Domenica 28 Aprile 2024

Il 2023 se ne va tra disillusioni e amarezze

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Un altro anno sprecato per l’insipienza dei suoi governanti

 

Anche questo 2023 se ne va quatto quatto, senza lodi e con tante amarezze. Le delusioni sui vari fronti fondamentali del panorama vitale di una città, vale a dire economia, lavoro, socialità, politica, amministrazione pubblica, sono talmente ricorrenti che non fanno più testo. Notizia, come si dice in gergo giornalistico. Neanche la caduta di una civica amministrazione a meno di due anni dal suo insediamento, scuote più di tanto. Ed è forse il dato più preoccupante per una città che ha avuto ruoli anche straordinari, da protagonista indomita, nel corso della sua non lontana storia cittadina.

Quel che traspare da qualche tempo, è una piatta, quasi rinunciataria reattività nei confronti di eventi oggettivamente rilevanti, vitali. Una palese incapacità o addirittura abdicazione alla naturale forza rigenerante di accogliere quel forte, accorato invito-esortazione «Manfredonia ri-alzati» lanciato in Piazza Papa Giovanni XXIII, qualche anno fa, dal da poco arrivato arcivescovo padre Franco Moscone. I pochi e timidi esempi di attività che si discostano da tale impasse pernicioso, non lasciano grandi spazi di riflessioni che portano lontano.

Non si può non riconoscere che la città, i cittadini, hanno subito delle batoste fuori dall’ordinario, arrivate quando si pensava di guadare il mare tempestoso e approdare su una sponda sicura, pensosa delle sorti della città e della sua gente, capace di introdurre quei correttivi che pure erano indicati. L’anelito a voltare pagina o addirittura cambiare registro è stato probabilmente troppo forte tanto da far perdere la bussola dell’orientamento. La storia di quest’anno 2023 salutato al suo ingresso come quello della grande svolta, si è dipanata con sempre maggiori e profonde distorsioni che non hanno risparmiato delusioni e sofferenze.

Dato indicativo sintetico è la continua contrazione della popolazione che ha toccato quota 54mila (era salita a 60mila unità) che risulterebbe anche inferiore se si considerano i manfredoniani che, pur iscritti all’anagrafe locale, sono fuori sede per motivi essenzialmente di lavoro. Il che significa disoccupazione, meno spesa complessiva, più interventi sociali, maggiori impegno degli enti pubblici. Insomma, un impoverimento complessivo tanto più inqualificabile in quanto determinato all’ombra di un porto industriale, di due aree attrezzate industriali, di un golfo pescoso, di assetti di servizi ausiliari, di un litorale balneabile, di strutture culturali diffuse, per non parlare, fattori niente affatto secondari, anzi, del clima, della posizione geografica. Tanto e di più da giustificare un territorio in prosperità anziché al limite minimo di sostentamento.

Un territorio trascurato da chi avrebbe dovuto tutelarlo, svilupparlo, valorizzarlo, quella classe dirigente che ha dato (le eccezioni non fanno testo) pessima prova di sé, responsabile della situazione anacronistica in cui si dibatte Manfredonia alla ricerca, ancora una volta di cittadini onesti, capaci, responsabili vogliosi di occuparsi seriamente della Città. La scommessa del nuovo anno sarà questa.

Michele Apollonio

 

 

 

 

 

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Commenti

  • Ci si dimentica spesso, o sempre, che ciascuna città si sceglie autonomamente (o quasi) i propri Amministratori. Oppure come si dice, in altro modo, che ogni città ha gli amministratori che si merita. Noi del Sud ci escludiamo da ogni responsabilità ricordando, prima di tutto a noi stessi, che “il pesce puzza dalla testa”. Si, ma se il pesce rimane in mare, non puzza! E’ quando lo si esce dal suo ambiente e lo si vuole mettere dove non dovrebbe stare che, poi, incomincia a puzzare.

    ilproletario 31/12/2023 23:42 Rispondi

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