Martedì 30 Aprile 2024

Santa Messa per l’inizio del ministero pastorale del nuovo Arcivescovo di Foggia-Bovino Pelvi

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Omelia di Sua Eccellenza mons. Vincenzo Pelvi
Cattedrale di Foggia, 13 dicembre 2014

Eminenza carissima,

Venerati Confratelli vescovi,
Cari sacerdoti,
Fratelli e sorelle,

abbiamo ascoltato la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri… a promulgare l’anno di grazia del Signore» (Is 61,1-2). Queste parole, pronunciate tanti secoli fa, risuonano quanto mai attuali anche per noi, mentre siamo a metà dell’Avvento ed in vista ormai del Natale. Sono parole che rianimano la speranza, preparano ad accogliere la salvezza del Signore e annunciano l’inaugurazione di un tempo di grazia e di liberazione.
A vivere bene questo tempo di attesa ci invitano tre voci che, pur nella diversità dei toni, confluiscono in un solo annuncio: il Regno di Dio.
La prima voce è del Battista: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore» (Gv 1,23). Giovanni è un testimone, una voce-guida che ha il compito di indicare all’umanità la luce perfetta, il Signore. Trasformato dall’incontro che ha fatto, lontano da ogni esibizionismo o protagonismo, il testimone conduce non a sé, ma a Colui a cui rende testimonianza.
Per tre volte domandano a Giovanni: «Tu chi sei?». Per tre volte risponde: «Io non sono».  Egli trova la propria identità in rapporto a Dio: io sono voce, la parola è un Altro. “Io, ma non più io”: è il senso dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la bellezza della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la gioia: non fare la nostra volontà, non perseguire nostre idee, ma metterci assieme in ascolto della parola del Signore, cosicché sia Egli stesso a guidare la nostra Chiesa.
La seconda è la voce dell’apostolo che, testimoniando il Cristo risorto, ne annuncia la continua venuta nella Chiesa e nella storia umana (cfr. 1 Ts 1,23).      Quella di Paolo è un invito alla comunione, ad una missione di amicizia, di comprensione, di incoraggiamento, di salvezza.
L’amore alla Chiesa coinvolge tutti. Nell’amore non c’è distinzione. Tutti siamo chiamati ad amare la Chiesa e la misura dell’amore non è data dal lavoro che compiamo in essa e per essa o dall’importanza che noi gli diamo.
Amare la Chiesa di Foggia – Bovino significa appartenerle con sincera e gioiosa gratitudine, perché è la Chiesa in cui il Signore ci viene incontro e in cui, assieme agli altri, viviamo il rapporto con Dio. Se diciamo di appartenere veramente al Signore non possiamo non appartenere alla comunità ecclesiale.
Facciamo nostra la sfida di Papa Francesco, quella di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica del nostro tempo che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana di solidarietà. La gioia del vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno.
La terza voce è del profeta Isaia, una voce che promette speranza ai poveri, forza ai malati, liberazione agli schiavi e prigionieri. La stessa voce risuona oggi nel deserto delle città, dove c’è assenza di Dio.
Vi sono tante forme di deserto: il deserto della povertà, della fame e della sete, il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo.
I deserti esteriori si moltiplicano, perché i deserti interiori sono diventati ampi. La Chiesa deve condurre gli uomini fuori dal deserto, verso Colui che ci dona la vita in pienezza.
Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri la sua amicizia. Il compito del vescovo, allora, è bello perché è un servizio alla gioia che vuol fare il suo ingresso nel mondo.
«Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni». Anch’io, chiamato da Dio, desidero essere testimone della luce. Vengo a voi con trepidazione e fiducia, ma non timore, perché nulla può impaurire un discepolo che vuole seguire Gesù, il cui sostegno è sempre affidabile. So che il Signore mi manda ad una chiesa singolare per storia e temperamento civile. Qui non mancano i segni della santità, i cercatori della verità, i testimoni della carità.                                                                                                             Carissimi, pregate per me, perché impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché impari ad amare sempre meglio voi, suo gregge. Preghiamo gli uni per gli altri, perché impariamo a portarci gli uni gli altri.
«Fratelli, siate sempre lieti» (1 Ts 5,16). Questo invito di Paolo alla gioia caratterizza anche l’odierna domenica, detta Gaudete. Esso risuona fin dalle prime parole dell’Antifona all’Ingresso: «Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Sì, siamo lieti perché il Signore ci è vicino e fra pochi giorni celebreremo il mistero della sua Nascita.
Maria, colei che per prima ha ascoltato dall’Angelo l’invito: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28), ci indica la via per raggiungere la vera gioia, quella che proviene da Dio.

