Sabato 27 Aprile 2024

Il caso Carbone preoccupa

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In oltre 1.800 pagine il “racconto” della DDA

NON CI MANCAVA che il “botto” fragoroso del “caso” Carbone a complicare le cose nella già difficile situazione politico-amministrativa post elezioni comunali che ha visto il ritorno del centrodestra trascinato da Gianni Rotice eletto sindaco. Come noto, l’esponente di Fratelli d’Italia eletto consigliere comunale, è tra i 48 indagati (32 arrestati) nell’ambito dell’operazione antimafia “Omnia Nostra” condotta nell’area garganica comprendente largamente Manfredonia, dalla DDA e carabinieri Ros. Riciclaggio è l’accusa mossagli in relazione alla sua attività di commercialista. Analoga posizione anche per un altro commercialista locale. Mentre la Commissione antimafia intervenne per bloccare un candidato della stessa lista FdI.

NELLE OLTRE 1.800 pagine dell’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, c’è di tutto e di più di un mondo da tempo percepito, susurrato, celiato, ma non descritto per filo e per segno come gli inquirenti hanno fatto in questo caso. Una vera e propria mannaia che ha colpito quella che è stata definita come “associazione mafiosa con struttura gerarchica”. Nel numeroso lotto di arrestati ci sono i maggiori esponenti della mafia garganica che aveva messo le mani su tutto quello che ha una valenza economica con particolare riferimento alle attività legate alla pesca pesantemente intimidita e condizionata. Ma nella poderosa e ponderosa ordinanza è menzionato anche un gran numero di persone e professionisti locali: la rappresentazione concreta di un fenomeno molto diffuso che tocca vari ambiti cittadini non esclusa la politica. Il tutto supportato da intercettazioni, fotografie e accurate investigazioni.

PER TANTI aspetti una situazione analoga a quella che nel 2019, forse anche più ringalluzzita, che indusse lo Stato ad intervenire con lo scioglimento dell’amministrazione comunale in carica e la notificazione di incandidabilità per sindaco, vice sindaco e un consigliere di maggioranza. Tant’è che è considerazione diffusa quella che vorrebbe l’attuale momento politico-amministrativo una prosecuzione per tanti versi di quello duramente sanzionato. Ci sarebbero diverse posizioni che fanno discutere, almeno sul piano etico. Ma è il conclamato “caso Carbone” che reclama un immediato chiarimento: è un bubbone che crea imbarazzo e intralcio alla nascente amministrazione comunale di espressione Forza Italia. La soluzione forse più diretta e immediata sarebbe quella delle dimissioni dell’interessato. La posizione di “indagato” non è condizione per un intervento d’ufficio, ma non è neanche ammissibile che sieda tra i banchi del massimo consesso rappresentativo della città.

LE VARIE politiche hanno espresso energicamente preoccupazione e perplessità per quanto emerso e chiesto decisi interventi che ristabiliscano la piena legalità. Fra queste anche il PD sul quale si sono però addensate le feroci critiche dei social che ricordano ai suoi esponenti storici, di aver taciuto ed essere rimasti conniventi con l’amministrazione comunale che ha condotto allo sfascio la città. «Chiedono oggi ad altri quello che non hanno fatto loro» è il commento meno severo. Anche la Chiesa con l’arcivescovo padre Moscone, si è fatta sentire. «La criminalità del ‘forte’ o del prepotente, anche se di pochi – ha scritto l’arcivescovo – persiste tra noi con atti di violenza e di inciviltà e va combattuta senza timore da tutti, e non solo dalle Istituzioni».

IL PROCURATORE nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, è stato esplicito e chiaro: la mafia ha messo le mani su ogni ambito economico coinvolgendo imprenditori conniventi e portando amici dentro le amministrazioni comunali: le istituzioni sono presenti e attive, ma – è l’appello lanciato da Bari – occorre la collaborazione dei cittadini.

  Michele Apollonio

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