Martedì 30 Aprile 2024

Il teatro come gioco per scacciare l’umor nero

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La Sala Convegni di Parco Città di Foggia, il 10 aprile scorso, ha accolto l’evento conclusivo del progetto “G.A.P. Giovanile. Quando il gioco diventa dipendenza. Strategie di prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico”. Rivolto principalmente a studentesse e studenti di scuole secondarie di secondo grado, sostenuto dalla Regione Puglia e promosso dai Dipartimenti Dipendenze Patologiche delle ASL pugliesi, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura, il progetto ha visto attivati, in provincia di Foggia, tre laboratori: Manfredonia, San Severo e Cerignola. Il laboratorio di Manfredonia, che comprendeva anche un’azione di sensibilizzazione a Monte Sant’Angelo, è stato affidato alla compagnia Bottega degli Apocrifi. Aperto a 30 partecipanti, ha visto l’adesione di ben 42 ragazzi e ragazze provenienti dall’Istituto Roncalli-Euclide-Rotundi-Fermi e dal Liceo Galilei-Moro che, insieme, hanno giocato al teatro. Un gioco fatto di corpi in movimento e di sguardi in relazione che hanno portato questi ragazzi a ragionare di umor nero, per dirla con Melville, e ai modi che ognuno ha per scacciarlo. Durante il laboratorio i ragazzi hanno contato le legalissime sale slot e le sale scommesse incontrate nel tragitto da casa al teatro, e tutti i giochi d’azzardo a cui si può accedere dal cellulare con un click, finché non hanno perso il conto. E infine hanno incontrato i testimoni reali di questa dipendenza. In dieci sono arrivati a Manfredonia dall’Associazione dei giocatori anonimi di Taranto. Sono entrati in teatro e hanno trovato i ragazzi seduti in cerchio sul palco, “è come nei nostri incontri, – hanno detto – anche noi cominciamo sempre dal cerchio”. Sono saliti sul palco, si sono uniti al cerchio e hanno raccontato le loro storie, le loro vite, senza retorica e senza pietà. Da qui si è partiti per realizzare il momento finale, l’esito del laboratorio, per poter restituire agli spettatori la stessa energia vitale che si è sprigionata sul palco in quel preziosissimo momento di incontro. Un coro di ragazzi che dal palco di un teatro ha lanciato il suo inno alla felicità, il suo modo per scacciare l’umor nero, con l’ironia, la ferocia e l’allegrezza del teatro. Una meravigliosa lezione, perché il teatro – per chi lo fa e per chi lo guarda – è un gioco collettivo, che necessita di essere tutti nello stesso luogo nello stesso momento, e si oppone a un gioco individuale e solitario come quello delle slot machine o dello schermo di un telefono. Anche in teatro si gioca per vincere, e si vince quando quello che accade sul palco arriva a chi sta seduto in platea fino a fargli pensare “questa cosa mi riguarda”. La differenza sostanziale è che si vince solo se si gioca insieme e la vittoria non è immediata, non è mai facile come premere il bottone di una macchinetta o un tasto del cellulare: costa fatica, fisica e di concentrazione, bisogna essere sempre in relazione e, quindi, sempre presenti a sé stessi per poter scacciare tutti insieme l’umor nero di ognuno.

Mariantonietta Di Sabato

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