Giovedì 25 Aprile 2024

‘Manfredonia in Azione’: “Cantiere Sociale Parte 1”

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La famiglia è profondamente cambiata, la riduzione della fecondità, l’aumento del numero di grandi anziani in condizioni di fragilità e non autosufficienza modificano l’insieme dei bisogni ma anche delle risorse, in particolare di cura, che possono essere fornite dalle reti familiari.
I dati statistici e demografici suscitano un comprensibile allarme. Il rapporto tra le fasce di età definisce la struttura di una popolazione, che potrà essere di 3 tipi: progressivo, stazionario, regressivo. Il collocamento di una popolazione in una di queste 3 tipologie sarà fondamentale per determinare il suo impatto sui sistemi Lavorativo, Sociale e Sociale.
Il nostro è un Paese di tipo Regressivo, sempre più invecchiato con crollo delle nascite, con un indice di natalità al 6,5, e in progressivo calo dal 2002. La recessione demografica è un problema ormai antico, paragonabile all’incessante erosione del costone di una montagna. Al 31 gennaio 2021 si registrava un numero totale di residenti pari 55.029, ancora in calo rispetto agli anni precedenti, con il 2,7% composto da cittadini stranieri, in trend positivo (1.469), e sempre in costante aumento dal 2012.
Le cause negative di questa situazione sembrano sufficientemente chiare e di tipo strutturale, con l’assenza di una politica di sostegno al lavoro e la mancanza assoluta di fiducia, nei più giovani, sul nostro Territorio, che decidono di andar via per cercare in altre Terre, nuove fortune. E i pochi che restano non hanno la forza per ottenere un’indipendenza economica e familiare. Su 100 persone che lavorano ce ne sono circa 54,9 che ne sono a carico (indice di dipendenza strutturale). Manfredonia non cresce, e il suo PIL è ai minimi storici. Occorre invertire la rotta. Le Aziende chiudono, non perché mancano i marciapiedi, manca la tutela della Aziende presenti, come è mancata nel passato.
In aggiunta, tale quadro tende a divenire ancora più preoccupante, perché l’ascensore sociale è fermo. La distribuzione della ricchezza totale appartiene a pochi (5%), appartenenti a lobby che da più di 25 anni hanno condotto affari immobiliari, che genera lo spropositato rapporto della rendita improduttiva a quella del lavoro. I figli, delle famiglie più povere, sono destinati a rimanere fermi, o addirittura continuare a scendere ai piani inferiori, soltanto il 10% riesce a continuare gli studi Universitari. E così che, le disuguaglianze si tramandano da una generazione all’altra. Soltanto il 5%, titolare dell’80% della ricchezza totale (50mld di euro), vede consolidare la propria posizione, andando addirittura ai piani superiori a tutta velocità. E oggi, si autocandidano ufficialmente a governarla. Il restante non vede adeguatamente ricompensato i propri sforzi. Risultato è che questa Società è tutto, forche INCLUSIVA. Dall’analisi di tutti i dati si evince una forte criticità e pessimismo per le sorti del nostro futuro, e quelle delle prossime generazioni.
Nonostante il calo evidente della popolazione residente, in controtendenza appare il numero delle famiglie (nuclei familiari). Spiegazione che trova la sua interpretazione con l’aumento del numero delle separazioni e divorzi, soprattutto nelle coppie giovani, e del numero degli anziani che, ritrovandosi nello stato di vedovanza, vivono soli.
Invecchiamento continuo della popolazione , sommatoria del declino della fecondità e dell’aumento della speranza di vita.
In relazione al numero della popolazione anziana in condizioni di non autosufficienza, in progressivo aumento si registra il numero della popolazione straniera, in particolare quella di sesso femminile, che trovano una occupazione nel fornire prestazioni di assistenza e di cura in continua crescita, portando con sé anche figli minori. Realtà ben visibile anche nelle scuole.
A fronte di questi cambiamenti, le politiche di sostegno alle responsabilità familiari in Italia e nel nostro Paese continuano ad essere carenti, frammentarie, quando non contraddittorie, e la solidarietà familiare continua ad essere ritenuta la principale fonte di redistribuzione di reddito e di cura. Ciò ha conseguenze sulle possibilità effettive di conciliazione tra lavoro familiare remunerato, sulla indipendenza delle giovani generazioni, sui rischi di povertà che corrono tutte le famiglie.
Occorre predisporre quei servizi affinché la nascita di un figlio sia una possibilità concreta di crescita e non un ansioso interrogativo, specie per quelle famiglie sole che non sanno su che aiuti potranno contare.
Dovremmo poi fare i conti di quello che il Mostro Covid ci ha lasciato, e di cui continuerà ancora chiedere il conto. Il Pianeta e il mondo globale in cui noi tutti siamo immersi stanno attraversando un tempo non ordinario, per certi versi paragonabile agli esiti di grandi sconvolgimenti bellici del secolo scorso.
Nessuno sa come cambiare la nostra società, l’unica certezza è che nulla sarà come prima.
I primi cambiamenti sociali causati dal Coronavirus iniziano a vedersi e potrebbero anche diventare permanenti. Come l’aumento delle Disuguaglianze, la mancanza di opportunità, diminuzione dei consumi, contrazione di crescita, aumento della disoccupazione, nuove povertà, nuove forme di precariato sociale e lavorativo.
Un Virus può essere democratico rispetto a chi infetta –ricchi o poveri – ma gli effetti che produce saranno tutt’altro che equi tra i membri svantaggiati o privilegiati della società. Il Covid ha portato in vista, chiaramente, le traballanti fondamenta su cui è costruito gran parte di ciò che diamo per scontato, nulla sarà come prima. L’effettiva sospensione dell’attività civica e commerciale ha fatto specchio sul funzionamento dei nostri sistemi economici, sociali e politici, e ha forzato l’avvio a come questi dovrebbero modificarsi. Un corso super accelerato, che non aspetta ritardatari. Ciò non accadrà per magia. Accadrà se prenderemo a due mani il coraggio di riscoprire il contatto con l’autenticità della vita, ponendo attenzione a ciò che ci sfugge nella realtà più vicina.
Di fronte a questo nuovo quadro, in continuo mutamento, considerando la continua riduzione dei trasferimenti statali agli Enti Locali, le problematiche affrontate dai Cittadini sono sempre più numerose, si sommano ad un aumento della vulnerabilità, derivante da precarietà o assenza di reti familiari, difficoltà di integrazione, estrema povertà, nuove forme di dipendenza, nuove emarginazioni.
Assistiamo, quindi, ad austerità e riduzione delle risorse proprio quando si registra un aumento dei bisogni; tutto ciò determina una pressione sul comune generata dal crescere della domanda per l’erogazione di prestazioni sociali e di integrazione al reddito.
E’ dunque chiaro come sia complicato poter definire le politiche sociali di un territorio in un contesto appena descritto, dove provvedere alle continue emergenze diventa un dato strutturale. Risulta necessario se non fondamentale che La Politica del Sociale alzi lo sguardo dalla quotidianità per avviare una riflessione collettiva sul proprio ruolo e compito.
Rimettere al centro la Dignità del Lavoro, la Dignità delle Persone.
[Segue ………….]
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