Venerdì 29 Marzo 2024

Il ’68 a Manfredonia: la rielezione di Michele Magno e la manifestazione contro l’occupazione sovietica in Cecoslovacchia (di S. Cavicchia)

0 1

Anche a Manfredonia il fermento del 68 si manifestò in modo vivo, dinamico e plurale, come dimostrò la rielezione parlamentare di Michele Magno. In Italia il 19 maggio 1968 ci furono le elezioni al Parlamento, in cui a Manfredonia fu rieletto Michele Magno, che è stato, dal ’53 al ’72, parlamentare per quattro consecutive legislature nelle file del partito comunista. La direzione provinciale del partito comunista aveva deciso di non candidarlo per far posto ad un altro compagno; lui accettò la decisione. Ma il direttivo, sotto la spinta e la mobilitazione spontanea della base comunista e di semplici cittadini, ebbe a tornare sui propri passi ed a ricandidare Magno sia alla Camera che al Senato, che venne eletto sia alla Camera che al Senato, rispettivamente con 21.431 voti e 43.547 diventando il candidato più votato di Puglia e di tutto il Mezzogiorno. Tale avvenimento ebbe una grande risonanza nella coscienza della sinistra locale, nel modo di far politica del PCI e nella mentalità cittadina e provinciale. Era una delle poche volte, forse la prima, che la mobilitazione della base era riuscita a rovesciare le decisioni centralistiche della Direzione Provinciale del PCI: il “centralismo democratico”, in qualche modo, era così diventato di fatto la “democrazia di base” che finalmente influenzava ed imponeva il suo orientamento sul vertice, “accusato”di autoritarismo e verticismo, di non ascoltare la base, di essere insensibile alla valorizzazione delle persone e dei dirigenti politici più capaci. La stessa direzione provinciale era accusata di seguire una logica politica avulsa dalla realtà, una logica da burocrati, interessati a coltivare interessi di carriera personale e di “casta”, volendo proporre se stessi nei ruoli politici parlamentari al posto di riconosciuti dirigenti politici popolari ed impegnati da decenni in un rapporto continuo con la base e la cittadinanza. In questo episodio è possibile, intravedere un influenza del clima generale e dei valori anti autoritari del’68? A mio parere, si, certamente.

Nel PCI, nella base comunista e nella sinistra italiana, quando il Movimento studentesco assunse una propria forza e fisonomia, esplosa poi nel ’68, ci fu discussione e forte fermento, anche perché tale movimento seguiva e si innestava sulla lotta e la mobilitazione contro la guerra americana in Vietnam ritenuta, dentro e fuori gli Stati Uniti, ingiusta, antipopolare, antidemocratica ed oppressiva.

Questo era il clima generale ed è, a mio parere, una delle ragioni che spiega, insieme ad altre più specifiche e territoriali, la mobilitazione vincente della base comunista a Manfredonia per imporre nel ‘68 Michele Magno come candidato al Parlamento contro la Direzione Provinciale del PCI ed il suo grandissimo e straordinario successo. Infatti tale risultato fu raggiunto non solo per il prestigio goduto da M. Magno e per la mobilitazione elettorale degli attivisti e militanti del PCI, ma anche per l’adesione di tanti cittadini ed elettori non comunisti, che lo votarono anche per esprimere solidarietà per il torto subito e per quella luce, quel barlume e spinta al rinnovamento interno e al modo di far politica, non  verticistica, che la mobilitazione autonoma della base comunista aveva dimostrato possibile, piccolo segno di rottura di schemi passati e di apertura al nuovo.

 

LA MANIFESTAZIONE UNITARIA GIOVANILE CONTRO L’OCCUPAZIONE SOVIETICA IN CECOSLOVACCHIA

 

È opportuno qui precisare che il racconto che segue si avvale per lo più di memorialistica, per cui sarebbe molto utile per una più completa ed obiettiva analisi storica che chiunque abbia partecipato in modo diretto o indiretto agli eventi descritti intervenisse proponendo proprie riflessioni, ricordi e qualche eventuale documentazione posseduta (fotografie, articoli ecc.).

A Manfredonia nel ’68 nel mondo giovanile c’era una forte spinta a ricercare ed unirsi su problematiche e valori comuni ed anche nel mondo cattolico c’era un vivo fermento. Punto di riferimento era un giovane sacerdote, don Antonio D’Amico, delegato vescovile nella FUCI di Manfredonia che aveva sede in Piazzetta Mercato, unica struttura organizzata del territorio specificamente rivolta ai giovani. Don Antonio ci consentiva ed anzi ci stimolava a trovarci e riunirci insieme, senza etichette e pregiudizi, cattolici, esponenti della sinistra e di altri partiti locali e di qualsiasi altro orientamento ideale. Le incrostazioni del passato e le accuse reciproche erano forti. Nei confronti del PCI prevalevano le critiche per l’occupazione sovietica in Ungheria, la mancanza di libertà in URSS, mentre nei confronti della DC prevalevano le accuse di clientelismo, con la sua forza corruttiva delle coscienze e del voto della povera gente da acquisire in cambio di favori di qualsiasi genere, di uso strumentale della religione cattolica per appoggiare la DC. Ciò nonostante il fermento ed il desiderio di confrontarsi liberamente era più forte e tale che, spesso con l’aiuto, la pazienza e la mediazione “pastorale”, la competenza e capacità culturale e l’attenzione formativa di don Antonio, assistente diocesano della FUCI manfredoniana, si riusciva a superare la contrapposizione ideologica, anche perché tale contrapposizione veniva già di fatto superata nelle università e nelle scuole superiori, luoghi di vita prevalente dei giovani, riconoscendosi tutti nella stessa ed unica condizione giovanile.

