Sabato 27 Aprile 2024

SE MANFREDONIA NON RIPARTE 

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Per quanto timidi alcuni segnali di ripresa sembrano riaffacciarsi, sia pure in maniera graduale, nella Capitanata rinvigorendo la grande voglia di riscatto e di crescita che spinge il desiderio delle sue comunità. La mia più che una sensazione è una valutazione che ricavo dal lavoro che i presìdi istituzionali sono riusciti a mettere in campo nel tentativo di riaprire il ventaglio delle tante opportunità utili per ristabilire una serena convivenza sociale con riflessi di agibilità anche negli enti che sono chiamati a governare un territorio complesso e pieno di problemi parecchio seri, come purtroppo la cronaca ogni giorno ci ha raccontato in questi anni. Al Prefetto Valiante, al Procuratore della Repubblica Vaccaro, al questore Rossi, va dato atto di un impegno senza sosta sul versante del ripristino della legalità contro ogni forma di malaffare, senza sottovalutare minimamente il ruolo immane delle forze dell’ordine schierate con il validissimo apporto di uomini come il comandante dei carabinieri, il colonnello Miulli e della Guardia di Finanza, il colonnello Ricci. Insomma, la Squadra Stato funziona come non mai, nonostante alcune spinte maliarde di delegittimazione deplorevoli continuino a picconare il suo impegno lodevole. Ma i fatti mostrano la realtà. Dunque, da uno sguardo attento e scevro da pregiudizi la provincia di Foggia sembra pronta a voler recuperare la sua matrice identitaria della prosperità di un tempo, una necessità ineludibile come sostiene il nuovo presidente della Provincia, Giuseppe Nobiletti, amministratore rigoroso ed austero. A cominciare da Foggia dove la Commissione guidata dal prefetto Vincenzo Cardellicchio, uomo di grande competenza, ha avviato un nuovo percorso di inclusione sociale, un rapporto nuovo con la città, circostanze non da poco perché il quadro era da brividi, viste le nefandezze consumate sotto il sole da un governo cittadino di scarse virtù morali, cancellato con un colpo di scure  dal Viminale con un marchio infamante. A Lucera un bravo e giovane sindaco, Giuseppe Pitta, è riuscito a recuperare molti fondi per restituire alla città lo splendore dei suoi anni migliori. È un uomo tenace l’avvocato Pitta, che mi sembra profondere tutte le sue energie per la gloriosa Lucera, che oggi è un cantiere a cielo aperto. Ma anche a San Severo, grazie all’esperienza e alla costanza del suo sindaco, Francesco Miglio, il clima della rinascita ha preso a respirare nuovamente ed è palmare non solo sul piano economico ma anche per l’intelligente azione di rigenerazione urbana presa di petto con decisione in un paese di confine che è importantissimo per tutta la Capitanata. Non da meno Cerignola, comune che aveva bisogno di girare pagina, dove le cose vanno come tutti vedono. Francesco Bonito, già magistrato di rango, mostra di saper guidare questo riscatto. La sua giunta è un chiaro e limpido esempio di lavoro collegiale e di coesione che ha saputo restituire al tessuto collettivo di Cerignola fiducia e speranza. Resta da capire come Manfredonia vorrà inserirsi in questo nuovo virtuosismo sperimentale di cui gli uomini e le donne della politica dovrebbero assumere la responsabilità e rendersi artefici. Certo, la condizione finanziaria che il sindaco Gianni Rotice ha ereditato dalle passate gestioni è una palla al piede che rende oltremodo difficile, bisogna dirlo, una ripresa che appare complicata anche per l’incidenza di altri fattori vischiosi non del tutto venuti in superficie. Insomma, Gianni Rotice è un sindaco che ha indubbiamente un compito molto delicato, perché Manfredonia si porta dietro problemi antichi che pesano e che sembrano condizionare la sua azione di governo. Su tutti la questione del porto alti fondali, risolta la quale si sbloccherebbe tutta l’economia dell’area sipontina e della Capitanata. Ma c’è anche il tema delle Zes, le zone economiche speciali, l’utilizzo dell’area retroportuale, la vicenda del turismo, i problemi del settore della pesca, della sicurezza in città. Ma rimane anche da chiarire, almeno a mio modesto modo di leggere le cose, il tipo di rapporto che l’amministrazione da lui retta intende stabilire con la città che appare ancora stordita da un passato ingombrante che ancora non lascia percepire quel cambio di passo che si attendeva. La polemica è costante, la rimozione forzata e mai spiegata di alcuni assessori affaccia dubbi e sospetti, mentre alcune scelte dirompenti più di facciata che di sostanza hanno finito con il trasformare Palazzo San Domenico in una specie di Louvre con troppi personaggi in cerca d’autore in un clima ancora limaccioso, pieno di vecchi e nuovi veleni a dir poco molto imbarazzante. E così Manfredonia, spiace dirlo, si rivela come un pezzo di territorio svitato da quel momento magico che anche i cittadini aspettavano.  Il tempo è trascorso e gli alibi del passato non possono lasciar spazio a letture pure legittime, ma che costituiscono scorciatoie che non portano a nulla. L’impasse che si registra in questa città, lo sanno tutti, finisce con il gravare sull’intero territorio provinciale perché tutte le analisi socio-economiche condotte sul tema, cito tra tutte l’ultimo studio del professor Federico Pirro, una lucidissima fotografia dello stato dell’arte, certificano che se non riparte Manfredonia rischia di non ripartire tutta la Capitanata. Credo in definitiva che il vero tema che la Città di Re Manfredi deve risolvere stia tutto nella sua capacità di ritrovare la sua vera forza vitale per tornare ad essere parte integrante, viva e palpitante della grande Daunia.

di Micky dè Finis

Articolo presente in:
News · Venti ed Eventi

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