Giovedì 28 Marzo 2024

Ghetto di Mezzanone, tante parole ma nessuna iniziativa

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LA MORTE di due giovani immigrati provenienti dal Ghana e dal Gambia, a causa delle esalazioni da un fuoco acceso per mitigare il freddo, è l’ennesima tragedia, ultima di una lunga sequela che si verifica nel cosiddetto “ghetto” di Borgo Mezzanone. Una località alla periferia dell’agro di Manfredonia contiguo con quello di Foggia, nella quale si è prodotta una delle maggiori e più miserevoli concentrazioni di immigrati abbandonati a sé stessi. Una baraccopoli impressionante. Un crogiuolo di situazioni oltre i limiti umani raccontato, con sgomento, dai media non solo nazionali. Denunce circostanziate che hanno prodotto tante promesse di intervento che non hanno superato la soglia delle parole.

SULLA SITUAZIONE estrema di quel ghetto, su quelle morti annunciate, è intervenuto anche l’arcivescovo di Manfredonia Vieste San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone. «Le condizioni di vita, al limite dell’umano – rileva severo – sono una autentica vergogna che deve riguardare tutti, non solo la Parrocchia locale e le Caritas, che offrono un soccorso nell’immediato cercando di offrire migliorie e un po’ di dignità a quanti hanno trovato “casa” sulla pista. Diventa sempre più necessaria – sollecita – la presa di coscienza responsabile dell’opinione pubblica e l’impegno concreto delle Istituzioni civili per trovare via di soluzione agli enormi problemi di quell’ambiente, ove ormai con scadenze ravvicinante vediamo morire di stenti, miseria e mancanza di sicurezza troppe persone».

A BORGO Mezzanone la chiesa fornisce assistenza ai migranti attraverso il presidio “Casa Speranza”, la Caritas diocesana e la parrocchia dove operano due padri Camilliani di origine africana. «Ma non basta: serve – insiste il presule – per i fratelli e sorelle migranti un piano serio di accoglienza, che permetta loro di usufruire di case sicure, servizi sociali appropriati ed ambienti comuni per rendere la loro vita dignitosa e degna: sono lavoratori delle nostre terre ed imprese, meritano tutte le garanzie, come qualsiasi cittadino. Non possiamo ricordarci di loro solo quando succedono disgrazie come la morte di Ibrahim e Queen».

IL GHETTO di Borgo Mezzanone (frazione del comune di Manfredonia) è anche noto come “ex pista” per essere allocato sulla pista dell’ex aeroporto costruito dagli americani. L’idea di utilizzare quella struttura dismessa, venne attuata nel 1999 per ospitare i profughi del Kosovo. Negli anni successivi divenne un centro di accoglienza permanente, un “Centro di accoglienza richiedenti asilo” (Cara). Tanti i progetti con impiego anche di notevoli risorse che tuttavia non hanno risolto il problema. Per tanti aspetti è forse peggiorato. Nel maggio 2021 un protocollo impegnava Regione Puglia, Provincia di Foggia, Prefettura di Foggia, a riconvertire il Cara in foresteria regionale con moduli abitativi per ospitare fino a 1.300 migranti, e un centro impiego per unire – si disse – accoglienza e integrazione. Un progetto bruciato in uno dei frequenti roghi esplosi in quel ghetto rimasto tale, se con il PNRR sono stati destinati ben 53 milioni di euro per sistemare quella ignominiosa situazione. Alla progettazione delle opere dovrebbe provvedere il comune di Manfredonia che non pare di esserne in grado, ancor più che ha perso anche il dirigente alle opere pubbliche. Insomma nel ghetto o Cara si continuerà a patire e morire.

Michele Apollonio

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