Venerdì 26 Aprile 2024

L’8 marzo “Giornata internazionale della donna”: educare per una maggiore equità

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L’8 marzo di ogni anno ricorre la “Giornata internazionale della donna”, nata agli inizi del secolo scorso, per rivendicare i diritti di uguaglianza delle donne che, in ogni parte della Terra, si battono affinché siano riconosciuti in tutti gli ambiti della loro vita familiare, lavorativa, politica e sociale. Con la risoluzione n. 32/142 del 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale(“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace“). Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, divenne la data ufficiale di molte nazioni.

Anche Manfredonia commemora questa data con un importante progetto promosso dal Comune: l’istituzione di un Centro Anti Violenza, sito in Via Pasubio 1/L e sarà aperto il martedì dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30 ed il giovedì mattina dalle 10.00 alle 12.30 – Tel fax 0884/533981  – Cell. 388/7504780. Esso è stato inaugurato lunedì 7 marzo ed è nato a seguito di una Convenzione, firmata a novembre 2015,  con il CAV “Osservatorio Giulia e Rossella” di Barletta, Ente di funzionamento autorizzato ai sensi del Regolamento della Regione Puglia n. 4/2007. Il Centro Anti Violenza di Manfredonia rientra nella “rete” dei servizi di Capitanata che supportano le donne vittime di violenza e maltrattate, nella maggior parte dei casi, dai propri partner o coniugi. Insieme al progetto “Roxana”, attivato nel 2000, si proteggono le donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale e rivolto soprattutto a straniere che possono accedere ai programmi di protezione secondo la L. 286/98  (art. 18 T.U. sull’immigrazione). Purtroppo ogni anno si denunciano dati allarmanti sui “femminicidi”, facendo registrare una morte ogni due giorni. Un vero bollettino di guerra! Non sono sufficienti i divieti e le leggi come quelle sullo stalking per fermare il femminicidio e dire basta alla violenza sulle donne! Per realizzare una piena inclusione della donna nella società occorrerebbe una “rivoluzione culturale” che mobiliti le masse verso la consapevolezza che la parità di genere è possibile. La famiglia rappresenta l’agenzia formativa per eccellenza da cui partire per educare, fin dall’infanzia, le “forme mentis” delle nuove generazioni, verso la cultura della parità di genere.

All’interno delle “rete” del Terzo Settore, riveste un ruolo importante, nella nostra comunità, il Gruppo degli “Amici di Santa Giovanna Antida Thouret”, presente nell’Istituto “San Francesco da Paola”,  che in occasione della festa della donna si riunirà per affrontare le questioni sociali che investono la “donna”. Da oltre un decennio, il gruppo, insieme alle “suore della carità” di Santa Giovanna Antida sostengono gli anziani e le famiglie bisognose, implementando servizi socio-educativi e ricreativi come il ballo e la ginnastica dolce. Riveste particolare interesse il corso di ricamo, molto seguito, che consente di mantenere vive le tradizioni degli antichi mestieri.

 L’operato svolto dal “gruppo” è rinvigorito dai dettami dell’apostolato di Santa Giovanna Antida. La storia di questa suora ci insegna come una semplice “donna” riuscì, durante gli ardui anni della Rivoluzione francese, con la “forza” dello Spirito Santo ad affrontare e a superare diverse avversità pur di portare a termine la sua missione: quella di fondare la Congregazione delle “suore della carità”, servendo i poveri, i più umili posti ai margini della società. Ci riuscì così bene che si espanse in diverse parti del mondo, tutt’oggi presenti e molto operose. Ella credeva fermamente che i poveri dovessero esser curati nel “corpo” e nello “spirito” attraverso un’adeguata educazione perché “nutrire l’anima rende sapienti”. Ciò è sempre attuale soprattutto nella nostra società post-moderna in cui c’è tanto bisogno di “assistere ed educare” gli animi per avere una comunità più equa e rispettosa verso la “donna”, i migranti e quanti soffrono un disagio complesso.

Grazia Amoruso

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