Giovedì 18 Aprile 2024

La calza dei morti, le tradizioni sipontine spiegate ai bambini

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I bambini sono il futuro e non ci può essere futuro senza il passato e la valorizzazione delle tradizioni. Questo concetto è il nucleo del programma scolastico annuale della Scuola dell’Infanzia “San Francesco”, appartenente all’Istituto Comprensivo “Perotto-Orsini” della nostra città. In questo mondo in continua e veloce evoluzione risulta ancora più importante valorizzare quegli usi e costumi antichissimi che rendono la nostra terra così affascinante e unica. E chi meglio dei nonni può vestire i panni di cantastorie e raccontare ai bambini a scuola come sono nate le tradizioni alle quali siamo ancora così attaccati? Per questo motivo, la scorsa settimana alcune nonne dei piccoli alunni della San Francesco si sono recate nell’Aula Magna della scuola e hanno raccontato a maestre e bambini perché nella notte tra il 1 e il 2 novembre in tutte le case manfredoniane si materializzano “magicamente” delle calze ripiene di leccornie. Tra sorrisi malinconici e lacrime di commozione, le nonne hanno spiegato che quelle calze vengono lasciate in dono dalle anime dei cari defunti. Fino ai tardi anni ’60 queste calze, rigorosamente di lana, venivano riempite con mele, pere, melograni e castagne dell’orto di famiglia, tutti prodotti rigorosamente autunnali. Se questo trattamento veniva riservato ai bambini più obbedienti e meritevoli, a quelli più discoli i defunti regalavano invece aglio, cipolle, patate e soprattutto carbone. Con l’arrivo del benessere economico cioccolatini e caramelle hanno preso il posto dei frutti autunnali, mentre il carbone ha continuato ad essere il triste bottino per i bambini più cattivi. Oggigiorno questa tradizione è ancora molto sentita a Manfredonia, ma è indispensabile tramandare alla nuova generazione la storia e l’importanza di questa e altre usanze, affinché quel magico e prezioso filo che collega passato, presente e futuro non si spezzi. La scuola dell’infanzia è il terreno più adatto per seminare l’amore per la propria città, per i propri familiari in vita e per quelli defunti. La Scuola San Francesco, con questo progetto, è un esempio nobile da seguire.

Giuliana Scaramuzzi

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