Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Milite Ignoto cittadino onorario di Manfredonia: il Fante senza nome è idealmente uno dei soldati manfredoniani”

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CENTO ANNI fa veniva deposto solennemente nell’Altare della Patria a Roma, il Milite Ignoto, le spoglie di un soldato italiano caduto durante il primo conflitto mondiale reso irriconoscibile dalle ferite riportate e dunque senza nome. La sepoltura della salma del Milite Ignoto presso il Vittoriale di Roma venne disposta per legge votata alla unanimità e senza alcun dibattito, dal Parlamento italiano il 4 agosto 1921, nell’intento di onorare il sacrificio dei soldati immolatisi per la Patria.

LA TUMULAZIONE del Soldato Ignoto è avvenuta il 4 novembre 1921, nel sacello del Vittoriale sovrastato dalla statua della Dea Roma, alla presenza di tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, del Re e le bandiere di tutti i reggimenti, il feretro sorretto da un gruppo di decorati di medaglia d’oro.

IL MILITE IGNOTO che riposa nel Vittoriale, è stato scelto tra le undici salme provenienti ognuna da zone nelle quali la guerra è stata più violenta e sanguinosa. Una speciale commissione composta da decorati di medaglia d’oro al valore militare, ufficiali, sottufficiali, graduati e militari di truppa, individuò i resti di undici soldati non identificati provenienti dai vari campi di battaglia della Grande guerra e composti in altrettante bare tutte uguali, raccolte, secondo le istruzioni del Ministero, nella basilica di Aquileia. Tra queste una sola sarebbe andata a Roma per essere sepolta nel sacello dell’Altare della Patria.

IL COMPITO della scelta della bara venne affidato a Maria Maddalena Blasizza di Gradisca di Isonzo, madre di Antonio Bergamas, maestro comunale arruolatosi come ufficiale nell’esercito italiano, caduto in combattimento nel 1916 e dichiarato ufficialmente disperso quando un violento tiro di artiglieria sconvolse l’area ove si trovava il militare. La penosa scelta della salma che avrebbe rappresentato tutti i caduti in guerra e costituito il simbolo di un intero popolo, si svolse alla presenza delle autorità militari, civili e religiose, dei familiari dei soldati scomparsi tragicamente. Le altre salme sepolte solennemente nel cimitero della basilica di Aquilea.

IL TRASFERIMENTO nella capitale d’Italia della salma del Milite Ignoto avvenne su un treno speciale. Oltre al carro con il feretro, seguivano quindici carri per raccogliere le corone e i fiori offerti durante il tragitto, che si è snodato tra ali di folle di cittadini commossi, rappresentanze delle forze armate per il saluto militare e le benedizioni da parte di prelati.

A UN SECOLO di distanza da quel doveroso e partecipe sentimento di riconoscenza verso il Milite Ignoto, arriva un nuovo significativo riconoscimento: il conferimento della cittadinanza onoraria a chi per definizione ignoto, diventa visibile come cittadino d’Italia a conferma della gratitudine di tutta la collettività per quell’estremo sacrificio che ha contribuito a creare l’identità nazionale. La proposta è dell’ANCI, accolta con vivo entusiasmo dai comuni italiani, tra cui quello di Manfredonia.

«ADERENDO a tale proposta la Commissione Straordinaria – ha annunciato la Commissaria Francesca Crea – con deliberazione n. 59 del 13 0ttobre 2021, ha conferito la Cittadinanza Onoraria alla figura simbolica di quel soldato sconosciuto i cui resti mortali, esattamente da un secolo, si conservano a Roma nel sacello dell’Altare della Patria». Manfredonia ha dedicato al Milite Ignoto una lapide incastonata sulla parte del municipio. «Concedere la cittadinanza onoraria a una figura simbolica come quella del Milite Ignoto – ha affermato la Commissione Straordinaria – è un omaggio al sacrificio di tante vite italiane perdute nei conflitti armati. Per la nostra Comunità, il Fante senza nome è idealmente uno dei soldati manfredoniani che hanno sacrificato la loro giovane vita per la patria; è il simbolo che, insieme al Tricolore e all’Inno di Mameli, è fortemente legato ai valori democratici dell’intera comunità nazionale e che appartiene alla nostra storia».

Michele Apollonio

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