Venerdì 26 Aprile 2024

Energas, Il CAONS replica a Menale

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Siamo costretti ad intervenire, ancora una volta, sull’annosa questione Energas che continua a presentare i fatti in maniera distorta nel tentativo di imporre ai Manfredoniani la presenza del suo
famigerato megadeposito di GPL, ormai osannato anche da giornalisti e da una stampa vergognosamente di parte.

Ci siamo stancati di dire che Il GPL è un sottoprodotto della raffinazione del petrolio. Perciò, in base a tale peculiare caratteristica, tra gli impegni presi a Davos da quasi tutte le nazioni del
mondo, è stato stabilito di ridurre, nel tempo, il consumo di petrolio per eliminarlo del tutto. Di conseguenza l’utilizzo del GPL va ridotto e eliminato anch’esso. Nella transizione, se ci sarà
bisogno di gas, si farà riferimento al metano, gas naturale, GNL, di cui siamo già ampiamente serviti fin nelle nostre case. Il Sig. Menale, in passato, ha già messo in opera strategie per confondere quanti non sono acculturati e ignorano la questione. Nella descrizione del GPL fatta nell’articolo si è fatto riferimento alle sue caratteristiche come combustibile ma non si è detto che è un sottoprodotto della lavorazione del petrolio. Sottoprodotto che non è da considerarsi innocuo. Chi vuole avere una esatta idea della pericolosità, del degrado e dell’inquinamento ambientale derivante da simili infrastrutture può leggere l’articolo e visionare anche un filmato “I veleni e la bonifica infinita di Napoli Est’’ pubblicato da Antonio
Musella su Fanpage.it, il 21/12/2015.

Qualcuno potrebbe chiedersi: ‘‘Se l’Energas ha un deposito a Napoli di circa 7000 mc., perché vuole trasferirsi a Manfredonia?” La risposta è semplice: “La città di Napoli ha già messo in atto tutte le procedure per la delocalizzazione non solo del deposito di Gpl dell’Energas, ma anche degli altri similari, per ragioni di sicurezza e di tutela ambientale”. Perciò, urge trovare un altro sito da degradare e Manfredonia è l’ideale in quanto, secondo i piani dell’Energas, qui da noi tutto è possibile, ci sono tutte le condizioni ottimali per ottenere il massimo profitto, e poi può ancora usufruire del supporto di facilitatori appartenenti alle varie categorie sociali, ivi compresi alcuni soliti giornalisti senza bandiera. Il progetto consentirebbe a ENERGAS, che è una società tra Italiani e Arabi della Q8, di assicurare il mercato agli Arabi e mettere in tasca cospicue somme di denaro senza lasciare ricchezza sul territorio. Altro che infrastruttura strategica e di utilità pubblica! Forse questo poteva essere credibile nel lontano 1999, anno in cui il progetto risale e non oggi. E’ anche singolare un altro aspetto raccapricciante: il progetto prevede che la condotta di 10 km, collegante il porto Alti fondali con il deposito, passerebbe nel bel mezzo di un sito archeologico incui, a qualche metro dalla superficie, è attestata la presenza di un porto romano. Il deposito, poi,dovrebbe essere costruito in una zona ZPS (zona di protezione speciale) e SIC (sito di importanza comunitaria). Le leggi Seveso II e Seveso III definiscono tale tipo di impianto a ‘‘rischio di incidente rilevante”.

Ancora,una grande furbata, da parte del proponente, è stata non aver analizzato l’impatto ambientale in riferimento alle attività di carico e scarico delle navi gasiere e il gasdotto per il
trasporto del GPL dall’attracco A5, del porto alti fondali, al deposito a terra. Ci sbalordisce come mai tutti gli Enti e Istituzioni non abbiano tenuto in debita considerazione “il principio di precauzione”, sia dal punto di vista della sicurezza delle persone che ambientale, ci stupisce ancor di più il fatto che non abbiano valutato l’impianto nella sua interezza; il tutto viene
rimandato a dopo per concedere sempre nuove opportunità alla società proponente, Ciò consente all’infinito di rimediare alle tante carenze del progetto. Sono state minimizzate le conseguenze del riscaldamento del gas utilizzando l’acqua di mare. In realtà si hanno due effetti micidiali. Il primo è lo schock termico di cui il Sig. Menale nega l’esistenza precisando che l’acqua verrebbe scaricata a una temperatura superiore a zero gradi. In questo modo, si sappia che e all’aumentare della temperatura dell’acqua utilizzata aumenta la quantità e, di conseguenza, si inquina di più. Il secondo effetto, che è peggio del primo, riguarda l’inquinamento delle acque a causa delle sostanze biocide (probabilmente ipoclorito di sodio) che saranno utilizzate per la protezione da incrostazioni all’interno degli scambiatori di calore. “[….] L’acqua di mare impiegata negli impianti a circuito aperto sarà restituita praticamente sterile […]. In considerazione del basso fondale (circa metri 9,5) e delle deboli correnti presenti nel nostro Golfo, si avrà gradatamente la perdita quasi totale delle forme di vita veicolate dalla stessa (uova, larve e avannotti, organismi planctonici) e si induce artificialmente la selezione di quelle forme batteriche resistenti al processo di clorazione, formanti biofilm[…]’’. ‘‘ In Europa ed in Italia, grazie alla Direttiva Quadro per la Strategia Marina 2008/56/CE, è stato promosso l’approccio eco sistemico alla gestione delle attività antropiche in mare (Giupponi C. et al. 2009). Tale approccio è finalizzato ad assicurare che la pressione delle attività sia mantenuta entro limiti compatibili consentendo l’uso sostenibile dei servizi eco sistemici ora e in futuro. La suddetta direttiva corrobora, inoltre, l’impegno, assunto dalla medesima CE nell’ambito della Convenzione per la Diversità Biologica, di arrestare la perdita di biodiversità marina, garantendone la conservazione ed un uso sostenibile’’. Il progetto dell’ENERGAS non riporta alcunché in merito all’argomento e la cosa veramente preoccupante è che il decreto legge n.295/2015 dell’allora Ministero dell’Ambiente non valuta da subito questa problematica e altre e le rinvia in una fase successiva.

Come faranno a garantire la conservazione della biodiversità e la sicurezza delle persone? Caro dott. Menale, fornisca le giuste informazioni e non le furbate da bar sport. Si ricordi che il referendum, espressione della genuina volontà della popolazione di Manfredonia, ha detto “NO” all’ENERGAS con oltre il 96% e non “con oltre il 90%”, come qualche giornale ha riportato.

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Comunicati · News

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