Sabato 27 Aprile 2024

Buoni e cattivi: il caso degli ammanchi all'ufficio anagrafe

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Non accenna a sopirsi la polemica sui fatti occorsi all’ufficio anagrafe comunale per i quali la Magistratura ha ordinato misure cautelari per tre impiegati in quell’ufficio. L’attenzione è focalizzata sul come e perché sia potuto avvenire metodicamente e per un tempo abbastanza lungo, che tre operatori comunali abbiano, secondo l’accusa, distratto  indisturbati dalle casse comunali le rimesse riguardanti la riscossione dei diritti fissi e di segreteria versati dai cittadini richiedenti la carte d’identità o il suo rinnovo. La sorpresa non priva di preoccupazione della gente, è quella di aver appreso che a mettere in moto il meccanismo che ha portato alla scoperta di quell’anomalia nel normale funzionamento di talune operazioni di quell’ufficio, è stato un altro dipendente comunale che evidentemente mal sopportava quel tipo di comportamento. Più che un atto di coraggio, un gesto di civile senso del dovere, una dimostrazione di quella legalità non proclamata ma applicata nell’anonimato di un lavoro quotidiano, l’attestazione concreta del rispetto che si deve verso l’Amministrazione per la quale lavora e dunque verso i cittadini e, perché no?, verso se stesso e il lavoro al quale era preposto. Insomma un uomo, un impiegato comunale come la stragrande maggioranza se non tutti, assurto a notorietà suo malgrado per un gesto di ordinaria normalità e per questo fatto oggetto, ha denunciato egli stesso, di scherno e di minacce da parte degli indagati interessati. Un comportamento che se è spiegabile con lo stato d’animo in cui si trovano, non giova a supportare la loro dichiarata estraneità ai fatti addebitati. Un esempio dell’eterna contrapposizione tra buoni e cattivi.

Naturalmente è da ritenere che quanto successo nell’ufficio anagrafe, tutto naturalmente da verificare, sia un caso isolato. Ma i retropensieri in questi casi affiorano a catena. E la gran parte riguardano la burocrazia comunale che ha evidenziato una grave defaillance. Il vero inghippo, a ben guardare la vicenda, sta proprio nelle falle apertesi nella burocrazia comunale che ha lasciato dei vuoti entro i quali si sono andati sviluppando atteggiamenti distorti. E’ infatti lecito supporre che se avessero funzionato più che i controlli, gli ordinari meccanismi previsti dalla prassi amministrativa, molto probabilmente chi ha agito in difformità del suo ufficio non avrebbe neanche pensato di poter deviare, ammesso e non concesso risultassero a verità le accuse che sono state mosse.

E’ pur vero che vigeva un rapporto fiduciario che purtroppo non è a prova di tenuta, come pare dimostrare questo caso sviluppatosi nell’arco di qualche anno, ma va verificato almeno di quando in quando. Il cerino è passato nelle mani dell’amministrazione comunale che ha adottato come provvedimento immediato, il trasferimento ad altro settore del dirigente cui faceva capo quell’ufficio che non è stato per nulla coinvolto nel’inchiesta degli inquirenti. Una iniziativa, essenzialmente dimostrativa, che se  rassicura per l’avvenire, non cancella le ombre sul passato. Per tanti versi, anzi, è come ammettere se non proprie le colpe quanto meno responsabilità oggettive. Gli spostamenti di dirigenti sono stati peraltro diversi. Dopo il giro di valzer degli assessori, ora c’è anche quello dei dirigenti. Non si può certo negare che sia una amministrazione comunale in movimento.

Amministrazione comunale,  vittima e allo stesso tempo arbitro dal punto di vista amministrativo (quello giudiziario lo svolge la Magistratura), che, in attesa degli esiti dell’attività giudiziaria, ha il compito di far sentire più concretamente la propria presenza e il proprio peso equilibratore per evitare che si faccia di ogni erba un fascio a conferma di quell’attitudine alla pratica della legalità attiva che deve essere imperativo non solo morale di tutti.

Michele Apollonio

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Commenti

  • Se sono stati capaci di sottrarre soldi all’amministrazione è perché nessuno ha fatto il suo dovere, dagli impiegati al diregente ( il quale è stato solo spostato).
    Ma mi chiedo perché si risale sempre a chi ha denunciato? Mettendo in difficoltà chi è un esempio per la nostra società. la questione non e chi ha denunciato, ma chi ha rubato.
    Fra un po metteranno anche il nome……..

    anto77 05/04/2014 11:31 Rispondi
  • il pesce puzza dalla testa! O meglio, i PESCI, di diverse misure e stazze, puzzano sempre dalla testa !!!

    semprevigile 04/04/2014 18:02 Rispondi
  • Complimenti a Michele Appolonio per l’ottimo articolo se vai sul sito di un vostro collega in data 03/04/2014 ci sono dei particolari interessantissimi e veritieri che a mio parere non fanno onore al comune di manfredonia. Se vuoi Michele puoi contattarmi tramite email e sono disposto a fornirti tutte le informazioni a disposizione per fare luce e chiarezza maggiore su tale vicenda. Resto a disposizione se sei interessato

    M. D. G./ A. G. 04/04/2014 17:31 Rispondi
  • I proverbi non sbagliano mai: il pesce puzza dalla testa!

    Cittadino 04/04/2014 15:39 Rispondi
  • Un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, in caso di ‘notitia criminis’, ha l’obbligo di segnalare questo all’Autorità Giudiziaria. Sarà compito di quest’ultima attuare gli accertamenti del caso ed eventuali provvedimenti in merito . Quindi colpevolizzare chi ha rilevato anomalie nell’ Ufficio Anagrafe del Comune è fuori luogo e pericoloso in uno Stato di diritto.

    tiger 04/04/2014 14:36 Rispondi
    • Condivido appieno! C’è l’obbligo di segnalazione per un pubblico ufficiale, quale evidentemente era l’altro impiegato del comune nello svolgimento delle sue mansioni, durante le quali ha appreso del presunto reato.

      blu 04/04/2014 20:26 Rispondi

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