Sabato 27 Aprile 2024

IN NOME DELLA LEGGE

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Che Manfredonia sia inguaiata c’è ora anche l’attestazione della Legge, della Procura della Repubblica di Foggia che, a seguito di indagini protrattesi per un paio di anni, ha disposto una serie di provvedimenti che tratteggiano una realtà manfredoniana raccapricciante. Come se non bastasse quella riveniente dalla politica e dal governo cittadino che hanno prostrato una città naturalmente gioiosa, riducendola ad un coacervo di malefatte da cui non riesce ad emergere. Anzi è proprio la politica e l’amministrazione cittadina a fornire alla Magistratura gli elementi per indurla ad usare decisamente la scure dalla Legge. Il risultato di quella che tutto lascia ritenere sia una prima trance di un intervento che riserva ancora altri provvedimenti giudiziari, è una serie di misure cautelari che hanno riguardato un ex assessore comunale finito agli arresti domiciliari; una ex segretaria generale interdetta dai pubblici uffici per un anno; due dipendenti della partecipata comunale Ase uno in carcere, l’altro (figlio) ai domiciliari; una imprenditrice ai domiciliari con un suo prestanome allontanato dalla città; un gestore di ristorante in carcere. I capi di accusa enucleati parlano di estorsione, concussione, corruzione, falso, peculato, minacce, violenza privata, lesioni personali. Uno spaccato agghiacciante, incredibile, trasversale alla città, che ha nella Casa comunale, nelle attività istituzionali, la fonte di quelle azioni che la Magistratura inquirente dichiara fuorilegge. Situazioni che peraltro vengono da lontano. Sono anni infatti che Manfredonia è mal governata, per tanti aspetti tradita nelle sue aspettative che pure hanno avuto degli input operativi che i governanti di turno della città non hanno saputo non solo capitalizzare, ma neanche mantenere. È venuto meno quell’humus essenziale perché la citta, il territorio, progredissero. Unabbandono irresponsabile; un danno che non è calcolabile quante generazioni lo dovranno scontare. Un oltraggio che ha colpe e colpevoli che richiamarono nel 2019 l’intervento del Ministero dell’interno che decretò lo scioglimento dell’amministrazione in carica. «Mala gestio» fu sintetizzato: la stessa valutazione che per tanti versi, mutatis mutandis, si riconoscere nella bocciatura decretata dagli stessi consiglieri comunali, dopo neanche due anni, dell’amministrazione succeduta a quella, che ha provocato l’intervento del Prefetto che ha inviato tre Commissarie. I colpevoli cacciati dal Municipio trasformato in covo dove pareva si potesse disporre impunemente di tutto e di più. Chi può scagliare la prima pietra? È dovuta intervenire la Legge una prima e una seconda volta, commissariando il Comune. Una sanzione pesantissima dalla quale gli irresponsabili leader tanto del primo smacco come del secondo, pare non se ne rendano conto. Non avvertono non solo lo “scuorno” per la vergogna, l’umiliazione, l’onta fatte ricadere sulla incolpevole e ignara popolazione che ha il torto di averli votati in buona fede, ma neanche e soprattutto il peso delle disastrose conseguenze economiche, sociali, di immagine provocate e che premono sulla città come una cappa di piombo. E non si sa se sia finita. Presso la Magistratura giacciono, ad esempio, le gravi accuse riversate in esposti alla Procura, lanciate dall’ex assessore Salvemini a seguito della feroce litigata col sindaco a proposito dell’assegnazione dell’appalto Engie dei servizi di illuminazione pubblica, che segnò la fine traumatica del loro sodalizio. Ma c’è ancora tanto altro da chiarire e appianare. Manfredonia è ridotta ad una città traballante che impallidisce di fronte al nulla che stanno producendo le varie forze politiche partitiche o civiche che siano. Le operazioni di preparazione alle elezioni di giugno prossimo sguazzano nel caos più drammatico. I flebili echi che giungono dalle roccaforti sparse qua e là, non fanno trasparire nulla di buono. Più che pensare alle sorti malconce della città, si escogitano strategie ad usum delfini. Intanto il tempo stringe, la clessidra implacabile si svuota. I discorsi perdono di mordente. Parole come cambiamento, resilienza, innovazione si sono perse per strada. Anche la speranza va affievolendosi. Che si riadatterà a norma di Legge in una proroga commissariale?

di Michele Apollonio

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