Sabato 27 Aprile 2024

Altra cantonata del clan Rotice

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È ORMAI format consolidato quello delle polemiche, che caratterizza la politica manfredoniana. Non si fa a tempo ad archiviare l’ultima che ne spunta subito un’altra magari coniata a bella posta giusto per cercare, inutilmente, di spargere una cortina di fumo sull’altra.

L’ULTIMA dunque in ordine cronologico è quella messa su dalla coalizione che sorregge il sindaco Rotice che se la prende con la nomina di Matteo Panza, vigile urbano e segretario del PD locale, chiamato a far parte della segreteria regionale dello stesso partito.

EMBE’, dove sta l’inghippo? C’è da chiedersi. Secondo una nota della detta coalizione al governo della città, ci sarebbe un «conflitto d’interesse e una questione morale». Una obiezione che ha destato sarcasmo e decisa reazione. «Due aspetti che la coalizione di maggioranza conosce molto bene sguazzandoci da ormai oltre un anno e mezzo senza il minimo ritegno» è stato di rimando l’attacco di una serie di considerazioni dell’altra parte, il PD e la coalizione di minoranza.

«UN MACROSCOPICO ed inaccettabile conflitto d’interesse che deve essere immediatamente risolto» agita la maggioranza del Palazzo. «Come può svolgere – chiede – il suo ruolo di Pubblico ufficiale con assoluta imparzialità e soprattutto in tutela di atti ed informazioni riservate se nello stesso tempo ha palesi ed antitetici interessi politico-partitici?» e reclama «Panza deve essere rimosso dai ruoli di segretario cittadino Pd e componente della segreteria regionale del partito, o che egli stesso faccia un opportuno gesto di responsabilità rassegnando le proprie dimissioni».

PESANTE e circostanziata la replica di Paolo Campo, storico esponente del PD. «Il Governo cittadino è una miniera di conflitti di interesse – afferma – a cominciare da quelli del primo cittadino. Ogni giorno emergono vicende che gettano ombre e sospetti sull’operato dei componenti la Giunta e di chi sostiene la maggioranza, e loro pensano di usare come arma di distrazione di massa una incompatibilità che l’ordinamento giuridico non prevede, come se un dipendente pubblico non possa liberamente svolgere attività politica ed avere responsabilità di Partito. Quando io ero Sindaco – ricorda – molti dei segretari politici di maggioranza, ma soprattutto di opposizione, erano dipendenti pubblici. Pure presso il Comune o aziende controllate. Le vere incompatibilità sono emerse in queste giorni e minacciano di travolgerli».

ANCOR più caustico Francesco Schiavone, consigliere della minoranza chiamata in causa dalla maggioranza Rotice. «Davvero surreale questo modo di interpretare e violentare l’art. 49 della Costituzione italiana. Eppure sono presenti avvocati e laurearti». L’esponente di “Progetto popolare” definita «banda di pseudo-politici, confusi e felici, che si è impossessata della nostra città in virtù di un risicato 25per cento di consenso popolare», rilancia «ci vuole una bella faccia tosta a parlare di conflitto di interesse e scrivere un comunicato stampa di tale squallore, soprattutto dopo i conflitti di interesse emersi proprio nell’amministrazione Rotice mai chiariti del tutto e ancora troppo oscuri».

LO SCENARIO politico, i contenuti espressi dalla civica amministrazione sono questi, “ingentiliti” da tutta una serie di selfie collettivi del clan di Palazzo San Domenico sorridente e felice. Neanche un accenno ai tanti, troppo problemi che gravano sulla città, sui cittadini che hanno atteso invano quei cambiamenti tanto annunciati e reclamizzati. Uno dei risultati emblematici della Manfredonia che continua a fare il gambero, è la situazione di quei dipendenti della DOpla a quanto pare in agonia irreversibile.

  Michele Apollonio

 

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