Domenica 28 Aprile 2024

L'Omelia di S.E. Mons. Castoro durante il pontificale del 30 agosto

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(Manfredonia – Cattedrale – 30 agosto 2014) Pontificale

Ogni anno, nella festa della Madonna di Siponto la città di Manfredonia indossa l’abito della gioia e si dà appuntamento in questa Cattedrale, dove la sacra Icona della Vergine Santissima è custodita e venerata e sembra quasi esercitare una misteriosa forza di attrazione nei fedeli, fin dall’antichità.

 La Vergine Maria ha, per così dire, uno straordinario “potere di convocazione”; è il suo sguardo a sedurre anche il credente più distratto; è la sua tenerezza a interrogare persino chi segue percorsi lontani dalla fede; è la sua dolcezza a infondere fiducia in chi implora la sua intercessione; è la sua sollecitudine materna a rapire il cuore di chi le offre in dono le proprie lacrime, perché Ella ottenga dal Figlio suo la grazia di convertirle in “semi di speranza”.

 Venerati canonici e sacerdoti, seminaristi e religiose, signor Sindaco, autorità civili e militari, amici del Comitato feste patronali, fedeli tutti di Manfredonia.

La ricorrenza liturgica della Madonna di Siponto, oltre ad essere una privilegiata occasione per presentare in modo corale le nostre suppliche alla gran Madre di Dio, è una espressione autentica della devozione del nostro popolo alla Vergine Maria. “Nella pietà popolare – scrive Papa Francesco nell’Esortazione Evangelii gaudium – si può cogliere una modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi (…). Si tratta di spiritualità popolare o mistica popolare incarnata nella cultura dei semplici (…). È un modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa” (EG 123 -124).

Fratelli carissimi, la pagina del Vangelo appena proclamata ci ha presentato uno dei “quadri mariani” più suggestivi (cf. Lc 1, 26-38). Si tratta dell’episodio dell’annunciazione. Il messaggero di Dio annuncia a Maria la nascita del Redentore: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te”. In quel momento, l’intera creazione si inonda di una gioia incontenibile per questa giovane donna, che Dio ha voluto colmare di grazia e che lo Spirito Santo ha reso feconda. Da Lei nascerà il Santo, il Figlio dell’Altissimo. L’erede del trono di Davide verrà nel mondo attraverso di Lei.

 Lo sguardo di Dio si è posato su di Lei, umile fanciulla di Nazaret, e attraverso di Lei si irradia con bontà sul mondo intero.

 La Vergine Maria è, in effetti, un “crocevia” di sguardi. Vi è, anzitutto, lo sguardo di Dio su di Lei: uno sguardo incantato, di cui la Vergine stessa dà testimonianza nel Magnificat (“ha guardato l’umiltà della sua serva”). C’è, poi, lo sguardo di Maria su Gesù: uno sguardo illuminato da un incantevole stupore (il vangelo annota che “Maria serbava tutte le cose che vedeva e le custodiva nel suo cuore”). C’è, inoltre, lo sguardo di Maria su di noi: Cristo stesso sulla Croce ha invitato sua Madre a orientare verso di noi gli occhi materni della sua sollecitudine. C’è, infine, il nostro sguardo su Maria, che deve allenarsi quotidianamente a consegnare, anzi, a confidarle nella discrezione del silenzio i messaggi più intimi, le richieste più audaci, i desideri più profondi.

Ad osservarla bene, l’Icona della Madonna di Siponto raffigura la Madre che volge lo sguardo verso chi osserva e prega, quasi a riflettere su di noi la tenerezza di Dio, discesa dal Cielo e incarnata in quel Figlio che Ella porta in braccio.

 Questa Icona ci aiuta a decifrare e a cogliere lo “splendore di bellezza” verso cui convergono gli occhi di tutti noi, nei quali è incastonata, come perla preziosa, la nostra preghiera. La richiesta più semplice e a Lei più gradita è, senz’altro, quella di unirci al suo stesso cantico di lode, il Magnificat, un canto che esprime la fede di Maria, ma anche quella di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza.            La fede da sola non basta. Maria che corre a prestare servizio alla cugina Elisabetta, ci è di esempio per un impegno concreto, in prima persona, nell’aiuto ai fratelli.

