Venerdì 19 Aprile 2024

Enichem… analisi della seconda generazione

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È delle ultime settimane la notizia di uno studio epidemiologico che, cofinanziato dal Comune di Manfredonia, in collaborazione con il CFR-IFC (Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle Ricerche, sede di Lecce e Pisa), dovrebbe accertare la correlazione tra casi di tumore ed esposizione al disastro ambientale provocato dall’ex Enichem. Una ferita aperta nel cuore dei manfredoniani, che, quella domenica mattina del 26 settembre 1976, videro cambiare la storia del nostro paese.

Dopo circa quarant’anni dallo scoppio di quella colonna di lavaggio dell’ammoniaca, che rilasciò nell’aria dieci tonnellate di anidride arseniosa, quante sono ancora le verità sepolte?

Basta una breve ricerca sul web, su articoli vecchi e non, documentari girati negli anni e di risonanza nazionale, per rendersi conto che, storie come quella dell’Enichem rappresentano, non solo una fonte di oscuri dolori, ma l’emblema di ciò che vale la giustizia di un operaio dinanzi ad un colosso dell’industria.

È di pochi anni fa la sentenza che scagiona i 10 dirigenti e i 2 medici imputati nel processo, svolto con tutte le forze possibili dalla famiglia di Nicola Lovecchio, implicate in un gioco troppo grande per permettersi di poter perdere il sostegno di un Comune, quale quello di Manfredonia che, si ritirava come parte civile, contribuendo alla condanna e alla morte della giustizia italiana.

Oggi, che gli anni sono passati e con essi la speranza che un po’ di chiarezza faccia luce sulla vicenda e porti a galla verità nascoste, il Comune di Manfredonia, nella persona del sindaco Angelo Riccardi, alla conferenza del  6 febbraio 2015 a Palazzo dei Celestini, si prefigge di stanziare 130mila euro per finanziare uno studio epidemiologico che, a detta della Prof.ssa Vigotti dell’Università degli studi di Pisa, verterà principalmente e in prima istanza, sulla ricerca di dati anagrafici e sanitari presenti sul territorio. Il sindaco, Angelo Riccardi, aggiunge che, qualora i dati di questa presunta correlazione fossero positivi, si premurerà in prima persona che venga fatta giustizia facendo causa all’ Eni.

Credo che non sia necessario dire che, per quanto in senso generale possa apparire utile uno studio del genere, nel caso particolare che questa città si è trovata a vivere, i dati inerenti alla questione e di importanza fondamentale per questo tipo di indagini, siano più che insabbiati dai numerosi interessi e risarcimenti che, nel corso degli anni, l’Eni ha fornito. Gli stessi soldi che hanno messo a tacere l’amministrazione comunale di Manfredonia in quegli anni decisivi, hanno zittito i familiari di coloro che, a causa delle condizioni lavorative, si sono ammalati di varie patologie connesse alla vicinanza di materiali altamente rischiosi per la salute, senza le dovute protezioni e precauzioni (e non si tratta solo dell’arsenico, pensiamo solo che l’urea veniva trattata con formaldeide e maneggiata anche a mani nude, quando non si conosceva ancora l’effetto dannoso di questo potente agente cancerogeno).

Per non parlare del fatto che, diversi ospedali, non hanno riportato dati aggiornati ed efficienti sui tumori, nel corso degli anni, e, alcuni di questi non possedevano nemmeno “i requisiti minimi strutturali, tecnici, organizzativi e impiantistici per l’esercizio dell’attività sanitaria in regime di ricovero per acuti per la branca di oncologia e altre”. Dunque, diagnosi probabilmente erronee e incomplete, protratte per anni, e, fondamentali per uno studio di questo tipo.

