Domenica 28 Aprile 2024

Il sindaco Rotice non si dimette

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Inquietanti prospettive si agitano all’orizzonte

 

Gianni Rotice non ritirerà le dismissioni da sindaco di Manfredonia presentate agli inizi di settembre quando è esplosa violenta e movimentata la crisi che ha investito la sua compagine amministrativa. Non c’è una comunicazione ufficiale, ma lo si deduce dagli atti che il sindaco dimissionario ha proseguito ad emettere. Così la convocazione della conferenza dei capigruppo consiliari per «programmare i lavori del Consiglio comunale», la convocazione per il sei di ottobre prossimo una riunione avente per oggetto gli scavi nel parco archeologico di Siponto.

Anche questo – rilevano le forze politiche – un modo del tutto non solo irrituale, ma azzardato considerato che non è stata detta una sola parola su una crisi dai risvolti inquietanti e disinvolti sprezzanti di un consesso istituzionale fondamentale per il governo della città, con una giunta ancora incompleta non essendo stati surrogati i due assessori tra cui il vice sindaco cacciato in malo modo dall’esecutivo, e una maggioranza tutta da verificare. Poi c’è il non trascurabile, anzi per tanti aspetti è fondamentale, dei numeri in consiglio comunale: sono stabilizzati su 12 a 12 il che vuol dire estrema labilità delle posizioni. Si gioca tutto sulle probabili assenze, dall’una o dall’altra parte. Assenze che, come la storia dei consigli comunali passati insegna, possono essere spontanee o comandate. Tutto questo senza nessuna considerazione della pubblica opinione, dei cittadini.

Una situazione incandescente, che andrà avanti, si fa per dire, alla giornata; uno stato di cose che Manfredonia certamente non si aspettava e che non merita, che lascia pochi e incerti spazi alle legittime attese dei cittadini di vedere affrontati i problemi di fondo del territorio sui quali tuttavia si addensano sussurri e voci che destano serie preoccupazioni su una città che viene descritta come fosse in “vendita”. Si è insinuato un coacervo di amministratori preoccupati più di tutelare se stessi che di amministrare come pater familias la città.

«Questa ennesima debacle della politica – rileva in una nota il consigliere di opposizione Raffaele Fatone, 5S – con molta probabilità, saccheggerà le ultime flebili speranze dei manfredoniani, di vedere la città ripartire o magari semplicemente una città più pulita, con maggior decoro urbano, servizi adeguati alle alte tasse che paghiamo, sostegno alle piccole imprese e attività commerciali per generare lavoro, attenzione verso le famiglie più fragili. Oggi è sentimento comune – rileva – la rabbia e la delusione, con il rischio concreto che si inneschi inconsciamente in tutti quel senso di indifferenza verso chi ha amministrato in malo modo la res pubblica».

Una “mala gestio” della cosa pubblica che supera di gran lunga quella per la quale ci sono stati drastici interventi governativi che evidentemente non sono serviti a nulla se in modo imperterrito si prosegue su quella strada. «A molti questa faccenda non interessa; chi può…emigra per avere un futuro senz’altro migliore» la loquente osservazione è di un professionista a commento di un post sulla situazione politica-amministrativa locale. Una triste constatazione di fatto che in tanti hanno messo in atto.

  Michele Apollonio

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