Sabato 14 Dicembre 2024

L’immobilismo che diventa restaurazione in Capitanata ed a Manfredonia (di S. Cavicchia)

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Prima parte.

Tutto è immobile in Capitanata ed a Manfredonia: dal ceto politico all’Università di Foggia e istituzioni culturali chiuse, dalla Magistratura, che non riesce a portare compiutamente a termine importanti inchieste giudiziarie aperte ed ad intervenire sulle tante questioni amministrative legalmente poco chiare, dai corpi intermedi, che hanno scarsa o nulla rappresentatività o sono poco aperti al rinnovamento, al renzismo, che non c’è o meglio è stato assorbito e reso inefficace dal trasformismo e dal camaleontismo dei politici (sono diventati tutti renziani). Questi vari ambiti e fattori di arretramento nel nostro territorio meritano un approfondimento ed una discussione partecipata, anche per superare il senso di scoramento e di impaurimento che suscitano e per individuare elementi di fiducia e speranza nelle possibilità di cambiamento, comunque presenti.

 PERCHÉ LA CAPITANATA È DA TEMPO IMMOBILE?

Perché la Capitanata (e Manfredonia) è da cosi tanto tempo immobile? Perché questo immobilismo così stantio che porta ad infossarsi in una palude, per uscire dalla quale si fanno solo passi indietro, in una sorta di riutilizzo di una strada già percorsa e superata, rinchiudendosi nel passato ed affidandosi ancora una volta (ora e per sempre amen?) a coloro che hanno dominato nel ed il nostro territorio da 20/30 anni, senza che si sia mai accesa una qualche luce all’orizzonte per la società tutta, e non solo per se stessi?

Naturalmente nei diversi ambiti indicati esistono, pur bloccate e minoritarie, risorse e possibilità di rinnovamento. Inoltre i diversi fattori non hanno lo stesso peso e valore nel determinare l’ingessamento del corpo sociale, economico e culturale del nostro territorio, dato che la massima responsabilità è da assegnare al ceto politico dirigente, ed alla sua interconnessione col mondo affaristico ed economico, più legato a logiche parassitarie ed a rendite di posizione, qual è la “cosiddetta imprenditoria del mattone”. Detto questo, andiamo ad approfondire la domanda posta. Ci sono, innanzitutto, ragioni generali, che fanno da sfondo e rafforzano il processo di restaurazione locale. I parlamentari sono nominati, la riforma del senato e quella elettorale in atto, l’abolizione sostanziale dell’art. 18, vanno tutti nella direzione di un accentramento del potere nelle mani dell’esecutivo, con riduzione di spazi di democrazia. C’è un arretramento ed impoverimento economico, culturale, etico e democratico dell’intera società italiana che, tra l’altro, strutturalmente è sempre più emarginata nella divisione internazionale del lavoro e dell’economia mondiale.

 QUESTIONE MERIDIONALE E MENTALITÀ PASSIVA E SUBALTERNA

Ci sono poi ragioni specifiche, storiche-economiche e culturali-antropologiche, riconducibili alla questione meridionale, originata e strutturata dall’Unità d’Italia, cosi come documentato da Renzo Del Carria che negli anni ’60, con la pubblicazione di un poderoso libro “Proletari senza rivoluzione: storia delle classi subalterne dal 1860 al 1950”, ha avuto un ruolo importante nel dibattito politico sulle caratteristiche di una sinistra effettivamente espressione degli interessi e dei valori di cambiamento delle classi subalterne (proletari). Il libro, inoltre, mise in discussione la storiografia ufficiale e dominante, anche nella sinistra italiana, anticipando quella nuova prospettiva che oggi tanti studiosi e nuovi meridionalisti (Pino Aprile ed altri) hanno ancor più documentato: la questione meridionale ha origini proprio dall’Unità d’Italia (e dalla nascita dello Stato unitario borghese), la quale, realizzatasi come conquista ed annessione violenta del Sud, è la causa principale della arretratezza del Sud e dell’accentuazione progressiva del divario e disuguaglianza sociale rispetto al Nord. Furono principalmente due fenomeni sociali e politici che influenzarono in modo determinante la strutturazione di una mentalità dominante per lo più passiva, subalterna e di derivazione feudale, nel Sud ed in Capitanata: 1) La repressione militare dei movimenti sociali spontanei che nel Sud con le loro azioni e lotte sociali hanno espresso una grande spinta al cambiamento delle loro misere condizioni e del sistema sociale dominante e valori di solidarietà. 2) Il ruolo regressivo dei cosiddetti galantuomini meridionali, nobili o borghesi, liberali o borbonici, i quali, in modo trasformistico e camaleontico, pur di mantenere ed ampliare le proprie ricchezze e posizioni sociali dominanti, hanno sostenuto e sono stati diretti protagonisti della repressione violenta delle suddette istanze di rinnovamento (e speranza) dei ceti sociali subalterni.

Questa cultura antropologica, centrata sulla acquiescenza ai voleri dei potenti di turno e sull’accettazione supina dello status quo, è tuttora viva e operante.