A questo punto  viene spontaneo domandarsi: perchè effettuare uno studio, ad una distanza così elevata di tempo, basandosi su dati quasi completamente insabbiati? Considerando l’impossibilità di utilizzarli a livello processuale, non è meglio, sensibilizzare, piuttosto, le coscienze sull’accaduto in un altro modo? Vigilare affinché la bonifica prosegua e venga eseguita nel migliore dei modi? Finanziare analisi sui livelli di inquinamento dei terreni vicini a quell’area e delle falde acquifere? E quanto può essere considerata una coincidenza quella di far cadere la presentazione di questo studio epidemiologico, così vicina alle prossime elezioni amministrative? È questo che dovrebbe ridare giustizia a Nicola Lovecchio e a tutti i fantasmi dell’Enichem?

Siamo davvero consapevoli che, tutta la cattiva gestione della vicenda, abbia coinvolto la stessa “fazione” politica? E, quanto era importante, al tempo del Contratto d’Area e quando la Sangalli è sorta, che quei terreni fossero sicuri, che anche gli operai di questo stabilimento fossero al sicuro?

Il Comune di Manfredonia ha venduto la propria integrità per 300mila euro, famiglie, forse stanche, hanno percepito 70mila euro per deceduto e 25mila euro per ammalato. L’Eni ha vinto con un piatto di gamberetti.

Dopo quarant’anni da quella vicenda, dopo quasi vent’anni dall’inizio di un processo la cui conclusione ha lasciato l’amaro in bocca ad un intero paese, forse anche chi quei soldi li ha percepiti, pensando ai propri cari morti, è con rammarico che si accinge a carpire quel poco di fortuna che la sfortuna gli ha lasciato: la possibilità di un futuro dove la giustizia non volle e non seppe trionfare.

Non si può vincere una causa contro il passato, e, in tempi duri come questi, la ricerca della verità deve prescindere dagli interessi economici, ma, non deve mai sperperare denaro pubblico. Per quanto ci sia necessità di far luce e portare giustizia, laddove nemmeno la magistratura è riuscita a farlo, forse sono le coscienze degli uomini, di noi cittadini di Manfredonia che, da questa storia, da quest’amara vicenda, dobbiamo saper trarre il giusto insegnamento e un monito per il futuro.

Il futuro di questa meravigliosa città sul mare, che può scegliere la direzione del proprio avvenire, ricordando che, un’industria di quelle dimensioni, l’ingannevole possibilità di lavoro fornita dai colossi industriali, non varrà mai la vita umana e, inevitabilmente, i soldi spesi successivamente per la bonifica di un territorio.

Il futuro deve essere orientato verso nuove possibilità e sfide ecosostenibili, che puntino, ad esempio, alla trasformazione dei prodotti ittici e agricoli, alla valorizzazione della riviera Sud, alla rivalutazione delle nostre zone umide (l’Oasi lago Salso è considerata la più importante zona umida dell’Italia meridionale) per incentivare il turismo ambientale.

Credo che il modo migliore di dare giustizia, una vera giustizia ai fantasmi dell’Enichem, sia non permettere mai più a nessuno di inquinare e distruggere il nostro mare e la nostra terra. Che la verità tanto, è sotto gli occhi di tutti, e tutti la conosciamo, chi c’era o chi, come me, non ancora esisteva.

A tutti, racconteremo la nostra storia per mantenere vivo il ricordo di chi ha lottato per salvarci tutti, di ciò che dobbiamo fare per regalare un futuro alla nostra città, per non dimenticare.

