Venerdì 19 Aprile 2024

Anche nelle acque di Carapelle e Capacciotti carcasse di auto

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FRA I REATI più comuni e purtroppo frequenti, quello del furto delle automobili è il più diffuso. Una attività criminosa che comporta tutta una serie di conseguenze di vario genere: personali, patrimoniali, legali e certamente non ultima, ambientale. Le automobili una volta rubate e depredate di ogni sua componente (motore, ruote, tappezzeria, eccetera) vengono bruciate per cancellare ogni indizio che possa far risalire ai ladri e a quanti beneficiano dell’utilizzo dei vari pezzi ricavati che rivendono come ricambi “originali”.

UNA DELLE “piazze” dove tale attività commerciale è fortemente sviluppata, è quella delle campagne tra Manfredonia e Cerignola. Una vera centrale dell’usato furtivo automobilistico dove confluiscono autoveicoli rubati in ogni regione d’Italia. Il problema primo che sorge è quello dove nascondere le carcasse delle auto una volta ridotte alla sola parte metallica che neanche il fuoco elimina. Le soluzioni trovate sono le più diverse ed anche le più ingegnose al punto da riuscire a tenere occultati i cimiteri di carcasse d’auto.

UN ANDAZZZO che ha funzionato come un orologio per anni, permettendo ai malfattori di fare affari a danno di malcapitati proprietari di automezzi, fino a che non è arrivato Giuseppe Marasco, intraprendente e fattivo comandante degli ispettori ambientali volontari “Civilis”, un integerrimo e risoluto difensore dell’ambiente e della legalità (le sue imprese meriterebbero una serie TV), che ha svelato il mistero delle auto rubate che arrivavano nelle centrali di smontaggio ma che, una volta cannibalizzate, spariscono senza lasciare traccia.

HA SUSCITATO grande scalpore la scoperta del “cimitero di carcasse d’auto presso il ghetto di Borgo Mezzanone”: una teoria interminabile di resti di auto opportunamente sistemati nelle pieghe del terreno, in particolare nell’ex campo di aviazione allestito dagli americani al tempo della seconda guerra mondiale. Alcuni chilometri di carcasse, una scena impressionante. Le insistenti e documentate denunce di Marasco sono riuscite a sensibilizzare le autorità competenti che hanno messo mano ad una radicale pulizia di quella oscenità.

MA QUELL’OBBROBRIOSO modus operandi non era stato debellato. L’ormai consolidato e affinato fiuto del comandante Marasco, ha portato alla scoperta di altre oscenità «che colpiscono – afferma – non solo la bellezza della natura, ma creano seri danni all’ambiente con ricadute sulla salute pubblica». Altro cimitero di carcasse questa volta…sommerso. «Automobili nascoste nel greto del Carapelle e nel lago artificiale Capacciotti» rivela esterrefatto. «Centinaia di carcasse di auto vecchie e nuove: una scena spaventosa peggiore di altre simili» descrive Marasco. «Non è stato facile scorgerle e ancor più recuperarle, protette come erano dalle dune che proteggono quei bacini d’acqua».

A QUEL PUNTO è sorto un problema di competenze. «Il confine tra gli agri di Manfredonia e Cerignola – realizza Marasco – passa al centro dell’alveo del Carapelle: per le carcasse che si trovano sui rispettivi argini non c’è problema tant’è che si sono già mosse le polizie locali dei due Comuni, ma – è l’interrogativo che si pone – per quelle carcasse che si trovano in mezzo al torrente a chi spetta rimuoverle?».

  Michele Apollonio

 

 

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