Domenica 28 Aprile 2024

In ricordo di Franco Mancini

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Una patch ed una frase. Sono queste, oltre al marchio Live Onlus, le due novità che hanno caratterizzato le maglie che il Foggia ha indossato a Castel Rigone. Ieri il Foggia ha ricordato Franco Mancini a 2 anni dalla sua scomparsa avvenuta il 30 marzo del 2012, con una maglia da collezione. Le maglie, bianche, con una farfalla stilizzata sul lato destro del petto, con la scritta ‘Mancio sempre nel cuore’ scelta dagli stessi tifosi del Foggia. La farfalla come simbolo è stata scelta da Chiara Carpano-Mancini, moglie del campione rossonero. Le maglie, come già annunciato, verranno messe all’asta su ebay, dopo la gara contro il Castel Rigone, attraverso l’associazione benefica Live Onlus ed il ricavato servirà ad acquistare defibrillatori e a finanziare associazioni di volontariato locali.  84867_p18jt4ro5pupo14v1aid11cunhr5_0

Questo invece un breve ricordo della carriera del grande uomo e calciatore Franco Mancini

Quarantacinque anni fa, il 10 ottobre del 1968, a Matera nasceva Francesco Mancini, il “prototipo” del portiere di Zeman. Calciatore di indiscussa professionalità, in Serie A ci era arrivato grazie alla gavetta, e soprattutto grazie alla fiducia sempre riposta in lui dal Boemo. Dopo aver giocato in Quarta Serie con la squadra della sua città natale, il Matera, era stato a Bisceglie e poi a Foggia, dove in verità non aveva iniziato subito da titolare il suo corso: era infatti la riserva di Genovese nella gerarchia tracciata dell’allora tecnico Caramanno. Poi arrivò Zeman e diede più spazio al portiere materano, il quale si segnalò per le sue qualità tecniche essendo un ottimo giocatore anche con i piedi: precursore del “portiere moderno”, si veniva a trovare addirittura come ultimo difensore in caso di mancato fuorigioco, e questa sua tendenza a giocare anche fuori dell’area di rigore gli valse il soprannome del “René Higuita di Matera”. Un giornalista Rai inoltre definì Mancini il “Batterista funambolo” data la sua forza esplosiva tra i pali e la passione per la batteria e per la musica reggae.

Rispetto a molti suoi compagni di squadra Mancini ha avuto forse meno di quanto meritava: i vari Baiano, Signori, Padalino e Di Biagio, per esempio, sono arrivati in Nazionale, invece dopo quattro stagioni di fila come titolare in Serie A, per l’estremo lucano si sono aperte altre strade, che l’hanno portato a Roma nella Lazio, al Bari, al Napoli, e poi nelle serie minori con Pisa, Samb, Teramo, Salernitana, Martina e Trani. Però anche dopo la carriera calcistica non ha interrotto il feeling con Zeman, che dopo l’esperienza di Mancini nello staff del Manfredonia lo ha voluto come preparatore dei portieri prima a Foggia e poi a Pescara, ma quella abruzzese è stata l’ultima esperienza in quel campo di Mancini, poiché in quel brutto pomeriggio del 30 marzo la sua vita è stata interrotta bruscamente da un infarto: niente da fare per lui e fortissimi rimpianti in tutti gli ambienti dove era stato, come calciatore e anche come componente dello staff tecnico. Riposa a Manfredonia, dove viveva con moglie e figli.

Il portiere-libero di Zeman è destinato a essere ricordato ancora a lungo, in particolare a Matera e a Foggia, due città dove proprio a Francesco Mancini è stato intitolato un settore dei rispettivi stadi di calcio: a Foggia è la Curva Nord che porta il nome di Mancini, a Matera è invece la gradinata.

Ciao Franco

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