Giovedì 25 Aprile 2024

Il sindaco Riccardi si sente in 'trincea': "Hanno ucciso il mestiere più bello"

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Un articolo di Concita De Gregorio apparso ieri su Repubblica.it, nella sezione Inchieste. Il titolo eloquente: “Hanno ucciso il mestiere più bello”, dove per mestiere si intende quello di sindaco. Un articolo all’interno di un’inchiesta a più ampio respiro, sulla vita da sindaci chiusi in trincea. Dove si evidenzia il fatto che il nuovo “governo dei sindaci” di Renzi abbia riacceso i riflettori sulla figura dell’amministratore locale, primo punto di riferimento per i cittadini ormai esasperati dalla crisi e dalla burocrazia. Un’inchiesta, quella di Repubblica, dove si sottolinea come non sia più solo la criminalità organizzata a minacciare i municipi, ma di come siano ormai centinaia gli episodi di violenza commessi da persone comuni. E di come in Parlamento circolerebbe una richiesta di Commissione d’inchiesta sul fenomeno.

Nello specifico, l’articolo sui sindaci della De Gregorio è stato postato su Facebook dall’Ufficio Stampa del Comune, e successivamente condiviso dal sindaco Riccardi, con tutta evidenza in sintonia con quanto scritto dalla popolare giornalista. Un passaggio esemplificativo e significativo del pezzo, recita:“Fare il sindaco è diventata una condanna. Una sciagura“. Con l’amara conclusione: “E’ questa l’origine ultima del disincanto verso la politica. Chiunque vada al governo, oggi, deve ricominciare da qui: i sindaci sono il primo bersaglio, il più prossimo, dei cittadini. Fare il sindaco non è solo un trampolino di lancio per la politica grande, non per tutti. Fare il sindaco è stare alla pari fra pari. Se non date loro i mezzi, voi che avete le mani sul quadro di comando, se vi approfittate della loro credibilità per avere voti e poi chiudete l’ossigeno state uccidendo la fiducia – l’ultima – nella politica”.

Un sindaco sulla stessa lunghezza d’onda, dunque, di coloro che vedono i primi cittadini accerchiati, come unici bersagli del malcontento diffuso. Una posizione più volte espressa, soprattutto nei momenti di alta tensione dovuti alle imposte da far pagare alla città, ultima la Tares natalizia, “Non sono masochista, non avevamo alternative”, o “Siamo diventati semplici esattori, la colpa è dello Stato centrale”, alcune delle sue dichiarazioni di risposta alla rabbia strisciante sul web. Veri segnali di impotenza, o di arrendevolezza, almeno a parole, di fronte al “mostro” Stato. O la rivendicazione di non voler essere considerato a tutti i costi la Panacea di tutti i mali, veri o presunti. E  il voler mettere in evidenza l’articolo della De Gregorio, ne è solo l’ulteriore conferma.

Di seguito, proposto integralmente, l’articolo di Concita De Gregorio.

“C’è stato un tempo, incredibilmente recente, in cui si diceva che fare il sindaco fosse il mestiere più bello del mondo, ed era vero. E’ successo così pochi anni fa che se ci sforziamo ce lo ricordiamo ancora. Nelle piccole città, per esempio, nei paesi: nei luoghi dove eravamo nati e dove certe domeniche tornavamo. C’era qualcuno che era stato a scuola con noi, in un’altra sezione di un altro anno, o che era stato vent’anni fa fidanzato/a con qualcun altro che conoscevamo bene, o che era il figlio dell’Amelia la collega di nostra madre, ti ricordi l’Amelia?, e questo qualcuno adesso era il sindaco. Lo si incontrava per strada la mattina, buongiorno sindaco, si sorrideva con allegra ironia come a dire “sindaco, chi l’avrebbe detto…”, e lei o lui sempre, sempre passava mezz’ora a rispondere non puoi capire la bellezza di questo mestiere, il contatto con la realtà, la prossimità con le persone, la soddisfazione di essere utile, la certezza di poter davvero cambiare le cose, guarda la politica alla fine non c’entra, è un’altra storia questa, se ti ci metti davvero puoi fare, cambiare i destini. Fare bene, il bene. In buona fede, provando e magari sbagliando, ma fare.

