Martedì 10 Dicembre 2024

'L&W Capitanata': "Pesca, un settore da rilanciare con il ricambio generazionale e l'apertura al territorio"

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Organizzato dal Coordinatore cittadino di Lavoro&Welfare Giuseppe Quitadamo, ha avuto luogo venerdì scorso presso il Centro Giovanile un interessante ed utile incontro seminariale focalizzato sul lavoro dei pescatori, una attività decisamente rappresentativa della storia economica, produttiva e sociale di Manfredonia e delle altre comunità locali rivierasche del relativo compartimento marittimo (Peschici, Vieste, Mattinata, Zapponeta). Presenti all’iniziativa una trentina di partecipanti, con larga rappresentanza di operatori del settore.

A condurre l’incontro e le interviste ad alcuni ospiti con alle spalle una significativa esperienza nel settore della pesca è stato il sociologo Silvio Cavicchia, in rappresentanza dell’Associazione.

Per Antonio Fiananese, già Presidente di una Cooperativa di pesca, ancora oggi armatore ed attivo operatore, “per comprendere la strategicità del ruolo e del lavoro della categoria è necessario inquadrare la sua effettiva incidenza nel contesto complessivo del nostro tessuto territoriale, partendo dal fatto che fino a poco prima degli anni 2000 la flotta peschereccia di Manfredonia, nonostante alcune oscillazioni temporali, contava poco meno di 500 imbarcazioni e dava lavoro a circa 2000 addetti diretti, oltre all’indotto della commercializzazione. Si trattava della prima flotta in Italia e della seconda marineria, dopo quella di Mazara ”.

Oggi contiamo complessivamente non più di 200 imbarcazioni, di cui una quarantina di barche con reti su posto, per un totale di circa 500 addetti diretti.

La pesca del bianchetto e del rossetto, a detta di Fiananese, fu sicuramente il fattore decisivo per la crescita esponenziale del settore a Manfredonia.

Per Giacomo Trotta, tecnico del settore e mediatore marittimo, anche la cantieristica a servizio della costruzione e manutenzione delle imbarcazioni da pesca ebbe i suoi tempi migliori a metà degli anni ’80. Dal ’93 in poi ci fu il suo graduale declino, dovuto essenzialmente ad una legislazione nazionale ed europea che ha di fatto limitato gli investimenti nella costruzione di nuove barche, anche a causa di notevoli vincoli burocratici e costi eccessivi.

“Mentre pensavamo ad ingrandirci come flotta, una politica europea, più idonea per i mari del Nord e poco  attenta alle nostre specificità, ha continuato Fiananese, ha causato un duro contraccolpo allo svolgimento ordinario del nostro lavoro e, probabilmente, ci ha colti anche impreparati ad affrontare da protagonisti attivi e non passivi una normativa in continua evoluzione che ha sostanzialmente puntato a contenere l’attività di pesca”.   

“Prima il costo eccessivo del gasolio che è arrivato a coprire quasi il 70% dei ricavi, poi l’imposizione di una tipologia di reti a maglie più larghe, l’obbligo di usare contenitori del pescato in materiali di polistirolo e non di plastica, la stessa riduzione dello sforzo e del tempo di pesca con il ricorso alla cassa integrazione, la prescrizione eccessiva di adempimenti burocratici e di strumentazione elettronica di monitoraggio a bordo, hanno via via condizionato la vita lavorativa fino a renderla in molti casi non più sostenibile economicamente. I nostri politici locali e chi ha rappresentato la categoria ai massimi livelli  non hanno saputo muoversi a nostra tutela”.

“Sicuramente, ha concluso Fiananese, la marineria di Manfredonia ha pagato anche l’inadeguata capacità di innovare la propria attività di commercializzazione del pescato e si è fin troppo adagiata in modalità organizzative tali da interpretare come obbligo l’adesione alle cooperative, non già come modello di partecipazione e di protagonismo dal basso alla gestione delle potenzialità della pesca”.

 “I figli dei pescatori e i giovani devono sposare la causa del rilancio del settore a Manfredonia”, ha detto Matteo Conoscitore, giovane figlio di pescatore, laureato in economia, impegnato in prima persona in questo senso.

“La normativa europea, sostiene Conoscitore, dobbiamo conoscerla per poterla gestire a sostegno di attività innovative, come quelle che legano la pesca al turismo o quelle che -aggregando pescatori e  commercianti- puntino alla trasformazione in loco del prodotto e ad una sua commercializzazione organizzata in proprio su scala nazionale ed internazionale. Perciò dobbiamo associarci in modo più consapevole”.

Silvio Cavicchia e il Coordinatore provinciale di “Lavoro&Welfare” Salvatore Castrignano hanno ringraziato gli intervenuti ed espresso l’auspicio che con il necessario ricambio generazionale la categoria possa riprendersi lo storico ruolo di protagonista dello sviluppo economico e sociale locale, mettendo a disposizione in modo autentico e integrandole con il territorio, risorse e competenze autonome utili al necessario cambiamento della città, con l’obbiettivo della prioritaria valorizzazione di ogni potenzialità legata al mare.

Al termine del confronto si è deciso unanimemente di ritrovarsi per approfondire le prospettive.

 

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