Oggi ci chiediamo: cosa sto facendo della mia vita? Ho messo in conto di fare qualcosa per gli altri? La crisi economica ha portato a rinchiudermi o a dilatare gli spazi del mio cuore verso chi non riesce ad arrivare alla fine del mese? Gli immigrati sono un fastidio per la mia quiete personale o sono invece fratelli bisognosi di accoglienza?

Per affrontare con determinazione quest’ora drammatica della storia del mondo, è necessario fare leva sulla nostra volontà non solo con idee generali, ma con alcuni imperativi concreti, quelli indicati da Papa Francesco in un suo recente discorso.             Anzitutto, vivere con sobrietà e cioè assumere uno stile di vita semplice, fatto di cose essenziali, libero dalla dissipazione del consumismo.

Poi, vivere con giustizia, cioè avere una profonda rettitudine morale capace di resistere alle sirene sempre più suadenti della disonestà e dell’illegalità, dei compromessi e dei sotterfugi.

Infine, vivere con carità, cioè fare della solidarietà e della condivisione i criteri regolatori delle relazioni con gli altri, soprattutto con chi è povero e disoccupato.             Sobrietà, giustizia e carità non sono solo buoni sentimenti, ma parametri di una buona vita cristiana, atteggiamenti concreti di testimoni credibili, cioè di persone che “sanno vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”.

Carissimi fratelli e sorelle, un triplice appello vogliamo rivolgere oggi alla Madre di Dio: si tratta di implorare il lavoro per i giovani, l’unità nelle famiglie e la pace fra le nazioni.

Quanti cristiani sono perseguitati a causa della loro fede! In Iraq, in preda a gruppi terroristici, i cristiani sono minacciati di morte se non si convertono all’Islam. Pur di non rinunciare alla loro fede nel Signore Gesù, di non rinunciare all’Eucaristia settimanale, di rimanere fedeli alle tradizioni dei loro padri, i cristiani di quella nazione hanno scelto la via della fuga e molti di essi hanno incontrato il martirio.

Per quei nostri fratelli nella fede e per quanti soffrono a causa della violenza e della guerra, specie nel Medio Oriente, in Ucraina e in Nigeria, imploriamo Maria Santissima, la Regina della pace, perché faccia cadere le armi dalle mani dei violenti e ridoni ai popoli oppressi la fiducia, la concordia e il benessere sociale.

Un campo di apostolato che ci sta particolarmente a cuore, poi, è quello della famiglia e dei giovani. Papa Francesco recentemente ha sottolineato che “la famiglia è l’elemento portante della vita sociale e solo lavorando in favore delle famiglie si può rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale e la stessa società civile”.

Così anche i giovani vivono problemi, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo. Di fronte al grave fenomeno della disoccupazione, essi possono essere tentati dalla disperazione o di lasciarsi attrarre da forme di devianze o di pericolose trasgressioni .

Questi problemi inquietano la nostra coscienza cristiana e ci spingono ad alzare la nostra voce non solo verso il Cielo, ma anche verso coloro che ci governano, perché si trovi presto una soluzione a questa crisi economica, che sembra non aver fine.

Fratelli carissimi, affidiamo con fiducia queste nostre richieste alla Madonna di Siponto. Lasciamoci raggiungere dal suo dolcissimo sguardo e ricevere la consolante carezza della sua mano materna, mentre risuoni nel nostro cuore il suggestivo Inno Venisti dall’Oriente, che il Coro intona con canto di fede: “Chiamarti protettrice / fu caro ai nostri Padri / che i doni più leggiadri  strapparono al tuo amor…” /. A cui, il popolo fedele con voce spiegata risponde: “Per noi prega, Madre pia / Santa vergine Maria! / di Siponto sei la stella / più del sol fulgente e bella”.

E così sia.

S.E. Reverendissima Mons Castoro

 

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