Sabato 27 Aprile 2024

Carnevale e Manfredonia, una storia infinita (VIDEO)

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Matteo di Sabato racconta il Carnevale di Manfredonia

Sono trascorsi 70 anni da quando il Carnevale di Manfredonia ha emesso i primi vagiti sulle sponde del meraviglioso Golfo omonimo. Occasione che ci ha dato lo spunto di raccontarvene la storia perché la stessa possa essere tramandata alle nuove generazioni. Storia che nasce dal vissuto di chi scrive anche attraverso immagini indimenticabili realizzate in presa diretta durante alcune edizioni e mandate in onda da emittenti televisive private. Immagini che in questo memorabile evento vogliamo ardentemente donare ai nostri concittadini a futura memoria di coloro che amano la storia la nostra storia legata alle sue più profonde tradizioni. Una storia infinita che è andata nel tempo trasformandosi in un vero e proprio romanzo d’appendice, un momento di profonda genuinità popolare. Ogni edizione è sempre diversa, ma sempre la stessa, unite da un fil rouge che conduce inevitabilmente a scoprire sempre qualcosa di nuovo da ammirare. Per poter assaporare la vera essenza del nostro Carnevale non basta assistere alla Sfilata delle Meraviglie dove oltre un migliaio di bambini (dalle scuole materne alle elementari) sfoggiano costumi sgargianti amorevolmente ideati dalle insegnanti e dalle mamme; alla sfilata dei gruppi formati da giovani studenti e spontanei, dai costumi variopinti realizzati dagli stessi e dai maestosi carri allegorici che sfilano gioiosi lungo tutto il percorso. È necessario, invece, penetrare nell’animo dei sipontini per comprenderne l’entusiasmo e il fervore con i quali gli stessi si apprestano anno dopo anno a celebrare il grande avvenimento.

Frammenti di storia: Il Carnevale Sipontino

Raccontare il Carnevale sipontino è impresa ardua, visto che in tutti questi anni tanto è stato detto e scritto, a partire dalle origini, quale espressione di popolo. Tanti gli episodi che lo hanno caratterizzato. Tante le difficoltà, le amarezze e le delusioni che si sono dovute affrontare per realizzarlo negli anni. Ancor tanto l’amore profuso dai sipontini per farlo continuare a vivere e prosperare. Tante ancora sono le nubi che si addensano intorno alla sua realizzazione, causa la mancanza di risorse economiche. È vero, come recita un vecchio adagio che: “I uéije da pegnéte i sépe a cucchière” (I guai della pignatta li conosce il cucchiaio). È anche vero, però, che tra i sipontini e il Carnevale c’è sempre stato quel meraviglioso feeling che dura ormai da settant’anni. Sono attimi di gaudio, di spensieratezza colti al volo, in momenti difficili che, pur tuttavia, almeno per qualche giorno, allontanano dalla nostra mente le preoccupazioni, i problemi quotidiani, le diversità di opinioni e quant’altro di cattivo si sia accumulato durante l’anno. Vi è un periodo dell’anno in cui la gente dimentica gli affanni quotidiani, per dedicarsi a festeggiamenti burleschi. Tradizionalmente è una festa pagana celebrata con balli, canti, sfilate e cortei di carri allegorici e precede il periodo della quaresima. Il giorno d’inizio del Carnevale varia da paese a paese. In Baviera o in Austria, dove si chiama Fasching, comincia il giorno dell’Epifania, mentre a Colonia o in altre zone della Germania, l’11 novembre, e nell’Europa meridionale, la domenica precedente il Mercoledì delle Ceneri. La parola Carnevale deriva, probabilmente, dal latino medievale carrus navalis o carnem levare, togliere la carne, da cui derivò anche la forma “carnasciale” e, quindi il termine quattrocentesco “canti carnascialeschi”. Erede di rituali orgiastici, ha un unico comune denominatore, la maschera. Oggi segno di beffa e di trasgressione, nelle civiltà precristiane, conferiva, a chi la indossava, poteri sovrannaturali o, la forza di scacciare il maligno. Un tuffo nel passato, quindi, per rimembrare le antiche origini del nostro Carnevale, continuazione delle feste dei Saturnali, celebrate dai Romani verso la metà di dicembre in onore del dio Saturno. In quei tre giorni il mondo si capovolgeva, il potere temporale sospeso a un filo, gli schiavi ammessi a consumare i pasti con i padroni. Tutto si fondeva con l’immagine conturbante della morte. Nei Saturnali, infatti, gli schiavi si improvvisavano attori indossando indumenti bianchi coprendosi il volto con una maschera. Questa tradizione ci è stata tramandata nei secoli e ogni paese ci sono particolarità uniche, ma anche molte similitudini.