Silvio Cavicchia, giovane universitario di Sociologia a Trento, per il tipo di formazione culturale e politica, caratterizzata da un chiaro e pubblico impegno a sinistra, in una logica unitaria che teneva anche conto del valore dell’ispirazione cristiana dell’impegno sociale – politico, sulla base della propria problematica esperienza religiosa, sperimentata nella frequentazione a Manfredonia di alcuni giovani sacerdoti, (don Nicola Ferrara e don Antonio D’Amico), e vissuta a Trento nella rete di rapporti unitari non avendo mai avuto alcuna tessera di partito in tasca, svolgeva soggettivamente ed oggettivamente un ruolo di collegamento, di ponte, di anello di congiunzione insieme ad altri, già amici di classe e di scuola del liceo scientifico, in particolare Matteo Starace, giovane cattolico che studiava ingegneria a Bologna.

 

IL ’68 ED I GIOVANI A MANFREDONIA.

 

In Europa nella notte tra il 20 e 21 agosto del 1968 i carri armati delle truppe del PATTO DI VARSAVIA, dominate dall’Unione Sovietica, invasero la Cecoslovacchia per porre fine al tentativo di Alexander Dubcek di promuovere un “Comunismo Democratico”, “un socialismo dal volto umano”, che molte speranze aveva acceso in una parte della sinistra italiana.

In questo clima avvenne che, durante uno degli incontri tenuti presso la FUCI nel’68 dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia,fu lanciata l’idea, credo da un giovane della sinistra, subito condivisa da tutti glia altri presenti, di fare una manifestazione cittadina a sostegno della Cecoslovacchia.

Ci furono, quindi, moltissime discussioni non sull’idea ma sulla organizzazione. L’idea accomunava tutti: i giovani comunisti e della sinistra perché erano stati terribilmente colpiti nella loro speranza riposta in Dubcek e nella possibilità di “un socialismo dal volto umano”ed i giovani cattolici, anche loro più che mai aperti sostenitori delle esigenze e del valore insostenibile della Libertà, anche se qualcuno,“democristiano sfegatato”, in modo strumentale era maggiormente interessato a mettere in difficoltà la sinistra. L’organizzazione della manifestazione fu, invece, molto combattuta sul significato da dare alla stessa e soprattutto sugli “slogan caratterizzanti”, gli striscioni, i cartelli. Si partiva da considerazioni e punti di vista diversi, che furono, comunque,superati perché tutti erano, eravamo, veramente interessati a costruire una manifestazione unitaria e portare avanti, quindi, concretamente quella unitarietà di lavoro e confronto che si era realizzato tra noi nelle settimane e negli incontri precedenti.

Certamente chi era in difficoltà eravamo noi della Sinistra ed ancor più gli iscritti al PCI a Manfredonia dove, come  in tutt’Italia, c’era una lacerazione, una forte contrapposizione tra chi appoggiava e/o giustificava di fatto il senso dell’aggressione Sovietica e chi la condannava esplicitamente. I rischi di scissione erano rilevanti; cosa che poi in realtà avvenne, sia pure in modo limitato. C’è da dire che allora a Manfredonia non esisteva la FGCI come un luogo autonomo in cui i giovani si potessero ritrovare, i quali, quindi, partecipavano e frequentavano la “normale” sezione del PCI. Inoltre dopo l’occupazione della Cecoslovacchia in realtà tutta l’Italia scese in piazza e, perciò, fu quasi naturale che a Manfredonia si facesse altrettanto. La Primavera di Praga, è stato un periodo storico di liberalizzazione politica avvenuto in Cecoslovacchia durante il periodo in cui era sottoposta al dominio dell’Unione Sovietica, dopo gli eventi della seconda guerra mondiale. Essa è iniziata il 5 gennaio 1968, quando il riformista slovacco Alexander Dubček salì al potere, e continuò fino al 20 agosto dello stesso anno, quando i carri armati sovietici invasero il paese. La primavera di Praga ha ispirato la musica e la letteratura, come le opere di Václav HavelKarel HusaKarel Kryl e il romanzo di Milan KunderaL’insostenibile leggerezza dell’essere. In Italia l’evento fu messo in musica dal cantautore Francesco Guccini (1970). La canzone, dal titolo Primavera di Praga, fu cantata e incisa anche dal complesso musicale I Nomadi.

