Mercoledì 1 Maggio 2024

Il lungo travaglio del progetto del Parco eolico off-shore nel Golfo di Manfredonia

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I tempi di guerra che stiamo vivendo sono drammatici. I paesi dell’UE e dell’America che hanno inflitto le sanzioni alla Russia stanno avendo delle ripercussioni negative sulla stabilità economica. Il presidente Draghi, a più riprese, ha auspicato un’accelerazione alla transizione energetica, aumentando la produzione da fonti rinnovabili per non dipendere più dall’approvvigionamento del gas russo. Gli obiettivi del nuovo Piano nazionale energetico prevedono per l’Italia 114GW di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. A questo appello ha risposto il governatore Emiliano e sta vagliando le dodici richieste di parco eolico offshore che interessano il mare pugliese. Ricordiamo alcuni progetti al tavolo della discussione: le 90 pale eoliche di fronte a Santa Cesarea, Castro, Otranto, e altre 98 tra Brindisi e San Cataldo, a distanza di 12 km dalla costa. A Taranto ci sarà il parco Beleolico con 10 turbine per una capacità complessiva di 30 MW in grado di assicurare una produzione di oltre 58 mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60mila persone residenti a Taranto. L’altro progetto che potrebbe esser rispolverato in questi giorni in Regione è quello della società Trevi Energy a cui il 21.02.2012 l’allora Ministero dell’Ambiente espresse parere positivo alla realizzazione del Parco eolico off-shore nel Golfo di Manfredonia. Il progetto dal 2008 al 2011 subì delle variazioni in virtù di specifici studi sull’erosione costiera, sulla caratterizzazione morfo-batimetrica e biocenotica dei fondali marini. La Società Trevi ridusse il parco eolico da 100 a 65 aerogeneratori da 3MW per una potenza totale di 195 MW ad una distanza di non meno di 8 Km dalla costa. Al progetto si opposero alcuni Enti locali, il Parco del Gargano, la Regione Puglia e il Mibact. Successivamente la Società di Cesena rimodulò il progetto a seguito del diniego (2014) della Presidenza del Consiglio dei ministri, sollecitata dalle motivazioni addotte dai Comuni dell’area interessata. A marzo 2018 l’assessore all’Ambiente del Comune di Manfredonia invitava la Capitaneria di Porto a sospendere il procedimento di concessione demaniale per le 50 torri eoliche offshore, ulteriormente ridotte rispetto al primo progetto. Attualmente la Trevi Energy SpA ha affermato ai microfoni di ManfredoniaNews.it: “La nostra società ha sempre creduto nel progetto e sta al momento valutando se riproporlo. È necessario delineare un percorso che possa essere condiviso dagli attori della Regione Puglia ed in particolare dagli enti locali che a suo tempo si espressero in maniera negativa”. Il neo Sindaco di Manfredonia, Ing Gianni Rotice, sostiene il proprio dissenso a progetti come il suesposto che possano impattare l’ambiente e l’economia locale. Il Piano Energetico Ambientale Regionale della Puglia certifica che la produzione regionale di energia da fonti rinnovabili è sovrabbondante rispetto ai consumi regionali (quasi il doppio) e che l’eolico pugliese rappresenta il 25% di quello nazionale con ben 1496 torri eoliche terrestri presenti in Puglia rispetto al totale di 6484 torri eoliche in tutta Italia. Viene spontaneo chiedersi: E’ utile per la nostra Regione investire sull’eolico marino? Dall’attenta analisi emergono i forti dissensi dei Comuni coinvolti che temono il forte impatto di queste centrali eoliche sull’ecosistema dell’avifauna e di quella marina con ripercussioni sul sistema economico della pesca e del turismo non compensati da nuovi posti di lavoro. I progetti rinvenienti al largo delle coste pugliesi si pongono in aree prospicienti zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale) e in aree segnalate con tracce archeologiche e subacquee. Auspichiamo che i venti di guerra non annebbino il lume dei capi di governo con decisioni affrettate, impattanti sull’ambiente e l’economia locale, pur di contrastare il business energetico russo.

di Grazia Amoruso

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