Venerdì 26 Aprile 2024

Il “Roncalli” festeggia dieci anni di sorrisi

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Oggi presso il cineteatro “San Michele”, la comunità del “Roncalli” ha organizzato una festa, “Dieci anni di noi”, per rileggere in chiave educativa e solidale quanto di fatto prodotto col concorso del personale della pediatria oncologica. Infatti, ogni anno, da dieci anni, il progetto “Clown per un giorno in ospedale” è un appuntamento vissuto con viva emozione dagli alunni del triennio del Liceo “Roncalli” di Manfredonia. Un progetto che permette agli studenti di presentare divertenti spettacoli nell’atrio del reparto di pediatria oncologica dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, ideato e realizzato da don Domenico Facciorusso con il coordinamento della prof.ssa Rosaria Scarfiello. Gli alunni scelgono liberamente di poter aderire alla proposta di andare in ospedale ad esibirsi per i bambini che possono uscire dal reparto e di fatto è il progetto con il più alto numero di partecipanti. Dopo la fase formativa e dei laboratori teatrali, i ragazzi e le ragazze vengono accompagnati per esibirsi in ospedale in gruppi e nel corso di tutto l’anno. “Si tratta di contribuire all’alleanza terapeutica – dice don Domenico – dove diverse persone concorrono al benessere del bambino ammalato e alla sua famiglia. Affianco al personale medico e infermieristico, a clown del reparto e agli psicologi, ai progetti di enti e istituti con la scuola ospedaliera paritaria, si configura anche il ruolo del volontariato, quello scolastico, nel nostro caso”. “Queste collaborazioni progettuali – ha detto la prof.ssa Cinzia Patrizio, dirigente della scuola nel reparto – permettono ai nostri bambini di continuare ad avere comunque un legame relazionale col mondo esterno, che interagisce con la parte sana della loro persona”. Distinguere la malattia dal malato, dunque, è prioritario nella terapia del sorriso, che si basa sugli effetti positivi psicologici e biologici del riso. Il clown trasforma il reparto o la camera d’ospedale – cornici fredde e distaccate dove vivono i pazienti – in un ambiente magico, in cui la risata si fa strumento di gioia e sicurezza, incoraggiando al dialogo, quale forma essenziale di interazione. Inoltre questo stabilisce con i piccoli spettatori un rapporto umano di fiducia e confidenza, capace di far dimenticare la quotidianità della vita ospedaliera, a profitto della fantasia e dell’immaginazione. “Quando curi una malattia puoi vincere o perdere – sostiene Patch Adams, uno dei fondatori della terapia del sorriso – quando invece ti prendi cura di una persona puoi solo vincere”.

Mariantonietta Di Sabato

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