Venerdì 19 Aprile 2024

Per quanto tempo una comunità può fare a meno del teatro?

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La situazione inedita che stiamo vivendo in questi giorni, spesso, sta facendo emergere in maniera ancora più evidente fratture e mancanza di risposte nei confronti di diverse categorie. Tra questi rientrano, senza dubbio, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo dal vivo. Abbiamo perciò incontrato, mediante l’ausilio delle tecnologie e della rete, l’unica forma di contatto che continuiamo a preservare durante questo tempo incerto e sospeso, Cosimo Severo, regista e direttore artistico della Compagnia teatrale di Manfredonia, “Bottega degli Apocrifi”, operante presso il Teatro Comunale “Lucio Dalla”, divenuto ormai da diversi anni  “focolare di una intera comunità” – così come lo stesso Cosimo ci rivela. Abbiamo chiesto di raccontarci quali siano state le difficoltà derivate dalla sospensione della Stagione di Prosa. Il regista afferma “Non so agli altri ma a me serve una ragione per svegliarmi la mattina. Molto spesso la ragione è stata guardare gli occhi di quei ragazzi, di quei bambini che abitano “ingenui” il nostro tempo. Guardarli in teatro, mentre si affollano tra le poltrone prima dell’inizio di uno spettacolo o per partecipare ai diversi laboratori che sconfinano tra palco e sala. Oggi quegli sguardi mi mancano, tanto. I risvegli sono più faticosi, e la paura che pervade le nostre giornate non aiuta ad avere fiducia. Il settore, l’intero comparto dello spettacolo dal vivo è in una crisi mai vista. Il settore è senza respiratori. Il mercato è fermo, la nostra tournée è saltata di colpo come le tournée di tutti. Fermi. In pausa. Un intervallo pericoloso per tutti coloro che di questo lavoro vivono. La Stagione teatrale a Manfredonia è stata costruita con dei sacrifici grandissimi, è stata fatta perché in modo ostinato abbiamo continuato a credere che il teatro può favorire lo sviluppo sociale, umano e culturale di una comunità. Facilita le relazioni, stabilisce un punto focale e lo fa diventare un focolaio di relazioni, di buone pratiche. Con il Teatro Pubblico Pugliese, con gli uffici del Comune di Manfredonia abbiamo trovato, a ottobre scorso, la misura per non abbandonare la Stagione di Prosa con l’ostinazione a fare al meglio il nostro lavoro. Fino al 24 febbraio. Fino a quando un pezzo per volta quel luogo ha dovuto chiudere le proprie porte scorrevoli. Abbiamo provato a non licenziare, ad attivare forme interne di sopravvivenza. Abbiamo provato grazie a Impresa sociale “Con i Bambini” a tenere in vita quelle “relazioni teatrali” che rischiavano di perdersi”. Bottega degli Apocrifi sta continuando delle forme di “attività a distanza, come ci siamo quasi abituati a sentir dire. Questo non è teatro, però. Esiste grazie al teatro” – precisa Cosimo. Si è pensato di raggiungere prima la fascia meno protetta, quella dei bambini e delle bambine. Così è nato “gioca teatro”, guidato dal M° Fabio Trimigno e da Giovanni Salvemini. Ci si è poi rivolti agli adulti e agli adolescenti che necessitano di elaborare il periodo che stiamo vivendo mediante la drammaturgia, la scrittura ironica, grazie alla guida di Stefania Marrone. “Laddove ci aspettavamo 10/15 iscrizioni, ne sono arrivate in una sola notte 48, da tutta Italia e qualcuna anche dall’estero. E’ il nostro modo di continuare a “fare comunità” – continua il regista. “Oggi è il tempo di saltare gli ostacoli della distanza e inventarci come superarla utilizzando ogni mezzo telematico, la rete, il video. Ma (prima di) domani avremo bisogno di incontri ravvicinati, di una pratica di relazione che trova lo sguardo dell’altro, non certo di uno spettacolo in video o la registrazione di uno spettacolo da mandare online. Quello non è il teatro, per lo meno non è quel teatro che si fa focolare della comunità e siamo certi che il pubblico di Manfredonia, la comunità teatrale che intorno al Teatro Comunale “Lucio Dalla” si è stretta, la pensi come noi”. Abbiamo infine richiesto cosa Bottega degli Apocrifi si aspetta dal futuro “Noi del teatro siamo abituati a rispettare dei tempi, senza quei tempi lo spettacolo si fa debole e ci annoia. Per un attore non avere il senso del tempo equivale a un fallimento assicurato. Ecco, oggi mi chiedi del futuro e ti chiedo di darmi tu un tempo. Abbiamo bisogno di sapere se e come potremo mai ricominciare. Abbiamo voglia di sapere se e come potremo recuperare le forze. Abbiamo bisogno di sapere per quanto tempo una comunità può vivere senza teatro”- conclude Cosimo Severo. La domanda da porre infatti non è quanto tempo possono resistere i teatri chiusi, ma per quanto tempo una comunità può fare a meno del teatro.

Angela la Torre

 

 

 

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