Flavia Palumbo

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  • Gentilissima Flavia,
    ho letto con piacere la tua nota: “Enichem…analisi della seconda generazione”. Un’analisi molto oculata, riferita a uno dei periodi più neri che il nostro territorio è stato costretto a vivere, grazie alla presenza del IV Centro petrolchimico a un tiro di schioppo dalla nostra cara Manfredonia che, per un ventennio, ha ammorbato l’aria, provocando danni irreversibili al territorio, causando, altresì decine di morti, ai quali non è stata ancora resta giustizia. Mi stupisce il fatto che il sindaco Riccardi voglia stanziare ben 130mila euro da impegnare per uno studio epidemiologico sulla ricerca di dati anagrafici e sanitari presenti sul territorio e, qualora detti dati fossero positivi, farà causa all’ENI.
    Perché non l’ha fatto prima, visto che ha accettato 300mila euro per chiudere la vertenza con la stessa ENI?. A parer mio sono soldi sprecati che possono essere impiegati per altri interventi, visto che detto studio è stato già realizzato e pubblicato dallo stesso Comune di Manfredonia nel 1999 di ber 627 pagine. Mi riferisco a: “Riscontri del Registro Tumori del Comune di Manfredonia, in collaborazione con l’Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico di “Casa Sollievo della Sofferenza”, a partire dal 1960 al 1994. Autori i proff. Cesare Maltoni, Anna Palazzini e Giorgio Lelli. Oggi si sta procedendo al disinquinamento di quella zona. Ancora soldi spesi inutilmente, visto che si è consentito l’insediamento di altre fabbriche ancor più inquinanti dellex Enichem, avendo permesso, fra l’altro, la costruzione della “Sangalli Vetro” su di un suolo inquinato. Flavia, la tua onestà intellettuale t’impone di continuare ad andare avanti. L’invito ti vien fatto da chi ha dedicato alla politica oltre quarant’anni senza aver ricoperto cariche di alcun genere e senza sporcarsi le mani. Ci sono molti altri problemi da risolvere riguardo la tutela dell’ambiente, non ultimo quello di evitare a qualunque costo la realizzazione di un altro ecomostro, l’Isosar, oggi Energas. A voi giovani, al vostro animo puro affidiamo le speranze di un futuro migliore, con l’esortazione di non dimenticare coloro che, prima di voi, anche se con molte difficoltà hanno contribuito a fare grande questa nostra bellacittà.
    “Ad majora”

    manfredone 22/02/2015 17:44 Rispondi
  • La politica economica per un possibile sviluppo di Manfredonia continua ad essere sbagliata. Manfredonia, nonostante i ripetuti tentativi di industrializzazione e gli effimeri successi iniziali con conseguente devastazione dell’ambiente, resta una zona con forte potenzialità turistica. Purtroppo questo non viene compreso né dai politici, non solo locali, né dai possibili imprenditori che volessero intervenire in questo settore. Abbiamo visto i disastri, sia dal punto di vista ambientale che socio-economico, che si sono verificati. Attendiamo solo il posizionamento delle piattaforme al largo del Gargano, in acque croate o montenegrine, e degli impianti di deposito del gas per compromettere in modo forse irreparabile il mare Adriatico ed il turismo, risorse, invece, da sfruttare e salvaguardare.

    OSS 117 22/02/2015 17:26 Rispondi
  • Gentilissima Flavia,
    il mio vivo apprezzamento per la oculata analisi che hai fatto sul problema ex Enichem e per gli incalcolabili danni che la stessa ha procurato in vent’anni di attività all’ambiente ai cittadini. Mi complimento perché sei una dei pochi cittadini della seconda generazione ad aver sentito la necessità di riproporre all’attenzione della pubblica opinione tali guasti,in particolare dei politici, questi ultimi principali artefici di un disastro ambientale di così vaste proporzioni. A parer mio penso non sia né utile e tantomeno opportuno il proposito del sindaco Riccardi impegnare 130 mila euro per uno studio già esistente, effettuato, guarda caso, dallo stesso Comune di Manfredonia, pubblicato nel 1999, in collaborazione con l’Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico della “Casa Sollievo della Sofferenza”:
    “Riscontri del Registro Tumori del Comune di Manfredonia – Mortalità per Tumori Maligni”, a cura dei proff. Cesare Maltoni, Anna Palazzini e Giorgio Lelli, studio riferito agli anni dal 1960 al 1994. La cosa più allucinante, poi, è stata l’attuazione del famigerato “Contratto d’Area” dove si è perseverato nell’errore, considerato che non si è provveduto preventivamente a bonificare le aree inquinate, consentendo, in particolare alla “Sangalli” di realizzare l’opificio su di un suolo non bonificato. Altro dispendio di denaro pubblico, l’azione di bonifica postuma su di un territorio già occupato da aziende più inquinanti dell’ex Enichem. Questo è stato il delitto più grave compiuto dalla classe politica che ha consentito tale scempio. Ora, quale potrebbe essere il suggerimento di chi ha vissuto in prima persona quei momenti drammatici se non quello di esortare voi giovani che siete il nostro futuro, di essere vigili affinché non si commettano più delitti contro il nostro territorio difendendo a denti stretti l’ambiente. Oggi il vostro, il nostro impegno è quello di evitare a tutti i costi l’insediamento di un altro mostro, l’Energas, visto che la politica ha dato forfait. Grazie ancora Flavia, non demordere. Ad majora.