 

IERI CONTRO L’IMPERIARISMO AMERICANO IN VIETNAM, OGGI CONTRO L’AGGRESSIONE SOVIETICA IN CECOSLOVACCHIA: PER AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI

 

Noi, giovani di sinistra, eravamo pienamente convinti della manifestazione, ne eravamo i promotori e rappresentava per noi un obiettivo fondamentale. Però, vista la situazione lacerata del PCI, non volevamo dare spazio a qualsiasi tipo di strumentalizzazione possibile e, perciò, era importante e determinante esserci con forza e convinzione nella organizzazione.. Il confronto e dibattito era concentrato sul grande striscione di apertura della manifestazione e cioè su quale significato dare all’occupazione dei carri armati sovietici in Cecoslovacchia in relazione alla guerra americana in atto nel Vietnam.

Poiché il senso unitario tra i giovani di Manfredonia era fortissimo ed anche perché gran parte dei giovani cattolici capiva il nostro dramma, prevalse il nostro l’orientamento di giovani della Sinistra.

Infatti (e perciò) fu concordato il seguente striscione di apertura della manifestazione: “Ieri contro l’imperialismo americano in Vietnam, oggi contro l’aggressione Sovietica in Cecoslovacchia. PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI”.

Era questo un rilevante risultato politico ed ideale. Veniva, infatti, così ben sintetizzato il grande dibattito politico, culturale, ideale ed etico presente nella società italiana e manfredoniana, nel mondo intero, da anni, specialmente dall’inizio della guerra americana in Vietnam. Si metteva in evidenza, tra l’altro, che quello americano era un sistema che organicamente e strutturalmente opprimeva la libertà e l’autodeterminazione dei popoli per mantenere un ruolo di imperialismo generalmente dominante; l’aggressione Sovietica in Cecoslovacchia era considerata un episodio, negativo e tragico, ma un episodio, un errore, una incongruenza e incoerenza, una contraddizione (dell’ideale socialista e comunista) del socialismo che storicamente era e rimaneva, comunque, una forza dalla parte degli oppressi e diseredati. Era una contraddizione interna al sistema dei paesi cosiddetti comunisti che era ancora possibile superare, ripristinando gli ideali originari, le fondamenta strutturali del socialismo e promuovendo riforme democratiche per la tutela di libertà e diritti civili.

Da tale impostazione è evidente il “successo” della Sinistra Giovanile, dovuto molto, come già detto, alla comprensione sincera di gran parte dei giovani cattolici verso la nostra personale ed oggettiva difficoltà, visto che eravamo fortemente contrastati dalla maggioranza del PCI locale e visto anche il forte impegno autonomo dei giovani cattolici contro la guerra americana nel Vietnam, per ragioni ideali, di coscienza e, persino, religiosa.

 

IL GRANDIOSO CORTEO CITTADINO

 

Molti giorni furono impegnati a scrivere insieme cartelli, slogan condivisi, organizzare un piccolo servizio di ordine, svolgere tutte le pratiche burocratiche necessarie allo svolgimento della manifestazione cittadina, tra cui quella per l’autorizzazione della questura e delle forze dell’ordine. E non era poco, per noi giovani.

Noi di sinistra giovanile, ci “buttammo” nell’organizzazione con forza, intensità, convinzione: i carri armati contro il popolo cecoslovacco inerme ed “amico”, che chiedeva solo la libertà di esprimersi e di organizzare la propria vita e società, erano simboli di una violenza su noi stessi, una lacerazione intima ed interna della nostra coscienza, dei nostri ideali, una frattura terribile nel nostro cuore, che poi divenne una ferita atroce ed inguaribile col sacrificio-suicidio del giovane ventunenne Jan Palach il 16 gennaio 1969.

Il corteo cittadino si fece, grandioso, ma noi di sinistra giovanile, iscritti e/o vicini al PCI, in quanto gruppo e collettivo, non ci partecipammo, anche se singolarmente qualcuno lo fece. La manifestazione fu grandissima, credo la più grande manifestazione “politica” di giovani che si sia mai fatta a Manfredonia, ma noi giovani più di sinistra, iscritti e/o vicini al PCI, noi, come gruppo organizzato e collettivo, che avevamo tanto contribuito a caratterizzarla in modo così aperto ed unitario, senza strumentalizzazioni, non ci partecipammo, anche se singolarmente qualcuno lo fece. Cosa successe?

 

Silvio Cavicchia

N.B. Nei prossimi giorni verrà pubblicata la conclusione dell’episodio sopra raccontato.

Articolo presente in:
News

Commenti

  • Noi giovani della sinistra ci buttiamo nell’organizzazione con forza,intensita’,convinzione i carri armati contro il popolo cecoslovacco inerme ed amico….una lacerazione interna per la nostra coscienza,dei nostri ideali…Ricordo bene quel periodo,Lei,ex assessore alle Politiche Sociali e il dirigente di Manfredonia Nuova,con avevate come idoli,Fidel Castro e Ernesto Che Guevara???Il Che era il carnefice della fortezza di San Carlos de la Cabaña(Habana),un campo di concentramento voluto da Fidel Castro.Jajajajaja

    la Verita' 21/07/2017 18:47 Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 
 
 
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com