Sabato 27 Aprile 2024

Siponto, ovvero alla ricerca della città sepolta

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«L’ANFITEATRO di Siponto non solo c’è ma è anche ben conservato». Le parole dell’archeologo Giuliano Volpe danno la misura del lavoro svolto nell’area archeologica di Siponto e delle attese che si parano all’orizzonte per la valorizzazione di un’area che racchiude in sé memorie di oltre un paio di millenni. La campagna di scavo 2022 appena conclusa ha offerto spunti significativi per le prospettive del sito che conserva stratificazioni che vanno dall’età romana a quella medievale in una successione continua che non ha lasciato intervalli. «Una campagna importante – afferma Volpe – in quanto le tre aree in cui abbiamo concentrato le ricerche: porto, centro e anfiteatro, hanno confermato la validità delle ipotesi di studio realizzate anche con i sopporti della geofisica».

LE ACCORTE attività di scavo effettuate da una sessantina di studenti delle Università di Bari e di Foggia per la guida degli archeologi Mariuaccia Turchiano e Roberto Goffredo, oltre Volpe, hanno consentito di riportare alla luce manufatti di grande valore archeologico: capaci magazzini nei pressi del porto; una domus sontuosa con pozzo al centro; l’anfiteatro nella periferia nord, oltre la casa cantoniera. Ritrovamenti di straordinaria importanza, ciascuno con riferimenti illuminanti sulla consistenza della città e sulle modalità di vita che si praticavano.

PARTICOLARE attenzione è stata riservata all’anfiteatro per la sua specifica funzione e per essere l’impianto più lontano nel tempo, datato al V-VI secolo a.C. «Abbiamo effettuato due approfondimenti per verificare lo stato di conservazione de monumento romano» rivela Volpe. «I risultati sono stati positivi: nei due tratti di muro periferico indagato per una decina di metri per tre di altezza, uno è risultato abbastanza conservato, l’altro molto ben conservato. Si tratta di una bella muratura in opera reticolata che ci consente di confermare la datazione all’età Augustea, all’inizio dell’impero». Un anfiteatro di medie dimensioni: 80 per 70 circa che poteva ospitare ottomila spettatori che arrivavano anche da fuori. «Il che ci suggerisce – annota Volpe – l’ipotesi di una popolazione di Siponto intorno alle diecimila persone».

LE INDAGINI sono arrivate alle prime gradinate della càvea sopraelevata: la parte bassa della struttura di forma ovale e ipogeica come il Colosseo e l’anfiteatro di Capua. L’anfiteatro rimase in attività fino all’affermarsi del cristianesimo che di fatto mise al bando i giochi gladiatori e di conseguenza quella particolare ideazione dei romani, come del resto tutti gli altri anfiteatri, perse la sua funzione. «Divenne – chiarisce Volpe – una cava di materiali per il riuso, in parte smantellato, in parte utilizzato come cimitero. Sono state ritrovate una decina di sepolture. La città medievale si sviluppò sopra e intorno all’anfiteatro romano».

NON è da escludere che una volta recuperato l’anfiteatro possa essere riutilizzato come luogo pubblico, ipotizza Volpe che rinvia alle prossime campagne di scavo, magari più poderose da un punto di vista dei tempi di lavoro e delle risorse disponibili, l’approfondimento della consistenza. La città sepolta comincia a riemergere e a consolidare le prospettive di una straordinaria realtà archeologica.

  Michele Apollonio

 

 

 

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