Sabato 27 Aprile 2024

Docufilm sul Comandante Natale DE GRAZIA – ultima puntata del ciclo intitolato “NEL NOME DEL POPOLO ITALIANO”

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Giovedì 7 settembre, in prima TV assoluta in seconda serata su Rai1, con il docu-film “Natale De Grazia” che vede protagonista Lorenzo Richelmy, si chiude “Nel nome del popolo italiano”, ciclo di
4 docu-film da 60’, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Rai Cinema e Rai Com, che racconta le vicende di quattro eroi nazionali: il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi e, per l’appunto, il Capitano di Fregata Natale De Grazia, Ufficiale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera scomparso nel 1995 e insignito nel 2004 della medaglia d’oro al merito di Marina, riconosciutagli per il valore delle complesse investigazioni ambientali condotte con spiccato acume investigativo, nelle attività svolte in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria, nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.

Diretto da Wilma Labate, il docu-film indaga, attraverso lo sguardo dell’attore Lorenzo Richelmy, sulle vicende che hanno portato alla scomparsa del Comandante calabrese Natale De Grazia, deceduto nel tragitto che lo portava a La Spezia per le indagini che stava conducendo sul presunto affondamento di rifiuti tossico-radioattivi a bordo delle famigerate “carrette del mare.
Il racconto si snoda attraverso interviste a testimoni illustri come Nuccio Barillà, Responsabile Legambiente Calabria, Alessandro Bratti, Presidente della Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti (commissione ecomafie), Francesco Neri, all’epoca sostituto procuratore e pm di Reggio Calabria, Antonino Samiani, Comandante della Capitaneria di Porto di Messina fino al 2015 e Riccardo Bocca, autore del libro “Le navi della vergogna”.

Fondamentali per ricostruire un ritratto privato del Comandante De Grazia – come uomo, marito e padre – le lunghe chiacchierate di Lorenzo Richelmy con la vedova Anna Maria Vespia e i figli Giovanni e Roberto, suoi coetanei. “La vicenda mi riguardava, essendo la mia famiglia originaria di Locri. Non conoscevo bene la storia di De Grazia: mi sono appassionato, mi premeva il fatto che bisogna capire cosa rimane ai ragazzi della mia generazione – racconta l’attore – Negli ultimi anni, di mafia si parla nelle fiction, però secondo me non abbiamo ancora capito che tipo di
messaggio si vuole mandare con questo genere di prodotti: è importante allora mandare un messaggio mirato alla conservazione della memoria. Ciò che mi intimorisce, è che i ragazzi della mia
generazione vedono queste tematiche come lontane, come se non li riguardasse: è importante tenere il fuoco attivo”.

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