Sabato 27 Aprile 2024

Il clientelismo e le prossime elezioni: le probabili liste personali di Riccardi e la distruzione del Pd (di S. Cavicchia)

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Seconda parte

Il clientelismo nei partiti di massa aveva caratteristiche e dimensioni diverse e più limitate rispetto alla situazione odierna. Nella DC era uno strumento di lotta politica interna tra le correnti per determinare il peso nella distribuzione di incarichi e risorse (manuale Cencelli) ed era addolcito ed ammantato dall’alone di bontà, derivante da un malinteso senso cristiano dell’essere aperti e disponibili verso chiunque esprimesse un bisogno, una richiesta di aiuto. Nel PCI era un modo per “premiare” un militante in condizioni economiche disagevoli ed un dirigente, reale o possibile, garantendolo con un incarico pubblico ed era ammantato dall’alone di essere dalla parte dei più deboli e dalla necessità di costruire un gruppo dirigente solido e stabile.

Nei partiti di massa, quindi, il clientelismo era inserito in una cultura, un’etica, ideologia e prassi che ne addolciva il senso e ne ridimensionava il peso, contribuendo a costruire una classe dirigente, che, comunque, si affermava prevalentemente attraverso il consenso acquisito mediante le competenze personali riconosciute e dimostrate nella militanza, nelle lotte sociali e nella mobilitazione collettiva, nelle capacità di analisi, nella formazione.

La nascita del partito personale (bel eufemismo e controsenso!) cambia la cultura ed il funzionamento del partito, quale strumento collettivo del fare politica e del raccogliere consenso, e produce alcune conseguenze dirompenti. In primis, la clientela diventa strumento universale e dominante, per non dire esclusivo, nell’assicurare la conquista, il controllo ed il dominio nel e del partito da parte del professionista della politica. Così il clientelismo raggiunge la sua massima potenza, diventa il di più, il valore aggiunto, l’elemento determinante per la sicura vittoria del personaggio politico.

IL CLIENTELISMO DIVENTA NUDO E CRUDO

Poi, il meccanismo diventa nudo e crudo, strumento esplicito di potere e di dominio politico senza alcun limite o pudore, senza alcun alone o copertura di idee, valori, programmi: uno scambio e basta. Infine, cosa forse più grave, la militanza nel partito perde valore, senso e peso poiché per contare vale solo l’essere parte della clientela del potente.

A quest’ultimo riguardo si intravede e si prefigura un possibile conflitto tra l’operato di un partito in quanto tale e questo agglomerato di persone raccolte esclusivamente intorno al personaggio politico. Ciò appare evidente nelle elezioni amministrative del 2010, laddove e quando la lista personale di appoggio a Riccardi, costituita da candidati forti per credibilità personale, per ruoli lavorativi di prestigio occupati e per risorse disponibili, ha nell’insieme conquistato tanti voti e seggi da essere seconda solo al PD. In tal caso la lista si prefigura come un partito non partito che ovviamente ha tolto voti e consiglieri al PD, suscitando nei più avveduti dirigenti e militanti disagio e scontento, più o meno latente, poiché in tal modo si annulla il senso ed il valore della militanza e della stessa iscrizione al PD. La stessa cosa è prevedibile che avvenga in un modo ancora più pesante nelle prossime elezioni amministrative 2015 dove quasi sicuramente ci saranno almeno due liste personali di appoggio a Riccardi, una tradizionale costituita come nel 2010, ed un’altra travestita, costituita prevalentemente da personaggi provenienti da un impegno ed una storia politica di centro destra, che servirà a continuare, mascherando, quell’appoggio già dato dal centro destra nelle primarie. Si tenterà in tal modo di far mangiare il rospo ai partiti di sinistra, riluttanti e contrari a stare formalmente insieme a partiti di centro destra, ma, se mascherati, forse diventano digeribili almeno per qualcuno della sinistra. In tal modo Riccardi farà diventare il PD, in quanto partito, irrilevante, dominando in mdo quasi esclusivo la logica della clientela.

IL CLIENTELISMO E LA PERDITA DEL VALORE DELLA MILITANZA

Con la nascita del partito personale il clientelismo è diventato, quindi, non solo strumento di lotta politica interna, ma anche di distruzione della militanza in un partito. La militanza infatti non ha più senso poiché per contare vale solo l’essere parte della clientela del potente, il partito non conta, non ha peso. Ciò anche perché pur essendo gruppo la clientela è guidato da una logica individualistica e non da una visione collettiva, dall’acquisire e scambiare un favore ed un interesse economico personale. Ciò spiega anche perché gli iscritti al PD sono sempre meno, in quanto le decisioni di qualsiasi tipo vengono assunte fuori dal partito, e quando c’è conflitto tra i potenti, si utilizza la clientela per prevalere.

Tale meccanismo si è strutturato nel modo più forte e potente nel Sud data l’arretratezza economica e sociale poiché per funzionare totalmente richiede e si fonda su una cultura della subalternità, sullo scarso dinamismo economico, e sulla mancanza di lavoro che blocca ogni possibilità di libertà personale. Con la nascita delle Regioni il clientelismo è diventato ancor più diffuso e molecolare, poiché si sono moltiplicati piccoli, medi, grandi centri di potere.