    manfredone 22/02/2015 16:20 Rispondi
  • Gent.ma Sig.ra Carmen, io non rappresento alcun candidato delle “scorse primarie del PD”, né l’ho mai rappresentato. Sono la resp.della comunicazione di una lista civica chiamata Manfredonia che Funziona, con cui il PD non ha legami.Inoltre, l’importante questione Energas è più complessa di quel che lei crede. A causa di evoluzioni legislative volte all’agevolazione della burocrazia, non sono né la Regione né la Provincia o il Comune a decidere, ma lo Stato. In ogni caso, come dico anche nell’articolo, non dobbiamo permettere più a nessuno di inquinare il nostro mare e la nostra terra e mi auguro che che, qualora questo scenario Energas si palesasse concretamente , faremo tutti, a prescindere dal colore politico, tutto quanto è in nostro potere per evitarlo.

    Flavia Palumbo 22/02/2015 14:14 Rispondi
  • A mio parere si parla illogicamente, nel senso, che una causa di responsabilità penale si è avuta e abbiamo letto di come è stata chiusa… con un accordo e con la mancanza di responsabilità da parte dei vertici industriali nonchè medici…. ragion per cui non vedo come si possa agire contro il colosso, a distanza di 40 anni e con uno studio di parte…. penso che la prescrizione abbia fatto il suo corso e che non servirà a nulla sotto il profilo giuridico.
    Mentre importante, quello sì, è lo studio sui postumi che quel incidente ha provocato e continua a provocare sulla popolazione di Manfredonia. Ritengo che l’indagine epidemiologica vada fatta con rilevamenti costanti… in quanto di diceva all’epoca dell’incidente che quanto fuoriuscito sarebbe entrato nel circolo della catena alimentare per più di cento anni…. e magari, al fine di salvaguardare le future generazioni, mettere in atto accorgimenti atti a salvaguardarla.

    semprevigile 22/02/2015 10:50 Rispondi
  • Questo studio, è un modo per sperperare denaro pubblico, tanto come lei fa notare non si arriverà a capo di niente.

    tonino 01 51 22/02/2015 10:19 Rispondi
  • Lei dice:” che il modo migliore di dare giustizia, una vera giustizia ai fantasmi dell’Enichem, sia non permettere mai più a nessuno di inquinare e distruggere il nostro mare e la nostra terra.”
    Ebbene come mai non spendete una,dico una parola,sulla questione del deposito costiero della Energas?
    Parlare del passato è utile solo se si guarda al presente e nessuno delle istituzioni politiche,e neanche il candidato sindaco alle primarie da poco trascorse,che lei rappresenta,ha speso una parola su questa questione.
    Nessun politico che abbia avuto il coraggio di dire cosa ne pensa.
    Insomma solita sterile retorica, solita fuffa per sempliciotti

    Carmen 22/02/2015 9:51 Rispondi

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