Ringraziamento di Sua Eccellenza mons. Vincenzo Pelvi
Cattedrale di Foggia, 13 dicembre 2014

 

Fratelli e sorelle carissimi, inizio oggi, nel nome del Signore, il mio servizio episcopale nella Chiesa di Foggia – Bovino. A questo servizio mi ha chiamato Papa Francesco e ho accolto con gioia la sua volontà.

            Desidero lodare il Signore della vita che sempre ci sorprende con i suoi doni e mai si stanca di radunare la sua Chiesa, arricchendola di ogni bene.
Ringrazio Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini, per la paterna vicinanza; come Vicario del Santo Padre per la Diocesi di Roma rende visibile il nostro vitale legame con il successore di Pietro, al quale rinnoviamo la profonda gratitudine per la sua luminosa parola e la gioiosa testimonianza.                                                                                                                  Il mio affettuoso grazie all’amato Arcivescovo Francesco Pio, che mi consegna questa Chiesa bella, da lui guidata per oltre undici anni, impegnando le sue capacità per l’annuncio del Vangelo, rimanendo vicino alla gente, soprattutto a chi è più provato dalle difficoltà della vita.
Un fraterno saluto ai confratelli vescovi la cui presenza e preghiera è motivo di reciproco sostegno e rinnovata amicizia.
Ai fratelli di fede non cattolica esprimo la disponibilità a collaborare al servizio della verità, in un dialogo rispettoso, convinto che la fede non distrugge la ragione ma la illumina. Una parola di viva cordialità e di riconoscenza vorrei rivolgerla al Sindaco di Foggia, a tutte le autorità civili e militari, che hanno voluto assicurare oggi la loro vicinanza. Abbiamo un percorso da condividere, al di là degli specifici ambiti di competenza, ed è il bene comune del popolo. Voi lo ricorderete a me ed io farò altrettanto con voi, se mai dovessimo in qualche maniera dimenticarlo. La passione della Chiesa è l’uomo vivente con le sue problematiche, le attese e le preoccupazioni. Penso in questo momento ai membri più vulnerabili e insieme più preziosi della realtà diocesana e della società in genere, ai sofferenti di ogni tipo, ai malati, ai carcerati, ai poveri, a coloro che sono oppressi dalla fatica di vivere, a tutti coloro, che nel profondo del loro cuore, sapendolo o no, sono in attesa del Vangelo di Gesù Cristo, della rivelazione della tenerezza di Dio. È davanti all’umanità crocifissa che i cristiani devono ritrovare il loro slancio missionario, la percezione dell’urgenza dell’annuncio, del debito di amore verso le sorelle e i fratelli. A riguardo vorrei dire ai nostri giovani: abbiate fiducia; il Signore non viene a togliere ma a donare. Voi desiderate la felicità: il Signore è la felicità. Lui solo dà senso alla vita, Lui solo è la Bellezza che voi cercate.
A voi, carissimi sacerdoti e diaconi, che da oggi diventate miei primi collaboratori, chiedo di camminare insieme, con amicizia e lealtà, senza indugi, sostenendo chi fa più fatica. Mettiamo sempre al vertice delle nostre scelte non il tornaconto personale, ma lo zelo per l’annuncio del Vangelo e l’amore per la Chiesa.
Saluto i nostri seminaristi e chi è preposto alla loro formazione; vi invito a sostenerli con la preghiera affinché siano protagonisti gioiosi dell’evangelizzazione dei propri coetanei.                                                                                                                                             Voglio, inoltre, ricordare Consacrati e Consacrate, dono meraviglioso alla nostra Chiesa, chiamati ad essere segno credibile e luminoso del Vangelo.
A voi laici, impegnati nelle varie opere diocesane, nella Caritas, nelle parrocchie, nei gruppi e istituzioni di volontariato, nelle varie comunità e associazioni ecclesiali, assicuro il mio ascolto e l’attenzione per quello che siete e fate.
Un pensiero rivolgo anche agli amici della Chiesa di Napoli e della Chiesa Ordinariato, e ai miei familiari. Non vi nomino singolarmente, perché tutto quello che potrei dire in questo momento sarebbe sempre inadeguato rispetto al bene che ho ricevuto e continuo a ricevere da voi.
In questo contesto mi preme, infine, ricordare con gratitudine le molte persone che, guidate dal Vicario generale, mons. Filippo, con generosità e competenza hanno reso possibile questa celebrazione come pure coloro che l’hanno resa accessibile attraverso i vari mezzi di comunicazione.
Uniti nella preghiera, non ci mancherà la potente intercessione della Beata Vergine Iconavetere, di san Guglielmo e di san Pellegrino, dei santi e beati della Chiesa di Foggia-Bovino, alla cui protezione.

+ Vincenzo Pelvi
Arcivescovo

 

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Capitanata · News

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