Mercoledì 24 Aprile 2024

Il silenzio è cosa viva

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Foto Nicola La Torre

Nel lungo periodo di lockdown appena passato i social sono diventati la nostra finestra sul mondo. Ognuno di noi scaricava in queste piazze virtuali qualsiasi cosa: notizie (vere, false, presunte), foto di pizza, dolci, tramonti dalle finestre di casa e qualsiasi cosa ci capitasse a tiro da ri-postare e condividere. Per non parlare del proprio malessere e scontento su qualsiasi cosa. Dopo aver seguito i primi giorni di polemiche, accuse e recriminazioni di ogni genere su quello che stava succedendo al mondo, io personalmente, mi sono così annoiata da pensare seriamente di uscire, o perlomeno allontanarmi per un po’, da questi luoghi che ormai trovo deprimenti. Nessuno stimolo, niente di interessante, il vuoto. La solitudine della meditazione e lo yoga sono stati davvero un rifugio confortante. Poi per caso mi è passato sotto gli occhi un post della giornalista Marina Terragni, e ho trovato lo spunto per fare una sorta di sondaggio e capire se questo periodo di “vuoto”, chiamiamolo così, è stato davvero “vuoto” oppure qualcosa di bello lo ha lasciato. Chiedevo a chi mi segue di raccontarmi di una cosa bella scoperta durante il lockdown, da conservare anche nella riapertura o, come ha simpaticamente detto la mia amica francese Anna, nello “sconfinamento”. Mi hanno risposto in tanti. Molti hanno apprezzato la possibilità di avere la famiglia unita, i figli a casa da coccolare, il tempo libero senza sensi di colpa, l’aria pulita, le strade pulite e deserte, ma la risposta più frequente è stata “il silenzio”. In effetti qualcosa a cui non siamo abituati. Da quando apriamo gli occhi la mattina a quando li chiudiamo la sera, siamo circondati da voci, rumori di strada, televisione, radio, suonerie e notifiche: tutto fa rumore e uccide il silenzio. Il lockdown invece ci ha immersi in questo mondo silenzioso e deserto, chiuso alle persone e alle macchine e a tutto ciò che fa rumore, ma aperto a noi stessi. Abbiamo avuto la possibilità di guardarci dentro, di scoprire chi siamo e, magari, cosa vogliamo e cosa vogliamo essere davvero. Un silenzio colmo di pensieri che a volte faceva persino paura, paura di affacciarsi al balcone e non sentire nulla. Un silenzio che, spero, ci abbia insegnato ad ascoltare non solo i nostri stessi pensieri, ma anche il nostro respiro, quel flusso vitale che collega il nostro corpo alla nostra mente e la rende lucida e libera da pensieri tossici. E allora ogni tanto fermiamoci, chiudiamo gli occhi e ascoltiamo. Perché il silenzio, come dice la poetessa Chandra Livia Candiani, è cosa viva, basta imparare ad ascoltarlo.

Mariantonietta Di Sabato

 

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