Sabato 27 Aprile 2024

Le stele daunie nella lingua dei segni

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Un nuovo progetto del Museo archeologico nazionale di Manfredonia

 

DOPO il digitale, la lingua dei segni: il Museo archeologico nazionale di Manfredonia si apre ai linguaggi plurimi, accessibili ed inclusivi per consentire la sua fruizione ad ogni tipo di visitatore. L’antichità che si fa modernità. Una serie di racconti in LIS, la Lingua dei Segni Italiana, con testi descrittivi per non vedenti e originali illustrazioni grafiche, condurranno i visitatori in una dimensione narrativa nuova, alla scoperta delle testimonianze archeologiche più significative lasciate dall’antico popolo daunio. Un progetto del Museo archeologico nazionale di Manfredonia allocato nel Castello svevo-angioino, la più antica vestigia della Manfredonia erede di Siponto, pensato per facilitare e rendere accessibile a tutti lo straordinario contenuto di immagini rappresentate sulle stele daunie che il loro scopritore Silvio Ferri, fa risalire ai tempi di Troia.

IL NUOVO sussidio che porta all’avanguardia delle metodologie informative il presidio museale di Manfredonia, è stato realizzato dalla Atomic Production nell’ambito dei finanziamenti del PON Cultura e Sviluppo Fesr 2014-2020. “Le stele daunie in lingua dei segni” sarà presentato mercoledì 28 febbraio prossimo, alle ore 11, nella sala didattica del Museo, dal direttore delle Direzione regionale Musei di Puglia, Francesco Longobardi; dalla direttrice del Museo archeologico nazionale di Manfredonia, Annalisa Treglia; dal rappresentante dell’Atomic Production; dal consulente accessibilità museale, Valeria Bottalico; dal consulente linguistico e interprete LIS, Angela Buta; dal vice presidente ENS (Ente nazionale sordomuti) Puglia.

CON L’INTRODUZIONE della lettura LIS, sono stati completati i percorsi di comprensione dei reperti esposti nelle sale del Museo, anche da parte dei non vedenti: una operazione che elimina ogni forma di discriminazione per un presidio culturale di straordinaria attrazione. Una innovazione che non mancherà di potenziare ulteriormente l’attrattiva del Museo che ha già sperimentato come l’adozione delle nuove tecnologie applicate ai reperti archeologici, ne favoriscano la capacità di comprensione e dunque ne stimolano l’interesse per lo studio del passato. Con la digitalizzazione in 3D è stata raggiunta una visione dei reperti archeologici molto chiara e dettagliata.

UN SOSTANZIALE passo avanti nelle tecniche di studio e conservazione dei reperti archeologici. Una nuova base di partenza per approfondire gli studi e creare nuove forme di narrazione a beneficio dei visitatori. I vari reperti digitalizzati costituiscono un particolare archivio che potrà essere utilizzato anche da un pubblico di non addetti ai lavori e rafforzare la modalità di visita on-site con nuovi strumenti educativi per imparare e vivere una esperienza diversa all’interno del Museo come ad esempio il caso dei non vedenti.

  Michele Apollonio

 

 

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