 L’UNICO FILO ROSSO DEI FATTORI DI RESTAURAZIONE: IL POTERE PER SE’

In questo quadro del Meridione si innesta la restaurazione attuale della Capitanata, dove è individuabile un filo conduttore, un legame rosso che unifica le sette trappole del pantano: il potere per sé, a prescindere. Come si conquista e si mantiene, su quali interessi, valori e gruppi sociali si fonda, con quali mezzi e forme si manifesta, in questi tempi in cui i corpi sociali intermedi e le masse non hanno nessun peso e voce in capitolo, tempi in cui il conflitto ed, addirittura, la semplice dialettica sociale è quasi inesistente, se non bandita, repressa, morta? Ebbene di questi tempi il potere assume quasi esclusivamente forma istituzionale, è concentrato e chiuso in tutte le istituzioni-organizzazioni, da quelle politico amministrative locali e nazionali a quelle scolastiche-universitarie e culturali, da quelle mass-mediali a quelle sindacali-industriali. Alberoni col suo libro “Genesi” ha fornito un contributo fondamentale alla comprensione del rapporto fra movimenti ed istituzioni. L’istituzione è la massima espressione della forza del movimento e, ne è, insieme, la sua morte. Il movimento è dato da un gruppo d persone che, vivendo una forte esperienza di comunanza di idee e sentimenti, esprimono una volontà di rinnovamento radicale del personale e del sociale, attraverso un agire collettivo tendente a contestare l’ordine ed il potere esistente per realizzare il nuovo, fondato sui valori di solidarietà, giustizia ed uguaglianza sociale. Il movimento è fisiologicamente transitorio, per cui o scompare o genera/rigenera l’istituzione stessa. Da più di 30/40 anni in Capitanata non si sono manifestati movimenti e soggetti in grado di incidere minimamente su tale potere delle e nelle istituzioni locali, per cui l’immobilismo presente, durando da troppo tempo, si trasforma in restaurazione.

Due sono le principali caratteristiche di tali istituzioni nel nostro territorio. La prima è che esse sono diventate totalmente autoreferenziali, dimenticando le ragioni su cui si sono fondate. Sono gli interessi di chi le gestisce che diventano dominanti ed esclusivi nell’esercizio del loro potere. In ultima analisi le istituzioni sono diventate di per sé conservatrici; inserendosi in una mentalità dominante passiva e di derivazione feudale, non sono più al servizio ed espressione di quei movimenti sociali e gruppi che le hanno storicamente determinate, trovano solo in se stesse le ragioni del loro potere, non più all’esterno. La seconda è che tali istituzioni-organizzazioni sono gestite monocraticamente, autocraticamente, antidemocraticamente e con una fortissima riduzione di controlli sociali e politici, sia pure giuridicamente legittime. L’esempio più evidente di questo è il Sindaco che una volta eletto decide su tutto, l’uomo solo al comando. Inoltre i gestori, tutti gli uomini soli al comando, sono interconnessi, tesi a sostenersi reciprocamente per garantirsi la sopravvivenza personale e di gruppo; è nata la casta. Non a caso le storie delle persone citate nell’articolo come rappresentativi dei diversi fattori di restaurazione, e cioè Campo, Piemontese, Zanasi, Ricucci, Ricci ed altri, si sono intersecate nel passato e si intersecano continuamente oggi.

Nella seconda parte parleremo delle due economie e dei mondi vitali della Capitanata e di Manfredonia.

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”

silviocavicchia@gmail.com

Articolo presente in:
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  • Gli scritti Cavicchia, oltre ad essere totalmente demagogici dimostrando di non conoscere minimamente la realtà amministrativa, dovrebbero essere spot elettorali a pagamento.

    usceem 15/05/2015 7:59 Rispondi
  • Cavicchia mo c sfrik!!! Ha ragione lo zio, parl e parl e nn fe nint… votate Paolo Campo l’unico che può aiutarci a rinascere!!!

    Tonin va alla scol 14/05/2015 20:48 Rispondi
  • Chi è contro queste lodevoli considerazioni ed analisi è solo un mentecatto che sguazza nella casta, e fa vivere….. i propri “salvati della casta e frattaglie”, alias i lec..
    Sono queste considerazioni ed analisi che fanno intendere che c’è ancora uno spazio di democrazia in questa Italia….. checchè qualcuno tende a denigrare, mettendo in evidenza il proprio cervello di gallina……

    semprevigile 14/05/2015 20:23 Rispondi
  • La cosa più drammatica è proprio questa, mia cara Katia.

    Nonno Libero 14/05/2015 16:59 Rispondi
  • bravo Silvio…grazie per il tuo impegno disinteressato e generoso!! Ti stimo ed anche per questo voterò Manfredonia Nuova ed Italo Magno che so essere espressione delle forze più vitali della nostra amata città. Grazie.

    lino 14/05/2015 16:46 Rispondi
  • Tasto destro, seleziona tutto, strumenti, conteggio parole, dividi per tre= potevi scrivere 400 volte vota Manfredonia nuova oppure un paio di recensioni dei libri citati….ancora a parlare della questione meridionale, basta siamo nel 2015 guardiamo a come salvaguardare il nostro territorio grazie a chi ha competenze per farlo, cioè il PD e Paolo Campo!!

    zio 14/05/2015 14:39 Rispondi
  • Ma per piacere!!! 9 milioni di tagli negli ultimi anni al comune di manfredonia
    – patto di stabilità- impossibilitá di coofinanziare progetti europei x rischio sforo patto di stabilità- impossibilità di incrementare organico rischio sforo patto di stabilità
    Ma che realtà raccontate alla gente
    Servono manovre di governo a livello nazionale. Sono stati anni in cui hanno chiesto agli enti locali sacrifici e cosi è stato fatto.
    Ora serve rilancio punto e basta
    Noi siamo pronti con capacità e competenza manca solo l’imput che non dipende dalle volontà di un sindaco e di un assessore
    Perchè non spiegate ai cittadini i poteri di un Sindaco e di una giunta quali sono?
    Cosi fareste informazione sociale vera!!!!

    Katia 14/05/2015 6:12 Rispondi

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