Venerdì 19 Aprile 2024

 Il Porto di Manfredonia torna a sperare 

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Ricordate la storia dei nastri trasportatori? Penso sia davvero impossibile dimenticare quella storiaccia, descritta come cimelio di un’Italia che funzionava male, più che altro per gli intrecci corruttivi che ne accompagnarono la realizzazione e che hanno gravato come un macigno sulla mancata crescita non solo di Manfredonia, ma della Capitanata, della Puglia e, in buona parte, del Mezzogiorno del Paese che si affaccia sul versante Adriatico, relegando, di fatto, la città sipontina in uno sviluppo inceppato. Credo serva a ben poco tornare a leggere ora quelle pagine buie, anche se la memoria conserva sempre e questo è un bene.Adesso da quella vicenda consegnata ormai in maniera amara e triste alla storia, potrebbe però nascere una nuova via di speranza per un rilancio serio della portualità di Manfredonia. In vero non credo servano molte parole per ribadire l’importanza strategica del porto di Manfredonia. È un dato scontato ed acclarato la sua centralità in quelle che sono le possibili dinamiche di sviluppo, da qualunque punto di vista si affronti il tema perché la “risorsa mare” ha un peso rilevantissimo nell’economia di un territorio come la Puglia. Ne parlava con dovizia di particolari già negli anni ’30 Raffaele Di Sabato, classe 1903, detto Raffaello, scrittore antifascista di convinta fede mazziniana che la città ricorda con una strada che porta oggi il suo nome. Ho riletto quel libro che è ancora di un’attualità disarmante che brucia. Orbene, dopo oltre un secolo contrassegnato da vicissitudini non sempre edificanti, è toccato all’ingegner Franco Favilla, imprenditore di peso, qualità e misura di caratura internazionale, riproporre il tema immaginando un progetto su quei nastri che, inutile nasconderlo, sono lì come una palla al piede del porto della Capitanata. Un progetto che, al di là degli aspetti tecnici che andranno opportunamente verificati e monitorati, riapre senza alcun dubbio nell’idea di Favilla la speranza su un’opportunità intorno alla quale si è parlato per decenni senza alcun risultato, senza alcuna prospettiva di vantaggio per le potenzialità inespresse di quegli impianti, senza star qui a dir nulla sulla forza lavoro che sprigionerebbe. Una buona notizia quindi, soprattutto adesso che l’Area di Sviluppo Industriale, la cui guida è affidata ad un presidente dal tratto gestionale parecchio ponderato, prova a riaprire la questione. Agostino De Paolis è un uomo prudente che ha il merito di guardare le cose come sono senza perdere mai di vista l’orizzonte di un territorio che conosce molto bene. Torna così d’attualità, ed era ora, un problema delicatissimo ed importantissimo, direi vitale per l’economia dell’intera provincia e non solo. Diciamo la verità senza veli superflui: mantenere sino ad oggi quel porto in quelle condizioni ha fatto il gioco di altre marinerie pugliesi e dell’intero corridoio Adriatico, realizzando una sorta di convention ad excludendum in cui la politica ha ciurlato nel manico, dalla destra alla sinistra. Se Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, ha rilanciato, com’è di tutta evidenza nella sua azione, la struttura portuale, significa che si può invertire la rotta. La sensazione del grande giurista barese ha immediatamente spinto Confindustria a capire bene quel progetto, intorno al quale si muovono altre direttrici di sviluppo, a cominciare dalle opportunità che le zone Zes presentano al territorio come in un piatto d’argento e che non possono non essere colte. È giunto dunque il momento di alzare l’attenzione migliore su questo punto che è cruciale nelle azioni di sistema da porre in essere, come Giancarlo Dimauro si è spinto a dire senza mezzi termini dopo aver valutato il progetto nei minimi particolari. L’ASI a breve concederà al Gruppo Seasif, sia pure in via provvisoria, alcune delle aree che sono indicate nella richiesta insediativa. Si tratta di aree che il Gruppo ha pensato di individuare per gli insediamenti industriali per la pre-lavorazione della bentonite e dei polimetalli che, va detto, non sono né terre rare ne noduli polimetallici! Contestualmente e conseguentemente alla presa in consegna dalla TME, l’ASI potrebbe concedere al Gruppo, sempre con carattere di provvisorietà, anche l’impianto dei nastri trasportatori. Tutto questo per consentire alla Seasif ed alle società partecipate di progettare ma anche di programmare gli interventi che sono proposti nel progetto, procedendo ad individuare i criteri cardine delle convenzioni concomitanti ai provvedimenti concessori definitivi che si andrebbero a sottoscrivere. Come dire, avviamo in maniera seria, concreta il processo di sviluppo industriale dell’area portuale affinché questa possa trainare tutta la Capitanata, dal porto, alle linee ferrate, all’aeroporto. Se questo sarà l’inizio di una nuova storia lo diranno i fatti ed è bene che la politica si interroghi seriamente e una volta per tutte sulle mancate riposte che il Porto della Capitanata attende. Ne vale lo sviluppo di tutta una terra che ha bisogno di ritrovare se stessa, a cominciare dal suo mare. Il grande Neruda scrive: “Sono venuto qui a contare le campane che vivono nel mare, che suonano nel mare, dentro il mare. Per questo vivo qui”.

di Micky dè Finis

 

Articolo presente in:
News · Venti ed Eventi

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