Domenica 28 Aprile 2024

Confutata la leggenda di Giacometta Beccarini

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Nella nostra città, così ricca di passato e di avvenimenti, molte delle storie si rivelano essere solo affascinanti leggende. Sono vicende che spesso si trovano su libri scritti da storici accreditati, e per questo vengono considerate reali, finché degli appassionati di ricerca non arrivano a confutarle, documenti alla mano. Una di queste è la storia di Giacometta Beccarini. La giovinetta fu lasciata nel convento delle suore di Santa Chiara, immersa nel sonno, mentre le suore scappavano verso il Castello per sfuggire alla furia dei Turchi, durante l’assedio nell’agosto del 1620. Giacometta, una fanciulla di sette-otto anni, continua la leggenda, venne presa dagli Ottomani e portata a Costantinopoli in dono al Sultano, che ne fece la sua favorita. I due ebbero un figlio e lei divenne Sultana. Durante un viaggio verso la Mecca, Giacometta e suo figlio Osman vennero fatti prigionieri e condotti a Malta dove al figlio venne data un’educazione cristiana dai domenicani, divenendo poi lui stesso frate col nome di Domenico Ottomano, e in seguito Vicario Generale dei monasteri di Malta. Questa è la storia che ci è stata tramandata dallo storico Pompeo Sarnelli nella sua Cronologia de’ Vescovi et Arcivescovi Sipontini. Tuttavia, nell’elenco dei cittadini sipontini fatti prigionieri e portati in Oriente, documentato da un tale Domenico de Benedictis, non vi sono nomi di donne o fanciulle. E Cristanziano Serricchio, in un saggio in cui riportava le sue ricerche sull’argomento (Il sacco turco di Manfredonia nel1620), riferisce che Giacometta potrebbe essere stata confusa con una schiava di nome Zafira, favorita del Sultano Ibraim I, la cui età però non coincide con quella della fanciulla; quindi, riferisce Serricchio, è “una ipotesi che viene a cozzare contro la tradizione, persona diversa da Giacoma Beccarini, che i genitori ritenevano morta durante il sacco”. Le incoerenze di questa storia non si fermano ai dati storici, ma anche al famoso quadro raffigurante Giacometta, custodito nello studio del sindaco. Secondo la leggenda, Beccarini divenuta Sultana avrebbe donato alla sua città d’origine il proprio ritratto. In effetti questa tela, restaurata nel 2010, non sarebbe dell’epoca di Giacometta Beccarini, come si evince dalla relazione del Prof. Tommaso Adabbo, bensì semplicemente una copia ottocentesca dell’Agar di Pier Francesco del Cairo (Varese 1607 – Milano 1665). Del Cairo, come altri artisti dell’epoca, aveva dipinto numerose versioni di queste giovani donne con l’espressione triste del viso e il capo coperto con un grande turbante, in riferimento alla loro origine orientale. Il dipinto originale di questa giovane donna si trova a Venezia presso la collezione privata della famiglia Ferruzzi, e il ritratto della “nostra Giacometta” altro non è che una grossolana imitazione di un autore locale ignoto. Questa è solo una delle tradizioni o credenze locali smentite da analisi e ricerche documentarie, che ne hanno rilevato l’infondatezza storico-scientifica. Ciò non toglie che questa sia una bella favola da continuare a raccontare ai nostri figli come patrimonio cittadino da tramandare. Ringraziamo l’architetto Michele Di Lauro per aver condiviso con noi il saggio in cui raccoglie tutte le testimonianze relative alla storia della presunta Giacometta.

di Mariantonietta Di Sabato

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