In tal senso i giornali hanno evidenziato più volte e chiaramente come il clientelismo ed il sotto governo viene utilizzato nella regione Puglia, in Capitanata ed a Manfredonia, da qualsiasi dirigente politico, al di là delle idee che professa pubblicamente, purché occupi posizioni di potere in istituzioni ed enti. Il caso più recente è quello delle nomine ed incarichi assegnati nelle IPAB dell’intera provincia di Foggia. A riguardo c’è da evidenziare anche che a causa della errata legge regionale esse sono quasi tutte in crisi, poiché da strutture fondate sul volontariato sono state trasformate in Aziende di Servizi alla Persona sul territorio (ASP), con un costosissimo apparato di gestione (direzione, consiglio di amministrazione e revisori dei conti).

L’URBANISTICA, I LAVORI PUBBLICI, IL WELFARE ED I SERVIZI SOCIALI SONO I SETTORI IN CUI MAGGIORMENTE OPERA IL CLIENTELISMO

I settori in cui a livello locale ed amministrativo si esercita maggiormente tale meccanismo clientelare è quello dell’urbanistica-lavori pubblici e del welfare-servizi sociali, dove il comune ha più competenze specifiche e potere e ci sono più risorse. I due settori in realtà consentono il manifestarsi di due tipologie di clientele: quella minuta e povera dei servizi sociali, nel passato quando si gestivano personalmente e discrezionalmente somme e servizi, e nel presente sotto forma di bandi con cui affidare incarichi e gestione a cooperative, associazioni ed altro, e quella più sofisticata e ricca dell’urbanistica-lavori pubblici che tocca chi ha risorse che vuole ulteriormente potenziare, utilizzando rapporti privilegiati con la politica. È il caso della speculazione edilizia quando per decisione dell’amministrazione comunale un terreno da agricolo e/o di servizi diventa edificabile, o quando la volumetria prevista in una zona, in una comparto viene trasferita in altra zona, più appetibile e centrale, trovando tutte le giustificazioni tecniche, culturali e politiche, possibili ed inimmaginabili.

IL CLIENTELISMO E LE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE A MANFREDONIA

Se questa analisi è fondata allora la partita delle prossime elezioni amministrative è fondamentale non solo per i politici direttamente in gioco, ma anche per il senso ed il ruolo dei partiti, per la possibilità di un rinnovamento della politica e del fare democrazia partecipata a Manfredonia e, ancor più, per il futuro della città stessa. Questo perché il clientelismo ne inquina il tessuto sociale e limita la libera espressione di idee e di iniziative, è il fattore principale che ha impoverito Manfredonia e ne blocca le prospettive e le potenzialità di sviluppo sociale ed economico, pur presenti e riconosciute da tutti i manfredoniani. Il clientelismo ha bloccato energie, competenze, dinamismo nella gerarchia sociale, emarginando tutto il nuovo possibile, le professionalità più valide, le persone più vive ed attive che non accettano la subalternità a tale sistema e cercano strade nuove e che, spesso e purtroppo, sono costrette ad emigrare, per costruirsi un futuro. Occorre ragionare su questo, anche perché non è giusto che ci siano figli e figliastri, tanto più che il nostro territorio, la nostra madre terra è la stessa, unica Manfredonia. Quali strumenti si possono introdurre per garantire uguaglianza a tutti e l’esercizio di diritti, senza che vengono trasformati in favori?

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

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  • Leggere silvio cavicchia e’ sempre illuminante

    antonella 19/01/2015 16:17 Rispondi
  • Alcomiz=Cavicchia. Stessa persona.

    Sergio 16/01/2015 13:59 Rispondi
  • Complimenti dottor Cavicchia, le sue analisi le trovo stimolanti e precise e presumo non abbastanza dettagliate e analitiche per via dei ristretti spazi che può fornre un articolo di giornale. Complimenti anche a Manfredonianews che pubblica i suoi articoli. Dico questo perché la sua voce richiama ad una riflessione sullo stato di fatto che travolge la nostra cittadina in modo funesto da decenni e decenni, ma in modo ancor più violento, arrogante ed ignorante negli ultimi venti anni. La invito a perseguire nelle sue analisi e a essere sempre più profondo e dettagliato. Ad esempio, questa classe politica è, secondo lei che è un sociologo, epsressione di una classe professionale e di una borghesia inflazionata nei sui connotati astratti e quindi profondamente ignorante e gretta? Quanto ha contribuito a creare povertà materiale ed intellettuale la scelta antica di inustrializzare il territorio e quanto la scelta recente degli ultimi venti anni di reindustrializzare il territorio rapresenta una perseveranza nel funesto errore? Per quanto riguarda la sua conclusione che diventa una domanda posso semplicemente dirle che la risposta sta nel rispetto della dignità dell’altro e del perseguire le vie dell’altruismo illuminato e non dell’egoismo distruttivo. Tutto questo lo si può fare fare solo rendendo l’amministrazione della città trasparente al cittadino e diffondendo ogni notizia utile alla consapevole scelta degli amministratori da parte della cittadinanza in sede di elezioni amministrative e quindi politiche. quindi, libertà di espressione, di informazione, scente decisionali che comportino l’adozione dei principi della democrazia diretta che però deve essere supportata apuunto dalla libera e completa informazione della attività di governo e di gestione delle risorse pubbliche. Grazie

    alcomiz 16/01/2015 12:27 Rispondi

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