Venerdì 26 Aprile 2024

Intervista a cuore aperto

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Dall’Ucraina all’Italia la distanza è notevole. Tuttavia, da un paio di settimane, i venti di guerra che spirano vorticosamente hanno gettato nella disperazione la nutrita comunità presente a Manfredonia.

Nelle nostre scuole si sta lavorando, nel frattempo, affinchè si possa udire la voce dei giovani “costruttori di pace”. Per questo motivo la scuola media “Ungaretti”, che condivide gli spazi con il “Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti” (CPIA), ha pensato di organizzare un incontro tra i propri ragazzi e gli alunni ucraini. Con il beneplacito della dirigente del Cpia 1 Foggia, Antonia Cavallone, la studentessa Liubov Shynkarchuk, vestita per l’occasione con abiti tradizionali e accompagnata dagli insegnanti Lucia Gentile e Marcello Casalino, ha accolto l’invito.

Ne è scaturita una intervista “a cuore aperto”, in cui i ragazzi, per la prima volta, hanno preso coscienza, più di quanto lo si possa fare attraverso qualsiasi telegiornale, di cosa significhi trovarsi in guerra. La corsista ucraina ha presentato innanzitutto la storia della sua nazione, lasciando poi spazio alle domande dei ragazzi e rispondendo con visibile commozione.

«Da quanto tempo lei è in Italia?»

«Da tre anni»

«Da quale parte dell’Ucraina proviene e come mai ha deciso di venire in Italia?»

«Sono nata in una piccola città nella parte ovest dell’Ucraina. Dopo aver conseguito la laurea in pedagogia ho iniziato a lavorare nelle scuole. Tuttavia il costo della vita in Ucraina è alto in relazione agli stipendi mensili percepiti: da noi non c’è una fascia media, esistono i molto ricchi ed i molto poveri. Per cui, avendo una figlia da mandare all’università, ho pensato che fosse opportuno cercare lavoro altrove».

«Qual è stata l’ultima volta che è tornata nel suo Paese?»

«A fine febbraio, a causa della scomparsa di mio padre. Il destino ha voluto che all’improvviso scoppiasse la guerra, e così, quella notte stessa, mi sono ritrovata sull’ultimo volo libero, portando con me anche mia madre. Mia figlia, per fortuna, è riuscita a tornare in Slovacchia, dove frequenta l’università»

«Ha lasciato altri parenti in Ucraina?»

«Sì, mio fratello, che è costretto a difendere la nostra patria combattendo l’invasore. All’inizio era molto spaventato, poi ha iniziato a collaborare col sindaco di Nezvisko, la nostra città natale, per la difesa territoriale»

«Cosa pensa, da cittadina ucraina, della decisione di Putin di entrare con le armi nel vostro territorio?»

«Hanno sempre detto che siamo “fratelli”, ma tra fratelli non si entra in guerra bombardando le città e la popolazione civile. In realtà già sette anni fa ci fu la questione “Crimea”, la penisola a sud dell’Ucraina a forte maggioranza russa. Tutto sembrò concludersi con un referendum che chiamava gli abitanti a decidere da che parte stare. Ma non è facile quando il cittadino non è libero di votare senza paura di ritorsioni! La stessa soluzione non ci fu nelle regioni del Donbass e di Luhansk, dove i russi non erano entrati con le armi. Ma il risultato del referendum non fu riconosciuto a livello internazionale. Adesso è riesplosa questa situazione, soprattutto a causa dei timori della Russia di vedersi accerchiata dalla Nato»

«Come sta vivendo questa situazione a distanza?»

«Con grande angoscia per la situazione delle donne ma soprattutto dei bambini che non dovrebbero vedere quello che vedono adesso! I soldati russi bloccano i corridoi umanitari e spesso succede che dei bambini perdano la vita a causa della mancanza di rifornimenti di cibo e di acqua. Per fortuna in Italia si sta facendo molto per aiutare il nostro popolo, soprattutto con la raccolta dei beni di prima necessità e con l’accoglienza delle famiglie»

«Qual è il ricordo più bello del suo paese?»

«Tanti ricordi. E’ difficile dirlo! Ma penso alle feste popolari che vivevo con gioia da bambina, come il Natale, con le nostre particolari e suggestive tradizioni, che da noi si festeggia a gennaio, o come la Pasqua»

«Qual è il suo desiderio più grande in questo momento?»

«Che la guerra abbia fine al più presto!»

Raffaela Ferri

Articolo presente in:
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