Sabato 27 Aprile 2024

La sciabica memoria della cultura antica del mare

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Sabato prossimo 19 corrente, con inizio alle ore otto, prenderà il via sulla spiaggia Castello, la rievocazione storica della “sciabica, la modalità di pesca tramandata dal mondo arabo e arrivata in Europa via Spagna, molto praticata sulle rive del golfo adriatico. Una attività divenuta ormai un ricordo storico confinato nella memoria degli usi e costumi marinareschi, da rievocare in estate ad uso del turismo. «L’iniziativa infatti è quella di tenere desta la memoria del patrimonio culturale di Manfredonia e avrà come protagonisti i nostri pescatori in costume d’epoca» spiega Francesco Brunetti, presidente della Lega navale italiana sezione di Manfredonia, che organizza la manifestazione in collaborazione con il Centro cultura del mare, il Comune di Manfredonia e la marineria sipontina. «La manifestazione – aggiunge – rappresenta un’importante occasione di promozione culturale e turistica della Città e testimonianza del suo forte legame con il mare».

La pesca con la sciabica è, diventata solo folklore. Negli anni passati lo “spettacolo sciabica” ha richiamato frotte di curiosi che hanno seguito le fasi del trascinamento della sciabica sulla spiaggia e assistere meravigliata all’apertura del sacco pieno di pesci. «Un tempo era routine per i pescatori utilizzare quella metodologia faticosa ma più sicura che andare per mare» osserva Antonio Castriotta, “figlio del mare” si definisce in quanto figlio di pescatori di quattro generazioni e pescatore per hobby egli stesso.

La squadra di sciabicaioli, una dozzina di uomini, esce di buon’ora. La sciabica è una rete a sacco tenuta da due capi: uno viene mantenuto a terra e l’altro è portato al largo con la barca che compie un largo giro per poi tornare a terra. Ha così disegnato il sacco che viene tirato a terra dai pescatori a spalla con l’aiuto di una fascia di robusta stoffa che sistemano a tracolla. «Un sistema che ormai – annota Castriotta – che non si usa più. Ma un tempo era molto praticata. Oggi dobbiamo accontentarci di una rievocazione ad uso del turismo occasionale».

Il settore pesca è depositario di una vasta e variegata cultura che andrebbe più e meglio curata. «Non solo per la conservazione di una attività vitale – rileva Castriotta – ma per dare una opportunità ai giovani che sempre più disertano le attività di pesca». Esempio eclatante è la pesca delle seppie, che avviene in primavera. A Manfredonia c’era, tramandato da secoli addietro, un cerimoniale che non era fine a sé stesso, ma aveva un significato profondo di rispetto per la pesca, dei pescatori e del mare. Il cerimoniale si svolgeva nel giorno della ricorrenza di San Giuseppe nella Capitaneria di porto e consisteva nel sorteggio dei tratti di mare prospiciente il litorale sipontino, nei quali il titolare aveva diritto di catturare le seppie che avanzano verso la riva per deporre le uova che i pescatori catturavano posizionando le “vorle”, fasci di lentisco il cui odore fungeva da esca, od anche le “nasse” utilizzate anche per la cattura dei polpi. Da qualche anno è scomparsa senza che nessuno di quanti celebrano la “cultura del mare” abbia mosso un dito.

Scompare un mondo antico che aveva quale caratteristica di fondo quella del rispetto e della tutela della natura. Cosa del tutto trascurata nel mondo moderno.

Michele Apollonio

 

 

 

 

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