Venerdì 26 Aprile 2024

Simone-Starace: Legambiente sostiene impianti eolico offshore

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Intervista al prof. Giovanni Simone e all’Ing. Matteo Starace, cittadini di Manfredonia che hanno collaborato con il coordinamento delle associazioni per dire no all’eolico offshore.

-Sappiamo che vi siete occupati dell’opposizione all’installazione degli impianti eolici  offshore nel golfo di Manfredonia e Nord Gargano. Qual è stato il vostro impegno

Si era costituito un raggruppamento di associazioni per affrontare la problematica. All’interno di tale raggruppamento noi curavamo i rapporti con le Istituzioni e con la stampa. Le cose filavano bene tanto che si arrivò ad avere il diniego del governo all’installazione di uno dei due impianti previsti nel mare del Golfo di Manfredonia. (vedi Consiglio dei Ministri, 14.02.2014). In quel periodo avevamo approntato un nostro studio su osservazioni relative all’impatto ambientale di questi impianti, non solo nel Golfo di Manfredonia ma anche nel mare del Nord Gargano, però ci rendemmo conto che, all’interno del coordinamento che si era generato, c’erano alcune persone che sembravano voler strumentalizzare questa realtà per fini politico-elettoralistici.  A questo punto ci fermammo, facemmo un passo indietro, uscendo dal comitato del coordinamento e chiarendo che la nostra azione era stata sempre intesa a non far realizzare lo scempio del mare e non per attivare azioni contro qualcuno. Non pubblicammo più il nostro lavoro per evitare che ci fossero strumentalizzazioni di sorta, adesso ci sembra che i tempi siano maturi per farlo conoscere e, a breve, lo presenteremo in una conferenza stampa.

Quali sono stati gli interlocutori che sostenevano il progetto per l’installazione degli impianti eolici offshore?

-In riferimento ai progetti presentati per installare impianti eolici offshore nel Golfo di Manfredonia e nel Nord Gargano, tra i sostenitori dell’individuazione del nostro golfo per questi insediamenti, va citato – come da articoli e comunicati stampa – il responsabile di Legambiente per il settore energia e vicepresidente nazionale dell’associazione, il sig. Edoardo Zanchini. Ad una testata giornalistica della Provincia di Foggia, in data 23/10/2013 ha dichiarato: “‘Per noi l’eolico offshore è assolutamente compatibile col Golfo di Manfredonia”. E’ evidente che il sig. Zanchini sembrerebbe non conoscere affatto la realtà ambientale del golfo oppure, forse ha fatto finta di non sapere.

-Ma perché Legambiente sarebbe a favore della costruzione di questi impianti?

Legambiente, partendo come associazione ambientalista, nel tempo pare sia diventata un punto di riferimento per una serie di aziende (vedi articoli del Fatto Quotidiano). Da qui risulterebbe presente in maniera diretta e/o indiretta in alcune società che operano nel settore ambientale e con relativi profitti. Sarebbe interessante poter verificare se le commesse di queste società provengono dal settore pubblico o privato e in che misura incidono i fondi pubblici. Tutt’altro scenario si presenta a livello locale, dove i soci di Legambiente, con il loro impegno, convincono l’opinione pubblica a ben vederla. Ma se accade che una sezione locale si trova in disaccordo con le politiche elaborate al centro, in questo caso, nessuno vieta ai nazionali di rimuovere tali rappresentanti locali per continuare ad andare avanti.

Premesso quanto sopra si può comprendere come mai Legambiente sia diventata la “paladina” dell’eolico offshore, nonostante precisi obblighi normativi relativamente alle tematiche ambientali e al diritto delle popolazioni a decidere circa lo sviluppo del proprio territorio.In queste ultime settimane stiamo assistendo a una campagna di pressione sul governo e sulle popolazioni, tramite interventi in televisioni nazionali, sui giornali, con lettere e note con le quali Legambiente chiede al Governo di stanziare incentivi per l’eolico offshore.

Lo stesso sig. Realacci, che rimane sempre presidente ad honorem dell’associazione di Legambiente e presidente della Commissione Ambiente della Camera, anche se adesso è un parlamentare (di lungo corso), sostiene con altri che, vista la reazione delle popolazioni ai progetti di installazione di impianti eolici offshore, il Governo deve stabilire dei parametri e regole, che chiamano “Linee Guida”, che consentano la realizzazione di tali impianti senza essere sottoposti ad autorizzazioni di sorta e obbligando le popolazioni ad accettarli.

Ma c’è stato qualche altro caso in cui Legambiente si è schierata per la costruzione di impianti eolici offshore?

-La Regione Molise, la Provincia di Campobasso, il Comune di Petacciato e il Comune di Montenero di Bisaccia, il Comune di Termoli e l’Arsiam (Azienda Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Molise), sono ricorsi al T.A.R. del Molise per bloccare la costruzione di un impianto eolico offshore al largo di Termoli. Il T.A.R. Molise – Campobasso: Sezione 1 – con sentenza n.992/2011 ha accolto il ricorso, sostenendo che la “Centrale eolica offshore” non si doveva realizzare perché determinava tra l’altro un forte impatto paesaggistico.

Avverso tale ricorso è anche intervenuta in giudizio l’Associazione Legambiente Onlus per opporsi alle doglianze articolate dalla Regione Molise, argomentando nella legittimità degli atti impugnati.

Successivamente il proponente dell’installazione degli impianti eolici offshore, la società Effeventi S.r.l., si è opposto con un ricorso.

Infine il Consiglio di Stato – Sez. Sesta, in sede giurisdizionale, definitivamente pronunciando sull’appello (RG n.4192/2012), lo respinge e riconfermava con la sentenza n. 01674 del 26 marzo 2013 quanto già sentenziato dal T.A.R. del Molise.

-Ma Legambiente ha avuto a che fare con la città di Manfredonia anche in altre occasioni?

La memoria va subito alla materia pasticciata della vicenda Enichem, quando presso l’associazione Lions di Foggia fu organizzata una conferenza – dibattito circa la definizione della soluzione post mortem dello stabilimento con interlocutore il sig. Realacci, presidente di Legambiente….

Altro evento che vede la presenza  di quest’associazione  è relativo alla vicenda della ex Daunia Risi, ora diventata Oasi Lago Salso. Legambiente si è inserita  nella definizione dell’assetto da dare a tutto il complesso facendo nascere un centro di recupero tartarughe marine con fondi pubblici.

Il centro ha avuto alterne vicende ma, comunque, ha una sua validità in quanto è inserito in una struttura del Parco Nazionale del Gargano che è anche un’ oasi per la vita di molte specie di uccelli. Adesso Legambiente sembrerebbe voler spostare questo centro per portarlo nell’area portuale, molo di ponente, in pieno centro della città di Manfredonia, utilizzando ancora una volta  fondi pubblici.

Ci chiediamo: “Si possono utilizzare fondi pubblici per fare la stessa cosa per due volte?

Inoltre, riteniamo necessario che i centri di recupero vadano ubicati in zone tranquille, distanti dai centri abitati e dalle principali vie di comunicazione al fine di ridurre al minimo lo stress e i traumi agli animali in cura e/o comunque presenti e pertanto l’Oasi Lago Salso è il luogo più confacente sotto ogni punto di vista.

Luisa Buonpane

 

 

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