Qualcuno se lo ricorda? Io sì. Mi ricordo anche che era vero. Che un sindaco, il sindaco di una piccola o media o persino grande città, poteva davvero rovesciare il guanto e cambiare la storia. Potrei fare esempi, nomi. Quello che assegnò le case popolari. Quello che salvò la fabbrica dalla chiusura. Quello che fece il parco. Quello che si inventò il lungomare che non c’era. Quello che si gemellò con Chernobyl. Quella che riscattò le terre alla mafia. Ma sono storie di ieri, l’altro ieri. Qui parliamo di adesso. Adesso, oggi, in un lasso di tempo infinitesimale, fare il sindaco è diventata una condanna. Una sciagura. Sono passati gli anni, siamo cresciuti e poi invecchiati: non sono più i figli degli amici, ora. Sono gli amici. Sono loro ad aver affrontato campagne elettorali a dispetto dei partiti e averle vinte. Sono gente della nostra generazione, della nostra età che chiama e dice: è un inferno. Hanno scommesso tutto, hanno sgominato la diffidenza e il disincanto, hanno vinto. Bene, no? Malissimo, invece.

Vi racconto un segreto. Ho un’amica cara, carissima, che quando le hanno chiesto – come a molti di noi nei paesi è successo – ti candidi? Ha detto sì, va bene provo. Ma guarda che c’è il ras della camorra (o delle tessere, degli affari, della massoneria, fate voi) ha detto va bene, provo. Ha vinto a dispetto di ogni previsione, perché la capacità delle persone di sperare ancora è illimitata e per meraviglia irragionevole. E’ stata felice, ha fatto una grande festa, si è messa al lavoro. Due mesi dopo le hanno messo sotto sequestro i mutui bancari. Un importante leader politico da Roma l’ha chiamata per consigliarle di cercare un accordo con i mafiosi. Non l’ha fatto. Hanno minacciato suo figlio, a scuola: lo hanno isolato e deriso. Non l’ha fatto comunque. Hanno licenziato suo marito con l’occasione degli esuberi. Ha resistito ancora. Hanno fatto chiudere il negozio di suo padre triplicando l’affitto dei locali. Pazienza. Poi l’hanno messa nelle condizioni di non poter spendere un euro, perché per avere libertà di investire in nuovi progetti devi avere una disponibilità economica e se non hai il credito da Roma – dunque se non hai i favori di quel leader che ti consigliava come fare con la mafia – la spending review ti impedisce di fare la mensa all’asilo. Di conseguenza: rivolta dei genitori. Ti impedisce di sbloccare un pignoramento. Di conseguenza: rivolta degli abitanti del quartiere. Non puoi assumere chi merita. Di conseguenza: rivolta dei precari. Non puoi mettere a norma gli alloggi. Di conseguenza: rivolta di popolo. A sei mesi dalle elezioni, vinte a maggioranza assoluta, le hanno recapitato – i concittadini che, chissà, l’avevano votata – una busta piena di sterco. Le lettere anonime di minaccia arrivano ogni giorno a casa. Chiede: cosa rispondo, come reagisco. E’ una trappola: ci mettono a fare qualcosa che poi ci impediscono di fare. E’ un orribile inganno. E’ vero, è così.

E’ questa l’origine ultima del disincanto verso la politica. Chiunque vada al governo, oggi, deve ricominciare da qui: i sindaci sono il primo bersaglio, il più prossimo, dei cittadini. Fare il sindaco non è solo un trampolino di lancio per la politica grande, non per tutti. Fare il sindaco è stare alla pari fra pari. Se non date loro i mezzi, voi che avete le mani sul quadro di comando, se vi approfittate della loro credibilità per avere voti e poi chiudete l’ossigeno state uccidendo la fiducia – l’ultima – nella politica. E’ questo che state facendo? E poi cosa? Attenti, scherzate con l’ultimo fuoco”.

Graziano Sciannandrone

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Commenti

  • avete contribuito allo sfascio dell’Italia con la politica spendacciona per il consenso popolare! A Casa! Tanto qualcuno ha anche l’obbligo di dimora! A casa state casa che è meglio per noi.

    Cittadino schifato 06/03/2014 7:51 Rispondi
  • FORSE SAREBBE STATO MEGLIO SCRIVERE “IL SINDACO RICCARDI SI SENTE ALL’OBBLIGO DI DIMORA” Ah Ah Ah.

