Sabato 27 Aprile 2024

L’immobilismo che diventa restaurazione in Capitanata ed a Manfredonia (di S. Cavicchia)

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Seconda parte.

Che fare allora? Accettare come un dato immodificabile questa tendenza restauratrice o evidenziarla in tutta la sua negatività per metterla in discussione e, contemporaneamente, impegnarsi a rilevare movimenti e forze che, sia pure in modo sotterraneo, si muovono per rinnovare e cambiare la situazione esistente?

A tal fine è opportuno mettere in evidenza che la tensione al cambiamento, pur repressa, si è espressa, comunque, nel tempo in Capitanata, dalle storiche lotte contro il latifondismo alle rivendicazioni sindacali e politiche, nel primo dopoguerra, per la distribuzione delle terre e la riforma agraria, dalla emigrazione di massa negli anni ’60 alle rivendicazioni delle masse operaie e lotte studentesche degli anni ’70. Qual è oggi la situazione? L’economia ed il potere si esprime in Capitanata secondo due modalità: la prima, dominante, è caratterizzata dalla logica affaristica- clientelare ed è fortemente dipendente ed interconnessa con la politica ed il potere istituzionale. Il prototipo di questa condizione è dato dal cosiddetto imprenditore del mattone, che, quando opera privatamente, sfrutta perlopiù rendite di posizione (terreno che da agricolo diventa edificabile) e quando opera in lavori pubblici non è autonomo ed è sostanzialmente dipendente dalle scelte politiche-istituzionali. Ha una logica, quindi, di breve termine, spesso speculativa (perché scarica sulla collettività i costi derivanti dai danni che la speculazione produce nella qualità di vita della comunità), poco orientato al mercato e con una scarsa visione prospettica. Non è casuale, quindi, che sono i rappresentanti da questo mondo a dominare oggi a Foggia ed in provincia istituzioni ed organizzazioni.

La seconda è caratterizzata da una logica competitiva, dinamica e programmatoria. Il prototipo è dato dagli imprenditori nel settore della logistica, dell’agro alimentare, del turismo, del commercio coll’estero che si misurano col mercato rischiando risorse proprie, innovando tecnologie e prodotti. Oggi questo ceto sociale produttivo non ha rappresentanza nel potere istituzionale e, tuttavia, contribuisce a mantenere dinamismo e movimento ed una mentalità non passiva e subalterna nel tessuto sociale ed economico.

Gli altri movimenti o mondi vitali, espliciti ed impliciti, attualmente presenti nel nostro territorio sono individuabili in: 1. Le chiese locali aperte alle problematiche sociali e fortemente critiche verso le disuguaglianze e l’accentuato impoverimento prodotto da ci ha potere e lo usa per sé, storicamente ed ancor più oggi sotto la spinta di Papa Francesco. 2. I movimenti per i diritti civili ed il mondo delle disabilità che lottano contro ogni emarginazione. 3. I movimenti dell’associazionismo e volontariato sociale, culturale, ambientale. 4. il movimento della nuova emigrazione, con forti caratteristiche intellettuali e professionali, e, quindi, con logiche dinamiche e competitive, impregnate da un forte senso di dignità personale e di critica verso l’ambiente circostante. 5. Il movimento dei mass-media locali e provinciali.

Purtroppo la caratteristica di tali movimenti è che sono perlopiù ambivalenti (sia subalterni al sistema di potere sia critici e contro) e sovrastrutturali, cioè incidono soprattutto sul piano formativo e valoriale, sono pre-politici e, quindi, incidono poco sul potere istituzionale. Tali mondi vitali non hanno le caratteristiche dirompenti e radicali dei movimenti del primo dopo guerra e degli anni 60-70, ma sono ad andamento lento e progressivo, come l’emigrazione.

 IL RUOLO DEI MOVIMENTI CIVICI TERRITORIALI

Il problema è aggregare questi diversi mondi vitali e dare loro una rappresentanza politica ed istituzionale. Al tal fine c’è da evidenziare che nel nostro territorio si stanno diffondendo movimenti civici che si pongono direttamente il problema politico della conquista del potere nelle istituzioni locali e, perciò, possono fare da cerniera e da motore del movimento economico in atto, e dei mondi vitali presenti, cercando di dare loro rappresentanza e forza. Pur essendo anche loro ambivalenti esprimono, comunque, volontà di rinnovamento ed in qualche caso riescono anche a produrlo, perché si muovono fuori ed in opposizione ai partiti esistenti ed al ceto politico dominante, tentano una rappresentanza delle istanze dell’intera cittadinanza (anche dei gruppi subalterni e di chi non vota). Questi sono fenomeni non contingenti ed occasionali, durano da tempo e tendono ad ampliarsi, uscendo dalla sola dimensione comunale e costituendosi come rete, anche regionale e nazionale. Hanno una ideologia perlopiù pragmatica, fondata sulla buona amministrazione da realizzare con la competenza e l’efficienza, la lotta ai privilegi ed agli sprechi; tentano di darsi una struttura ed organizzazione duratura costituendosi spesso in lista civica, da distinguere nettamente dalla lista personale, fenomeno clientelare e subalterno al potente di turno.

 I NUOVI PARAMETRI E RIFERIMENTI IDEALI: SINISTRA-DESTRA, CHIUSO-APERTO, INNOVATIVO-CONSERVATIVO

Alla luce di quanto sopra va compreso il senso del renzismo nel nostro territorio, il quale è un movimento che, tuttavia, visto la mentalità passiva dominante, si trasforma direttamente in potere istituzionale, dato che, utilizzando la logica trasformistica, i politici esistenti sono diventati tutti renziani, bloccandone così l’originaria valenza innovatrice. Non va dimenticato, inoltre che nel nostro territorio il potere è ancora maschilista e classista e, quindi, le donne sono potenzialmente un soggetto centrale e forte per il cambiamento così come lo sono i ceti subalterni, i nuovi proletari. Perciò la sinistra-destra nell’espressione sintetica di Norberto Bobbio, (la prima centrata sulla lotta alle disuguaglianze sociali e la seconda centrata prevalentemente sul profitto), è un parametro ideale di riferimento a cui guardare ancora per un cambiamento, dato che la restaurazione in atto significa anche impoverimento e riduzione di diritti e risorse dei ceti subalterni. A ciò vanno aggiunti anche i parametri chiuso-aperto, vecchio-nuovo, innovazione-conservazione, guardando a quei gruppi sociali che li esprimono oggettivamente nelle loro modalità di operare e vivere, andando al di là dell’apparenza e dell’opportunismo dominante nel ceto politico e dirigente del nostro territorio.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

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  • Molto pragmatica e vera la prima…. senza il sostentamento reciproco… si annullerebbero entrambi……

    semprevigile 15/05/2015 10:18 Rispondi

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