Domenica 28 Aprile 2024

Il caso ex Enichem e l’insipienza della politica

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47 anni fa, il 26 di settembre 1976, alle ore 9.45 circa la nostra città vive un indescrivibile dramma. La causa: il cedimento da corrosione dovuto a stress provocato dallo scoppio della colonna di assorbimento di anidride carbonica situata nel IV Centro Petrolchimico ANIC- SCD di Macchia, a circa un chilometro dalla città ma, guarda caso, in tenimento di Monte S. Angelo. Scelta scellerata fortemente voluta dalla  classe politica del tempo con la scusa di migliorare le condizioni economiche del territorio. Noi aggiungiamo, per proprio tornaconto (nastri d’oro docet!). Per oltre un ventennio tanti sono stati gli incidenti più o meno gravi che si sono verificati nell’interno dello stabilimento, tra i quali quello del 17 maggio 1984. Un violento incendio divampa nel magazzino insacco del caprolattame, (circa 2000 t) materiale molto infiammabile che va in fumo Altro grave pericolo per i residenti nella zona Monticchio, ad est della città. Pericolo scongiurato per il pronto intervento della squadra antincendio e dei Vigili del fuoco. La storia infinita di un disastro annunciato da  circa mezzo secolo ce la portiamo dietro. Ognuno la racconta a modo proprio con l’aggiunta dei vari condimenti, il più delle volte senza cognizione di causa. Per non parlare dei tanti politici che si sono avvicendati nel tempo, che a denti stretti, pur consapevoli dei gravi danni che detta industria avrebbe prodotto nel tempo e che continua a provocare, pur avendo chiuso i battenti, nulla o troppo poco hanno fatto per il disinquinamento dell’intero territorio. A questi si aggiungono le associazioni e comitati vari in difesa del territorio che nonostante l’impegno profuso a tutt’oggi nulla ha prodotto. Che dire del totale disinteresse dell’attuale amministrazione comunale che in due anni di attività il problema non l’ha nemmeno sfiorato. Si era fiduciosi che con il cambiamento le cose sarebbero cambiate. Si sperava che la nuova compagine politica avrebbe preso l’iniziativa, quantomeno di riunire intorno ad un tavolo gli amministratori del Comune di Monte S. Angelo per trovare una soluzione comune, in primis il disinquinamento dell’intera zona anche se di proprietà del suddetto Comune. Pur consapevoli del devastante stato di salute dell’intero territorio, i nostri bravi e solerti politici, invece di concentrarsi sulla riqualificazione ambientale delle aree non ancora completamente bonificate avallano progetti per l’ex zona industriale di Macchia, lo ripetiamo, a pochi metri da Manfredonia. Impianti di trattamento dei rifiuti, della plastica e trasformazione di pneumatici in disuso a livello regionale e nazionale. In cantiere il poco noto progetto della Seasif Holding per la lavorazione della bentonite e per la selezione dei materiali di scarto delle miniere e degli scavi marini, che probabilmente ha più una funzione di attrarre finanziamenti per la ristrutturazione di opere pubbliche. Progetti poco noti alla collettività che ripetutamente ha chiesto ai nostri bravi e solerti amministratori maggiori informazioni e chiarezza per non incorrere nei soliti errori di errate scelte di destinazione del nostro territorio. Ma gli stessi hanno ben altre gatte da pelare. Come è a tutti noto il trabaccolo “S. Domenico” di Rotice con a bordo l’intero equipaggio ha rischiato di infrangersi sulla scogliera di Cala dello Spuntone, momentaneamente evitato in extremis Ancora una volta il grande sogno di restituire alla Piana di Macchia e all’intero territorio la sua vera vocazione rimane ancora un sogno nel cassetto.

Matteo di Sabato

 

 

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