Venerdì 3 Maggio 2024

Assolto dopo undici anni

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Il comandante di un peschereccio per la morte di un suo marinaio

SI È PROTRATTA per lunghi, penosi undici anni l’angoscia del comandante del peschereccio “Vincenzo Padre” del Compartimento marittimo di Manfredonia, accusato di omicidio colposo e l’inosservanza di diverse norme di sicurezza, per la morte di un pescatore nel corso di una battuta di pesca nel mare del golfo adriatico. Ma alla fine è stata appurata la verità, si è accertato come si sono svolti i fatti e discolpato il comandante accusato che ha così potuto riacquistare la piena serenità. Il giudice della I^ Sezione penale del Tribunale di Foggia ha emesso la sentenza di assoluzione per Paolo Varrecchia, comandante del “Vincenzo Padre” all’epoca dei fatti, di tutte le accuse ascrittole.

LA TRAGEDIA che impressionò moltissimo non solo gli ambienti legati alla pesca di Manfredonia, avvenne il 29 ottobre 2013, a bordo del peschereccio “Vincenzo Padre” mentre era impegnato in una battuta di pesca nel braccio di mare tra Zapponeta e Margherita di Savoia, quando nel corso delle consuete manovre di recupero delle reti da pesca, il marinaio Giuseppe Troiano, 39 anni di Manfredonia, veniva investito da un cavo d’acciaio finendo in mare. Secondo quanto appurato dagli uomini della Guardia costiera della Capitaneria di porto di Manfredonia, prontamente accorsi dopo la chiamata da parte dell’equipaggio del peschereccio, il pescatore sarebbe stato colpito al petto finendo in mare.

«UN PROCESSO penale complicato, estenuante, articolato, protrattosi per undici anni – ha commentato il legale del comandante Varrecchia, avvocato Pierpaolo Fischetti – con una rilevanza tecnica non comune servita a dimostrare l’innocenza dell’accusato già fortemente provato dalla fortissima tensione per la perdita del suo marinaio». Oltre ad aver confutato le ipotesi dell’accusa, l’avvocato Fischetti, avvalendosi della perizia espletata dall’ingegnere navale Cosimo Damiano Olivieri, e degli accertamenti del personale del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spesal) di Foggia, nonché della Capitaneria di porto di Manfredonia, ha dimostrato essersi trattato di «una infausta circostanza improvvisa ed imprevedibile».

  Michele Apollonio

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