MANFREDONIA E…”ZE’ PÈPPE CARNEVÉLE

In molti Carnevali d’Italia i festeggiamenti culminavano nella realizzazione di un fantoccio al quale si appiccava il fuoco. Voleva rappresentare per gli antichi un atto di purificazione. La figura del pupazzo in fiamme, tra il tripudio di urli e di balli frenetici, era il riassunto del passato, dei mali e dei peccati che se ne andavano, con il sopraggiungere dell’anno nuovo, aprendo un periodo di sobrio raccoglimento con l’avvento della Quaresima. Ancora oggi, in molte località si ripete questo rito “pagano”. Anche i sipontini, dopo tre giorni di baldoria, bruciano il loro fantoccio di pezza che viene chiamato affettuosamente: “Ze’ Pèppe Carnevéle”. Tante sono le leggende che s’intessono intorno a questo tipico personaggio. Si dice che egli, uomo scherzoso e burlone, un giorno, in groppa al suo somaro, nel fare ritorno a casa, fu investito da un violento temporale. Trascinato dagli elementi, fu trovato esanime davanti alla chiesa di S. Domenico, felice e sorridente. Da qui il nomignolo “Ze’ Pèppe Carnevéle”. A parte questa simpatica annotazione, la tradizione vuole che il cafone Zé Pèppe, alla vigilia di Carnevale, pur affetto da “pintùre” (broncopolmonite), facesse rientro in paese per trascorrere i tre giorni di Carnevale in allegria, dandosi alla pazza gioia facendo il tipico “ballo per casa” nelle socie. Il terzo giorno si accascia a terra esausto e “stènne i pìte” (stende i piedi, muore), ma con il sorriso sulle labbra. Gli vengono tributati solenni funerali, al termine dei quali, tra la disperazione della consorte “cummére Seponde”, pianti, balli e suoni, viene “cremato”. Così il rito antico si ripete.

Il Carnevale di Manfredonia, tra alti e bassi, in questi settant’anni è riuscito ad ottenere l’alto riconoscimento da parte della Regione Puglia “quale manifestazione di interesse regionale” associando Manfredonia alla “Federazione europea delle città del carnevale”. Per due volte è stato inserito tra le manifestazioni abbinate alla Lotteria Nazionale, e nel 2016 ha ottenuto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT) il riconoscimento di “Carnevale Storico”. Nello stesso anno, è stato tra i fondatori dell’Associazione “Carnevalia”, con sede a Viareggio, che riunisce i maggiori carnevali storici italiani. Tutto questo grazie ad un gruppo di concittadini coraggiosi che si sono sobbarcati l’onere di organizzarlo e a quanti nel tempo si sono prodigati per tenerlo sempre vivo. A settant’anni dalla sua fondazione ne vogliamo ricordare alcuni: Antonio Murgo (primo presidente del Comitato), Domenico Rinaldi, Antonio Valente, che inventò la sfilata dei bambini e la Banda de “I Monelli”, diretta dal M° Lorenzo Leporace, la Banda caratteristica “A ciambotta frèsche” ideata da Antonio Catalano. Filippo De Finis, Domenico Brunetti, Matteo Pasqua, Enzo D’onofrio, Annetta Capurso, Francesco Di Staso, Gigetto Prato. Ideatori e costruttori dei carri come Tommaso Adabbo, Raffaele Occhionero, i cugini Sapone che con la loro simpatia hanno tenuto banco per diversi anni, come Matteo Arena e Matteo Ciociola. Come dimenticare la simpaticissima Tinella Capurso, con i suoi meravigliosi costumi. E poi, Lino Trigiani, che ci ha lasciato un patrimonio di canzoni dedicate al nostro Carnevale. Le scuole di ogni ordine e grado, le associazioni, gli insegnanti, le mamme che in tutti questi anni hanno dato vita ad uno spettacolo unico in Italia: “La Sfilata delle Meraviglie”. A loro, e a tutti quelli che non vengono citati qui ma che sono sempre nei nostri ricordi, va la nostra eterna gratitudine. Alle nuove generazioni un particolare grazie perché con passione e responsabilità hanno raccolto il testimone da chi li ha preceduti per continuare a fare meglio e portare sempre alto il vessillo del nostro Carnevale e di Manfredonia.

Ecco i video di alcune edizioni delle sfilate dei Carri e Gruppi di Maschere riferite alle edizioni:

-1982 – 29a Edizione;

-1986 – 33a Edizione;

-1987 – 34a Edizione;

-1988 – 35a Edizione;

-1989 – 36a Edizione;

-1990 – 37a Edizione;

-1994 – 41a Edizione;


-1999 – 46a Edizione;

Ci piace da queste colonne ringraziare gli operatori di ripresa che nelle diverse edizioni hanno curato le immagini. In modo particolarissimo l’amico operatore Andrea Colaianni per averne curato con molta professionalità anche in RVM le immagini di tutti i video.

Matteo di Sabato

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