizione?
Domande che oggi farebbero sorridere.
Il paziente in debito di O2 lo vedevi per la dispnea e la cianosi.
La radiografia era su lastre e la tac richiedeva anche 1 mese di attesa.La temperatura era presa con i termometri a mercurio messi a bagno nel bialcol in un contenitore unico e se si rompevano le goccioline si spargevano ovunque .Il rapporto infermiere/paziente di pomeriggio e notte era 2/24 mentre alla mattina c’erano anche i diurnisti e la capo sala.La  prevenzione era un’attenzione personale, non c’erano scale di valutazione, come anche raramente eri informato di un congresso o di un convegno.
Lo smartphone, internet e i social non c’erano …
Oggi tutto è cambiato, questo racconto sembra preistoria: è stata istituita la  laurea triennale, abbiamo come collaboratore la figura dell’’OS , viene informatizzata tutta la pratica clinica , gli  aghi  cannula sono sempre più utilizzati, il saturimetro  ,il termoscanner, l’aggiornamento professionale con il sistema ECM.                    Tutto questo  ci ha condotto nei tempi moderni fino ad  arrivare ad oggi, probabili eroi del coronavirus, però non ha fatto sbiadire i vecchi ricordi…
Colgo l’occasione per salutare personalmente questi meravigliosi ragazzi, tutti ultracinquantenni, con l’auspicio di incontrarci al più presto e ricordare i fasti di un tempo.
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