Sabato 27 Aprile 2024

La liquida amministrazione Rotice

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Ha evidenziato tutto il campionario delle cose da non fare, il peggio che una amministrazione pubblica possa esprimere, e non si sa come andrà a finire. A due anni dall’insediamento della civica amministrazione in carica, accompagnato da manifestazioni di giubilo e proclami di grande rinascita della città, Manfredonia si ritrova in condizioni di preoccupante decadenza politica, economica, sociale, morale. In tutti gli indici qualificanti di una città come questa aperta al golfo adriatico, dotata di innumerevoli risorse rimaste non utilizzate o impiegate male e abbandonate. Le tante attese e le ancor più esorbitanti promesse, sono venute meno clamorosamente. È pur vero che quest’ultima compagine politico-amministrativa si è innestata su un periodo di decadenza avviato da tempo e che ha vissuto eventi estremi: uno per tutti lo scioglimento dell’amministrazione comunale in carica (2019) da parte dello Stato per infiltrazioni mafiose, ma ancor più per una dimostrata “mala gestio” della cosa pubblica. Un evento traumatico, inedito nella pur lunga vita non sempre facile delle amministrazioni comunali cittadine (dal dopo guerra si sono avvicendati a Palazzo San Domenico, 21 sindaci e diciotto commissari prefettizi, gli ultimi tre ministeriali). Un inciampo che non può essere una scusante valida e accettabile. Quell’intervento statale ha voluto essere un momento di rottura rimarcato peraltro da due anni di commissariamento straordinario. Uno stop all’opaco passato sul quale innestare una ripartenza verso cui la popolazione manfredoniana era protesa e ben disposta. Una propensione manifestata alle consultazioni elettorali che hanno dato credito, nel lotto di candidati sindaci, alla figura che appariva meno politicizzata e meglio disposta ad aprire un nuovo ciclo politico-amministrativo del quale garante si era proposto Forza Italia. Mai fu delusione più cocente e disastrosa. La certificazione del vuoto che c’era dietro la falsa facciata di proclamato “cambiamento”, “nuovo”, “sviluppo”, l’ha data una consigliera di maggioranza che dopo avere elogiato e osannata l’attività amministrativa, oggi indica nella «mancanza dei valori, della condivisione degli obiettivi, di esperienza» la ragione della «caotica situazione politica nella quale ci troviamo». Una semplicistica giustificazione di due anni ormai di conflitti aperti negli stessi ranghi a sostegno del sindaco. Un contesto liquido ferreamente chiuso nelle stanze del potere, ammantato da selfie e carrellate di passerelle sorridenti, trapelato all’esterno attraverso i clamori di episodi sconci e squallidi e soprattutto dall’andirivieni di assessori: ben cinque in meno di due anni. E tutti accompagnati da “polemiche” che in realtà sono cocenti accuse reciproche tra i personaggi coinvolti, su fatti e misfatti sui quali sarebbe necessario più che utile, aprire una larga e approfondita analisi. Una evidente “incapacità amministrativa” ha sentenziato Nicola Gatta, ex presidente della Provincia di Foggia, fra i “traditi” dal sindaco Rotice. Una carenza che si è riversata anche sull’ASE che ha perso l’unico socio rimasto: il Comune di Vieste ha infatti disdetto l’accordo. Un bubbone che è andato via via ingrossandosi fino ad esplodere nella crisi di settembre anche questa dipanatasi tra mistificazioni e strumentalizzazioni e conclusasi come si voleva: con un nulla di fatto. O quasi. Il dato nuovo è quello dell’uscita, sia pure con le ossa rotte (erano sette si ritrovano in tre), di Forza Italia che determina una situazione di parità a 12 dei due schieramenti in aula, con il sindaco a fare da 13esimo. Sindaco che è alle prese col problema di surrogare gli assessori mancanti. Pare che Rotice incontri difficoltà a trovare le persone “adatte” al ruolo. Come al solito si rincorrono voci e indiscrezioni sui probabili nomi papabili che non sono di prima scelta, ma una sorta di rimasugli delle passate amministrazioni. Pare una ricostituzione di vecchie giunte tendenti a sinistra a conferma che questa amministrazione di “destra” non ha nessun orientamento politico ma solo un indirizzo economico. Sempre che riesca a tenersi in equilibro fra i tanti possibili traballi del dodicesimo di turno. Di qui la domanda che avanza fra la gente, l’elettorato: è mai possibile che le sorti della città debbano dipendere dagli interessi e dagli umori di qualcuno? Il rischio è che anneghi nella liquidità incontrollata di questa amministrazione.

 

di Michele Apollonio 

Articolo presente in:
News · Politica

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