Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni, Silvio Cavicchia: "Nel tessuto sociale locale è forte il desiderio di cambiamento"

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Seconda parte

“U pólepe ce coce pe ll’acqua sova stèsse”/ “A mòrt’u pólepe jì a cepòlle”

(Il polpo si cuoce bene con l’acqua dei propri tessuti, nel senso che ognuno impara a proprie spese. Il miglior modo di cucinare il polpo è quello con la cipolla, nel senso che per un tipo difficile c’è bisogno della persona adatta.) I nodi della storia politica di Riccardi, pertanto, stanno venendo al pettine, poiché la partita non si gioca solo sul piano elettorale, del controllo molecolare del voto, dell’accumulo di favori, piccoli e grandi, scambiati nel corso della oltre ventennale carriera politica, intesa letteralmente come una professione per avere posizioni di “potere” e mezzi economici per vivere, anche se tutto ciò ha un’enorme influenza ed è difficile da scardinare nel breve periodo. Si gioca anche sul piano culturale-antropologico, poiché nel tessuto sociale manfredoniano si è aperta una riflessione personale, a piccoli gruppi e collettiva, nelle famiglie e nei bar, nelle piazze e nelle passeggiate di Corso Manfredi, nei mercati rionali e settimanali, nei tanti piccoli e grandi luoghi di aggregazione, nei pullman e nelle scuole, nei circoli ricreativi ed in quelli associativi e culturali. In tutti questi luoghi e momenti forte è la domanda di cambiamento e la consapevolezza che finalmente qualcosa si muove, cambiare è possibile e necessario. C’è una riflessione culturale tra la gente comune e tra gli addetti ai lavori, (opinion leaders e piccoli e grandi dirigenti politici, locali e non) che porta a desiderare un cambiamento per liberarsi dalla cappa dei professionisti della politica e che trova in Italo Magno (e negli altri candidati alternativi) una possibilità effettiva.

Ci sono inoltre altri fattori di indebolimento legati al politico Riccardi e al suo cerchio ristretto. Riccardi non ha potuto accontentare tutti, e, quindi, ci sono molti scontenti che finora mugugnavano in silenzio, ma che oggi intravedono la possibilità di fargliela pagare, nella logica di tirare giù chi era su. C’è anche meno compattezza nella tradizionale Trojka (più uno), poiché c’è da spartire poco e le prospettive politiche di ciascuno sembrano differenti ed in qualche modo in contrasto tra loro. Inoltre, cosa di non poco conto, Riccardi si è circondato da sempre di persone pronte a servirlo ed adularlo in cambio di consistenti tornaconti personali, economici e di ruoli di prestigio. Costoro sembrano avere oggi le tasche e la pancia piena, godendo di privilegi pur avendo agito sempre nell’ombra e non avendo mai messo la propria faccia nelle responsabilità politiche. Hanno ormai scarse energie innovative, sono diventati schematici e ripetitivi, invisi anche a tanta gente: non vedono l’ora, alcuni, di trovare qualche scappatoia per allontanarsi dal cimento, per stanchezza e/o per opportunismo od in tutt’altre “faccende affaccendati” ed altro. Ottenuto ciò che volevano hanno perso motivazioni e spinte. In tal senso non è casuale che Riccardi non sia stato in grado di presentare un resoconto documentato dell’attività amministrativa svolta nei cinque anni, con un confronto con il relativo programma elettorale, poiché è mancato il loro apporto; tra costoro c’è anche invidia e lotta sotterranea tra chi ha avuto di più e chi di meno; pertanto tale cerchio ristretto sembra più fragile. Infine Riccardi si è oggettivamente staccato dal suo partito, cosa che in prospettiva è un’ulteriore punto di debolezza per la sua carriera politica.

Nella terza ed ultima parte saranno evidenziati i due fattori principali di rottura di Riccardi con l’opinione popolare manfredoniana: i “palazzinari” ed il processo penale giudiziario.

 

Silvio Cavicchia

Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia” ed esponente di ‘Manfredonia Nuova’

silviocavicchia@gmail.com

 

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