Mercoledì 8 Maggio 2024

Anic, Società Chimica Dauna, Enichem. Un disastro annunciato. 26 settembre 1976-26 settembre 2019. Ricordi mai sopiti.

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Correva il giorno 20 ottobre del 1967 quando i sipontini appresero dalla stampa nazionale la notizia che in località Macchia, territorio di Monte Sant’Angelo, ma a un tiro di schioppo da Manfredonia (poco più di un chilometro), il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) aveva autorizzato l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) a costruire il IV Centro petrolchimico ANIC (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili). Per memoria storica diciamo che fino al 1936 detto territorio apparteneva al Comune di Manfredonia, poi, subdolamente, con un colpo di mano e una serie di meschini artifizi, divenuto di proprietà dei montanari. L’importante decisione fu presa, senza, peraltro, coinvolgere le istituzioni e la comunità locale, cosa che in quel tempo si considerava prassi comune. Ma la scelta, come del resto avveniva per i tanti interventi straordinari nel Mezzogiorno d’Italia, partiva dal vertice. A fare da cassa di risonanza la stampa quotidiana vicina a

determinate forze politiche, in particolare la Democrazia Cristiana di Capitanata . Artefice massimo l’on.le Vincenzo Russo, giovane politico emergente, nonché funzionario dell’ENI. In una intervista rilasciata a “La Gazzetta del Mezzogiorno” apparsa il 20 ottobre 1967, ritenendosi il principale fautore del grande evento, con orgoglio sosteneva che: “l’impianto petrolchimico di Manfredonia contribuirà notevolmente a limitare il flusso migratorio che per molti anni ha impoverito di forze valide la provincia di Foggia…E’ così che la classe dirigente democratica, dopo gli altri insediamenti nel Mezzogiorno annunciati nei mesi scorsi, testimonia la sua originale vocazione meridionalista, per favorire la crescita civile e morale della comunità meridionale”. Questo il prologo che, forse, in molti non conoscono o, che hanno dimenticato, di un disastro ambientale annunciato che, invece di benefici economici, in vent’anni di attività, ha portato solo morte e distruzione. Tanti sono stati gli incidenti, tanta l’insipienza di chi avrebbe dovuto fermarla, tanta la paura di una popolazione inerme che in tutti questi anni ha dovuto subire in nome del dio “progresso”.Vogliamo concludere queste brevi, quanto amari ricordi nel fare cenno all’incidente più grave verificatosi nello stabilimento, quello del 26 settembre 1976. L’improvviso cedimento dovuto a stress da corrosione che provoca lo scoppio della colonna di assorbimento di anidride carbonica, inserita nell’impianto del gas di processo per la produzione di ammoniaca, causando il distacco della parte terminale della stessa colonna. Conseguenza, la fuoriuscita dalle 7 alle 10 t. di anidride arseniosa, secondo i tecnici dell’Anic. Per il Consiglio di fabbrica, invece, da 30 a 32 t., specificando che la colonna saltata in aria, alla sommità ne conteneva 60 t. Sostanza che disperdendosi nel’aria e sul suolo per un raggio di oltre due km provocò un inquinamento di notevoli dimensioni. Ancora oggi, a distanza di 43 anni, si continua a parlare di morti e di bonifica. Quest’ultima, però, non avverrà mai perché, a differenza di quello che ancora oggi ostentano di farci credere, è materialmente impossibile e noi, nonostante gli incontri, le indagini epidemiologiche le proteste, la costituzione di associazioni e chi più ne ha più ne metta, continuiamo disperatamente a sperare nella bonifica e a piangere i nostri morti. Nondimeno dobbiamo darci per vinti. Ma continuare a lottare con tutte le nostre forze e i mezzi che la democrazia ci offre, perché venga salvaguardato il sacrosanto diritto di difendere la vita e il territorio da questa immane barbarie. Ma la nostra esortazione è rivolta in particolare ai giovani che sono il nostro futuro, la nostra speranza, al loro candore, perché memori dei guasti del passato possano reagire alla violenza che noi abbiamo supinamente consentito si perpetrasse nei confronti del territorio, della nostra salute. Mettete in pratica l’esortazione di papa Francesco: “Giovani non fatevi rubare la libertà di decidere del vostro futuro. Non lasciatevi rubare la speranza, siate voi stessi!”. E’ giunto il momento, di difendere a denti stretti l’ambiente che ci circonda e le bellezze del creato. Non abbiate timore di manifestare il vostro dissenso a quanti, con mezzi subdoli vogliono propinarvi ciò che potrebbe, ancora una volta mettere in pericolo il territorio, la nostra salute, la vita stessa con promesse di lavoro. Il riferimento è il mostro Energas, pericolo non ancora scongiurato. Ma l’esortazione, in modo accorato è rivolta in particolare alle Istituzioni, a chi ci governa di spendersi fino in fondo perché ciò non avvenga.
Matteo di Sabato

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ManfredoniaNewsTV · News

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