    PREPARATI “LUCIA”, altro che posto in Paradiso, preparati almeno ai domiciliari… Ah Ah Ah Nella gabbia l’AQUILA REALE dove cavolo vola più?!?!? Il “potere”, solo a quello sapete pensare, oltre ai soldi e alle poltrone… Che giovani-vecchi, fate compassione…

    Elena da Cerignola 06/03/2014 0:34 Rispondi
  • Cara lucia devi capire che chi critica lo fa perche`ne ha gia sopportate tante di malefatte amministrative da sindaci e assessori, e per malefatte intendo tutto cio che un sindaco o assessore disonesto ha il potere di fare e che fa ogni volta che gli si presenta l’occasione, non c e`bisogno di specificare perche`sappiamo tutti bene i patti che si suggellano nelle segrete stanze tra sindaci e amici vari, come sappiamo bene i soldi che girano dietro l’attivita` amministrativa, parlo di forniture, commesse, progettazioni, appalti pubblici, di soprafatturazione,sono tanti milioni ma proprio tanti, per capire
    la questione basta vedere il grado di ricchezza di una persona
    quando entra in politica e gli viene affidato un incarico
    amministrativo, e poi verificare la sua ricchezza( tenore di vita,
    con tutta la famiglia, prestanomi compresi)a fine mandato, per
    rendersi conto del misfatto perpetrato ai danni dei contribuenti. Per questi motivi oggi i sindaci non sono ben visti, che si torni all’ onesta` intelletuale, politica e amministrativa. I sindaci rovinano se stessi, uccidendosi da soli. Il problema e` che nemmeno lo capiscono perche` la loro caparbieta` e` cieca.

    antonella 05/03/2014 23:19 Rispondi
  • Avete ucciso le nostre spetanze come avere una casa,una vita normale.senza affanni!

    Domenico 05/03/2014 19:35 Rispondi
  • Forse qualcuno di voi non ha ben compreso l’articolo, che, in realtà, è una critica sacrosanta a quei sindaci (o assessori), come ne conosciamo bene qualcuno anche a Manfredonia, che hanno ucciso (loro e non altri!) questo mestiere, quello di Sindaco (o politico in generale). E lo si comprende chiaramente, senza strumentalizzazioni di sorta, nei passaggi dell’articolo di stampa in cui si fa riferimento, condannandolo, all’uso di “fare il sindaco solo come trampolino di lancio per la politica grande”, o al non accettare di “stare alla pari fra pari”, o all’essersi approfittato (come tanti politici a Manfredonia!) “della loro (dei cittadini) credibilità per avere voti e poi chiudergli l’ossigeno”. Quindi, per quei SINDACI e ASSESSORI che ancora fanno finta di non capire, là dove è scritto nell’articolo “state uccidendo la fiducia – l’ultima – nella politica”, il RIFERIMENTO E’ A VOI E SOLO A VOI. Un invito a tutti i Sindaci e i politici che hanno tentato di travisare il significato di questo articolo: leggeteli meglio i testi dei giornalisti prima di commentare… In realtà, chi ha distrutto il mestiere di Sindaco sono stati alcuni dei sindaci stessi, con il loro modo di fare e di rapportarsi ai cittadini, dopo tante promesse fatte e impegni presi e non mantenuti. E a Manfredonia, purtroppo, su questi deprecabili atteggiamenti tenuti negli anni (e tutt’ora) da parte di sindaci e assessori si potrebbero scrivere libri…

    Emiliano da Bari 05/03/2014 16:50 Rispondi
  • Bel commento…LUCIA…a buon intenditor…avrai un posto in paradiso!!!

    Aquila reale 05/03/2014 15:24 Rispondi
  • Articolo meraviglioso, fotografa l’amara verità
    Si diventa bersaglio
    Si diventa vittime delle strumentalizzazioni di chi vorrebbe stare al tuo posto
    E poi mi chiedo: vorrei davvero vederla, quella gente che critica ” al potere”!

    Lucia 05/03/2014 14:36 Rispondi
    • Il Sindaco deve amministrare il comune e rispondere di ciò alla sua Comunità. Con l’elezione diretta si è cercato di sottrarre il Sindaco alla politica e alla partitocrazia, purtroppo non è sempre così e si assiste a squallidi teatrini a spese dei cittadini.

      tiger 05/03/2014 20:05 Rispondi

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